Venezuela, la storia silenziosa di un paese sull’orlo del baratro

Cibo insufficiente, energia razionata, farmaci non disponibili, proteste ogni giorno: ecco la quotidianità in Venezuela da qualche, ormai troppo, tempo. La sconfitta alle elezioni parlamentari del dicembre 2015 ha messo in grave difficoltà la leadership di Nicolas Maduro, che non sembra più in grado di tenere le redini di un Paese sconvolto da una crisi agricola, industriale ed economica, dovuta principalmente all’abbassamento del prezzo del petrolio, che ha scosso in maniera significativa l’assetto economico, fondato interamente sull’esportazione dell’oro nero. I tentativi di recuperare un Paese sull’orlo del baratro da parte del governo sono risultati inutili e al limite dell’assurdo. In alcuni casi, infatti, si è arrivati addirittura a negare l’esistenza dei problemi.

Imprese e aziende assaltate e svuotate di macchinari e materiale, supermercati arrembati dalla folla e saccheggiati, il tutto in un clima da polizia militare che non aiuta il clima sociale. La fame, quella vera, comincia a farsi sentire a tutti i livelli della società: il Venezuela non è più in grado di produrre cibo a sufficienza per la propria popolazione e la crisi economica impedisce un aumento dei volumi di importazioni tale da poter garantire i beni di prima necessità. Acqua, pane e zucchero oggi sono beni di lusso, per costo e reperibilità. Per chi protesta c’è il carcere e per il resto della popolazione solo code lunghissime che possono richiedere anche interi giorni di attesa. È questo l’unico modo per alimentarsi. Chi non può comprare al mercato nero, infatti, patisce le conseguenze di una grave carestia.

A mancare non è solo il cibo o i beni di prima necessità, ma anche i farmaci. A renderlo noto è l’ultimo rapporto di Human Rights Watch: “Crisi umanitaria in Venezuela”, che rivela una situazione critica: dal 2013 ad oggi, il tasso di mortalità infantile è aumentato del 45%; anche la mortalità delle donne in gravidanza è cresciuta del 79% rispetto al 2009; infine, il 76% delle strutture ospedaliere ha terminato le riserve di farmaci, costringendo i pazienti a portare da casa il necessario. Tutto ciò ha fatto ricomparire malattie infettive tenute sotto controllo per anni, che hanno generato delle vere e proprie epidemie: difterite, malaria, zika, HIV sono solo alcune delle patologie a rischio contagio che potrebbero essere fatali per 4 milioni di persone. Particolarmente vulnerabili sono soprattutto le comunità indigene, lasciate sole a far fronte a ondate di epidemie e che rischiano di porre fine alla loro esistenza.

Il Venezuela sta collassando: anni di decisioni scellerate, corruzione e scarsa democrazia stanno presentando il conto in un Paese che, in pace, sta vivendo uno stato di guerra che peggiora di giorno in giorno. Le tragiche condizioni in cui versa la popolazione vengono quotidianamente rese note soprattutto dalle diverse organizzazioni umanitarie che operano sul territorio, le quali non perdono occasione per sollecitare un intervento della comunità internazionale e  il pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia. Il popolo venezuelano è stremato e adesso è giunto il momento che tutto il mondo se ne renda finalmente conto.