Una chiacchierata con i Punishers: si gioca a fare la guerra?

Negli ultimi anni tra gli appassionati di giochi di squadra, sta andando molto in voga una sorta di evoluzione del gioco guardia e ladri, con tanto di divise mimetiche e fucili ad aria compressa, il tutto immersi nel verde: il Softair.
Per capire meglio come funziona questo sport, ho intervistato Claudio Maruca, il presidente della squadra Punishers Soft-Air Team Catania, che a partire dall’anno della fondazione, avvenuta nel 2012, ha raggiunto vari successi piazzandosi sempre sul podio nei vari tornei locali (la stagione 2014/2015 in particolare stata la più prolifera vincendo 6 tornei e 2 secondi posti).

A: Claudio,spiega a chi non conosce il SoftAir di cosa si tratta.

C: Il SoftAir in parole povere è un’evoluzione di guardie e ladri, dove lo spirito di squadra la lealtà e la passione per la natura sono gli elementi fondamentali per praticare questo sport. Preparazione fisica, intelligenza tattica, orientamento e gioco di squadra in una parola sola creano il “softair”. Ovviamente questo è molto soggettivo e lo puoi interpretare in vari modi. Esiste il modo elemetare: prendi un fucile e una decida di amici e spari alcuni colpi (per me questo non è softair), poi vi è un’altra interpretazione, quella probabilmente più professionale che comprende invece la competizione con altri team, attrezzature speciali, studio (teoria sulle tattiche, sugli strumenti di navigazione come le bussole ecc.). Nell’approccio che ritengo più competitivo, quello a team, possiamo dire di partecipare ad un vero e proprio sport dove il rispetto è massimo  tra le altre squadre e questo alimenta la voglia di creare nuovi tornei o simulazioni di gioco (chiamate “milsim“) il più reali possibile.

A: Alla luce di ciò che mi hai appena detto,lo defineresti più come un’attività puramente ludica o una simulazione della guerra? E a questo proposito,cosa ne pensi della guerra reale?

C: Come ho già detto, ci sono diverse interpretazioni di questo sport,infatti si possono ricreare delle simulazioni di guerra in maniera tale da immedesimarsi il più possibile nella storia della giocata, ma non per questo ovviamente siamo dei guerrafondai. Anzi, praticando questo sport riusciamo a capire nel nostro piccolo come siano brutte le guerre. Infatti spesso capita di fermarci sul campo da gioco per pensare a come sarebbe se quello, che per noi è solo una simulazione, fosse reale. Ci viene come la nausee pensando che qualcuno ci rimette la pelle, mentre noi se veniamo colpiti, al massimo ci facciamo un livido. Ovviamente che la guerra non sia una bella cosa è un dato di fatto e penso che tutti dovremmo esserne contrari. Purtroppo la realtà dei fatti è diversa e nel mondo sono in atto centinaia e centinaia di conflitti, che questi siano interni od esterni, perché qualcuno vuol fare prevalere i propri interessi a quelli di altri, mostrando la brutalità dell’uomo che noi ci limitiamo a simulare. In un certo senso quindi potrei chiedere se secondo te chi organizza le rievocazioni di varie guerre è perché ama le guerre.

A: Per quanto riguarda la tua esperienza, come hai conosciuto questo sport e cosa ti ha spinto ad iniziare? E poi qual’è invece il tuo attuale ruolo e i tuoi compiti in quanto presidente di una squadra?

C: Ho conosciuto questo sport grazie ad amici che lo praticavano già, poi con la passione per la tattica, l’attrezzatura militare (soprattutto quella americana) ed il gioca di squadra che personalmente mi affascina molto, sono arrivato a praticare il softair. Io ho cominciato nel 2006 giocando per varie squadre, ma nel 2012 ho deciso di fondare il mio team “PUNISHERS SOFT-AIR TEAM CATANIA” insieme ad alcuni amici.
Come presidente della squadra non ho un compito ben preciso, anche se è ovvio che io mi occupi principalmente dell’aspetto logistico, quindi di coordinare la squadra e di gestire la nostra partecipazione ai vari tornei ed eventi. Sul campo da gioco ovviamente insieme all’aiuto dei veterani decido le tattiche da adottare.


A: Cosa consiglieresti a chi vuole iniziare?  Ma soprattutto è uno sport sicuro?

C: Il softAir può essere un sport molto dispendioso (ovviamente praticandolo ad alti livelli). Lo sport puo essere praticato da tutti purché siano dotati di senno e non compiano azioni alla “Rambo”, poiché oltre a rischiare di farsi male, rovinerebbero il senso del gioco, appunto di squadra, mettendo in pericolo i compagni. Bisogna inoltre utilizzare sempre le adeguate protezioni base (occhiali in primo luogo), che ci permettono di competere senza rischiare di farci del male. Come dicevo, la prima protezione è il proprio scrupolo, perché è un gioco che incoraggia i temerari, ma non gli sprovveduti, che come in qualsiasi altra occasione della vita, qualora cercassero di fare un passo più lungo della gamba, finirebbero inevitabilmente per rompersela. 


Ringraziamo per la gentile collaborazione Claudio Maruca ed al suo team: Vincenzo Cultrera, Daniele Caramma, Orazio Di Stefano, Salvatore Marletta, Alfio Sava, Guido Famoso, Antonino Li Volsi, Rosario Palazzolo, Fabio Costa, Luca Sava, Daniele Caniglia e Samuele Strano.
redazione