Intervista ad Achille Damasco, il ricercatore che sfida Darwin

A completare la “Teoria dell’evoluzione” di Darwin arriva la Teoria delle Risonanze Evolutive

Come tutti sanno, per anni è stata sostenuta la teoria dell’evoluzionismo di Charles Darwin, esposta nel suo libro, edito nel 1859, “L’origine della specie“. Questa teoria venne elaborata durante il Positivismo, un movimento che durante la sua maturità avrebbe voluto concepire il mondo come un insieme di leggi, come se ogni essere vivente, dall’uomo alla pianta, rispondesse a dei meccanismi prevedibili.

Secondo tale teoria – che trova in Lamarck uno dei suoi princìpi ispiratori – un animale tende a modificarsi nel corso del tempo, adattandosi alle condizioni dell’ambiente in cui vive e attuando una selezione naturale fra le specie dominanti e sottomesse. Una teoria dal canto suo complessa, basata sull’osservazione della fisionomia degli organi degli animali e delle loro funzioni.

Tuttavia c’è una persona che ha iniziato a seminare qualche dubbio in merito alla teoria di Darwin. Oggi Social Up! ha intervistato per voi Achille Damasco, un ricercatore napoletano dell’Università Federico II (sede di Monte Sant’Angelo) che ha avuto l’ardire di proporre una teoria del tutto nuova, alternativa all’evoluzionismo ormai valido da più di 150 anni.

Dalla Fisica alla Biologia

Prima di tutto i nostri lettori vorrebbero sapere chi sia Achille Damasco e quando è nata soprattutto la tua passione per la ricerca.

Sono un fisico della materia, napoletano e ho 26 anni. Mi sono laureato in questa specializzazione del corso di studi in fisica a Febbraio di quest’anno. La fisica mi ha colpito sin dal liceo per la sua capacità di trovare un grande ordine nella materia inanimata, mentre della fisica della materia ho apprezzato lo studio delle proprietà che emergono in sistemi, per così dire, “a grandezza d’uomo”, come i metalli e i semiconduttori. L’argomento della mia tesi riguardava i supercondensatori al grafene. Al momento non faccio ricerca, ma ambisco ad inserirmi nel settore industriale, magari proprio nel campo inerente l’oggetto della mia tesi.

In che modo il tuo lavoro c’entra con lo studio dell’evoluzione e con la biologia in senso lato?

Tutto ciò che so sull’evoluzione biologica l’ho appreso da autodidatta, leggendo saggi scientifici e articoli accademici e divulgativi su internet, per passione. Di per sé, il mio percorso di studi non c’entra molto con la biologia, ma ho imparato in che modo i fisici affrontano sistemi costituiti da un numero altissimo di elementi in interazione tra loro. Più in generale, ho appreso come si generalizza uno specifico fenomeno per giungere alla descrizione di un’intera classe di fenomeni. L’articolo scientifico che ho pubblicato insieme al biologo Alessandro Giuliani (il secondo autore) è stato accettato dalla rivista scientifica Physica A prima che mi laureassi, parallelamente al lavoro di tesi.

“La selezione naturale da sola non basta”

Vuoi spiegarci in cosa consiste la tua teoria nei punti essenziali e come si colloca rispetto alla ormai universalmente accettata teoria dell’evoluzione?

La mia teoria, che ho chiamato Teoria delle Risonanze Evolutive (TRE), si regge su tre postulati: il primo afferma che l’effetto risultante delle mutazioni genetiche casuali e della selezione naturale è solo un’oscillazione nel tempo dei caratteri più diffusi in una popolazione di una certa specie, senza che si abbia una transizione in un’altra specie; il secondo postulato stabilisce che quando il valor medio di un parametro ambientale cambia, lo fa attraversando una fase intermedia durante la quale esso oscilla; il terzo postulato considera, tra i parametri esterni alla specie che oscillano, quelli capaci di particolari cambiamenti (detti “epigenetici”). Se tale frequenza di oscillazione è uguale a quella tipica della specie, allora si ha la transizione verso una nuova specie. La TRE quindi è un modo radicalmente nuovo di descrivere il fenomeno che chiamiamo “evoluzione” in un’impostazione che non è darwiniana.

Cosa ti ha portato a queste conclusioni?

Tutta una serie di constatazioni, sia nel merito del cosiddetto “neodarwinismo” (teoria che si basa sulla genetica e l’evoluzionismo, NdR) sia dell’evoluzione in sé. La selezione naturale è solo un filtro, una tautologica persistenza dei caratteri più adatti alla sopravvivenza, ma che da sola non spiega come nascano le novità. Inoltre, le mutazioni genetiche casuali non bastano, a nostro avviso, per spiegare la trasformazione di un complesso sistema interconnesso in un altro, alla luce della vastissima rete di interazioni che fungono da vincoli da rispettare affinché un organismo (e quindi una specie) possa vivere. L’evoluzione, di per sé, si presenta in base alle testimonianze fossili, come un fenomeno a soglia dove i fattori chiave non sono più i tempi lunghissimi delle scale biologiche.

Consenso ed interesse da parte di diversi studiosi


Qual è stata la reazione del mondo accademico italiano ed estero alle tue tesi?

Alessandro Giuliani, ricercatore con trent’anni di esperienza, ha raccolto consensi e interesse da parte di scienziati di varie discipline che ha conosciuto durante lavori svolti in precedenza, sia per quanto riguarda l’originalità della teoria sia per il suo potere descrittivo. Il risultato al momento più soddisfacente consiste invece nel riconoscimento del nostro articolo scientifico da parte di una rivista online, chiamata F1000 Prime, in cui una severa giuria internazionale di scienziati seleziona gli articoli più meritevoli tra quelli di biofisica, biologia e medicina (qui il link).

 Quale pensi sia il futuro di questa tua teoria?

Non saprei prevederlo. Volendo fare una stima degli eventi futuri, credo che gradualmente se ne parlerà sempre più e sarebbe un grande risultato se in seguito si arrivasse a quello che il filosofo Thomas Kuhn chiamava “scontro tra paradigmi”. Se successivamente tutto andrà bene, qualcuno in Italia o nel resto del mondo potrebbe essere concretamente interessato alla realizzazione di un esperimento che verifichi la TRE, perché a parere mio e di Alessandro la teoria è testabile in laboratorio e un risultato positivo sarebbe un traguardo storico.

Secondo Damasco e Giuliani, quindi, la selezione naturale e le mutazioni casuali non sono di per sé sufficienti a giustificare la nascita di nuove specie. In quest’ottica, la vita si muove entro alcuni limiti e non sarebbe interpretata alla luce del tempo. Quando questi limiti vengono superati, è allora che potrebbe nascere una nuova specie.

Questa teoria è mostra un nuovo e innovativo uso dell’approccio fisico e matematico per descrivere il fenomeno evolutivo. Un affinamento della teoria potrebbe offrire nuove “lenti” con cui osservare il mondo. Allo stato attuale, la Teoria dell’Evoluzione formulata da Darwin rimane l’unica sperimentalmente verificata e, pertanto, quella più scientificamente attendibile. Aspetteremo con ansia gli esperimenti sulla Teoria delle Risonanze Evolutive, con l’augurio che si tratti realmente di una svolta epocale.