Verzegnis e le sue donne indemoniate

Siamo nel 1878 e nella piccola frazione di Chiaicis la vita scorreva tranquilla, fino a quando una serie di sinistri episodi non la turbarono profondamente. Il giovane Stato italiano, in cattivi rapporti con la Chiesa cattolica e in rapporti anche più tesi con l’Austria-Ungheria, si sentiva un po’ come una cittadella assediata, sospettosa e timorosa di complotti orditi ai suoi danni. Si racconta che in quegli anni una ragazza del posto dal nome Margherita Vidusson cominciò a manifestare sintomi alquanto degni di nota, caratterizzati da comportamenti blasfemi, violenti, incomprensibili fatti di urla, imprecazioni, movimenti convulsi. Che cosa stava accadendo?

La piccola comunità sofferente anche del forte fattore isolamento ne fu subito sconvolta.
Il fenomeno si allargò velocemente tra le donne. Prima due, poi tre. Fino ad arrivare a 24 donne e addirittura un carabiniere dei tanti fatti accorrere quando la cosa sembrò sfuggire di mano. Sette ragazze, tutte tra i 15 ed i 20 anni, furono le prime vittime: interamente prive di sensi, le ammalate cadono a terra con la bocca stravolta, gridano, urlano, si agitano come forsennate. Si mobilitarono anche altri religiosi accorsi dai paesi confinanti, che non poterono altro se non confermare gli avvenimenti. In alcuni casi i sintomi aumentarono proprio in presenza dei religiosi e ci fu chi, come la madre di una delle povere ragazze, annotò con minuzia gli accadimenti: dalle 5 di mattina alle 3 del pomeriggio. Poi, dopo un’ora esatta di pausa, per un altro quarto d’ora, e quindi per altre due ore, dalle 6 alle 7 e dalle 9 alle 10; sopraggiungeva poi una sorta di riposo notturno non sempre ininterrotto. Nelle poche pause da queste manifestazioni le donne tornavano quasi ad una sorta di normalità e nonostante non uscissero di casa vi furono anche casi di chiaroveggenza con informazioni su chi avrebbe detto messa il giorno dopo.

Tutti i tentativi di tracciare il segno della croce sulle loro fronti fu vano e fu allora che la curia di Udine autorizzo le cerimonie di esorcismo. Questa decisione portò fuori dalle abitazioni il fenomeno ed il 25 novembre 1878 fu organizzata una Messa nella chiesa di S. Rocco per far cessare questa diabolica epidemia. Il fenomeno fu così allarmante che si sentirono in obbligo di avvertire le autorità civili. Iniziò così questo scontro titanico tra le istituzioni (con i medici che premevano per il ricovero) e la Chiesa, con i prelati che urlavano al demonio e si affidavano a Dio. Si rincorsero le tesi più disparate sulle responsabilità: da un gesuita che era passato da quelle parti l’anno prima ad un parroco che era ormai andato via da una decina di anni.

Alla fine, la diagnosi dei medici è di istero-demonopatia, la classica formula che pretende di spiegare tutto ma che in realtà non sa dare una risposta scientifica a ciò che si sta osservando. Le ragazze indemoniate di Verzegni sparirono nel nulla così come gli strani fenomeni, ancora oggi non si sa dare una riposta a ciò è accaduto, la cosa certa è che questa storia ha lasciato un segno in questa piccola cittadina del nord Italia.

Claudia Ruiz