“The Shannara Chronicles”, il salto di qualità di MTV riuscito a metà

Di Luca Tognocchi per Social Up!

Con “The Shannara Chronicles“, serie basata sull’ omonimo ciclo di romanzi di Terry Brooks, MTV tenta il salto di qualità nel mondo della serialità. Il network ha fino ad adesso prodotto reality show rivolti soprattutto ad un pubblico giovanile ,e poche serie, la più famosa delle quali è certamente “Teen Wolf”. Tralasciando i giudizi di valore, possiamo oggettivamente dire che lo spazio dedicato alla narrazione seriale, di fatto, non è  molto, e qui entra in gioco “The Shannara Chronicles“, in onda su Sky da venerdì 15 gennaio.

Il confronto con il fantasy è più difficile di quanto si pensi: è un genere che spesso ha come target i ragazzi, ma  i libri dai quali vengono tratte le trasposizioni filmiche hanno spesso fans più grandi, che, a quanto pare, non vedono l’ora di poter criticare. Il rischio “torce e forconi” è quindi sempre altissimo. In assoluto possiamo parlare di un salto in avanti riuscito a metà, adesso, vedremo perchè.

Il primo impatto con la serie è ottimo: nei fantasy l’attenzione inizialmente si concentra sempre sul reparto estetico-scenografico, ed il mondo di Shannara non delude. Ci viene raccontata una Terra post-apocalittica dove è tornata (e di nuovo scomparsa) la magia e razze fra cui elfi, nani e troll. Le scenografie sono bellissime, probabilmente le migliori che si siano mai viste in televisione, un verde dilagante e onnipresente affascina lo spettatore e rimanda ai paesaggi de “Il Signore degli Anelli”, ma se ne distingue per lo sfruttamento assiduo ma non eccessivo di elementi della vecchia Terra, la nostra, che sono ora parte del paesaggio, come ad esempio, transatlantici in mezzo a foreste e ricoperti di rampicanti. La predilezione per un forte contrasto natura/vecchia Terra è stata molto intelligente, perchè permette a questo mondo di crearsi una sua identità che lo differenzi dai fantasy già visti e non lo renda un mero imitatore. Proprio nella ricerca di un’ identità indipendente vengono fatte altre scelte coraggiose come gli elfi con la barba. Sembra una cosa da niente, ma ha alzato un gran polverone. I costumi stupiscono per la magnificenza ed il taglio quasi steampunk, lascia forse un po’ a desiderare la caratterizzazione delle razze, troppo simili a quelle sempre viste, e la qualità di alcuni oggetti di scena, per esempio le spade che sembrano giocattoli. In generale tutto il comparto degli effetti speciali è soddisfacente, tranne la Furia del terzo episodio, completamente in CGI ed abbastanza deludente.

Questi elementi caratterizzano la parte “positiva” della serie, che purtroppo si ferma al lato estetico ed esterno. se ci soffermiamo sull’analisi narrativa emergono però le prime pecche, spesso sostanziali ed impossibili da nascondere sotto il tappeto dei soldi spesi in post-produzione. Il primo elemento che salta agli occhi è che dopo venti minuti si ha la sensazione di sapere quasi tutto sul mondo della serie, causa interminabili e ridicoli spiegoni che ricordano i recap di Stanis negli “Occhi del Cuore” e che danno la sensazione di una base narrativa di cartapesta. Nelle prime due puntate i dialoghi ne risentono molto e risultano decisamente pesanti. Nelle successive due uscite si liberano di questo peso ma rimangono decisamente deboli e poco efficaci, facendo trasparire personaggi tagliati con l’accetta che psicologicamente sono perfettamente uguali a noi, che essi siano elfi, mezz’elfi o umani.

I personaggi, tre ragazzi sotto l’ala protettiva di un potente Druido, risentono gravemente del target di MTV. Il viaggio dei personaggi nel fantasy ricalca il tòpos della quest, classico della letteratura cavalleresca fin dalla tradizione provenzale, dove il protagonista deve affrontare sfide e pericoli che lo porteranno, oltre a raggiungere i suoi obiettivi, a perfezionarsi interiormente. Nel Novecento questa linea si è sempre di più avvicinata al romanzo di formazione che andava molto di moda, infatti i protagonisti delle grandi opere fantasy sono spesso ragazzi o giovani.

La dialettica di formazione è stavolta però sacrificata al più semplice teen drama che soddisfa facilmente un pubblico giovane spesso poco incuriosito dall’indagine profonda dei personaggi, e che riduce le relazioni fra questi ad un estremamente prevedibile triangolo amoroso i cui sviluppi saranno il centro della narrazione. Togliendo spazio al dover salvare il mondo da un’orda di demoni, che finisce rapidamente in secondo piano. Sempre intorno ai personaggi si articola il problema successivo: la qualità degli attori. Nel caso del giovane trio è latitante, l’interpretazione (non di certo aiutata dalla scrittura) è piatta e bidimensionale, esasperando la banalità di certi dialoghi. Si salvano gli attori più adulti, tutti esperti e navigati, che offrono una boccata d’aria fresca. Vanno fatte due menzioni d’onore. La prima a John Rhys-Davies, il Gimli de “Il Signore degli Anelli”, che è passato da nano per antonomasia a Re degli elfi. Non ditelo a Legolas. La seconda a Manu Bennett, già visto in “Spartacus” e “Arrow”. La menzione viene fatta poiché interpreta lo stesso personaggio per la terza volta di fila, ci dispiace.

Le critiche sono sicuramente superiori ai complimenti, ma questo non deve offuscare una generale accettabilità della serie, che come si suol dire, “si lascia guardare”. Se siete appassionati di fantasy o di Terry Brooks o volete nuove ship da aggiungere alla vostra lista, “The Shannara Chronicles” è una scelta vagliabile, soprattutto in assenza di serie migliori del genere. Per tutti gli altri consiglio di passare oltre, è una serie che dubito si muoverà mai oltre il livello descritto.

redazione