Street Art a Palermo: un viaggio tra storia, identità e denuncia

La Sicilia, luogo di incantevole maestosità artistica e paesaggistica, terra tra le terre, regno di promesse e speranza, di amore e calore, di gioie e dolori, culla indomabile dalle mille sfaccettature. Oggi è di questo che vogliamo parlarvi, di quanto la bellezza sia un punto fermo per questo territorio e non lo faremo raccontandovi delle distese di verde e dei fertili terreni ricchi di prodotti e specialità autoctone, o delle coste bagnate da acque limpide e luminose; tutto ciò a dimostrazione che delle volte esistono dei dettagli e delle particolarità quasi impercettibili ad occhio nudo, in grado comunque di esercitare una certa fascinazione una volta squarciato quel velo che ci impedisce di coglierne la vera essenza. E per farlo non ci è voluto molto, è bastato andare al di là delle apparenze ed affacciarsi letteralmente tra i vicoli e i quartieri storici di Palermo come la Vucciria, Ballarò, Borgo Vecchio e il Capo, alla scoperta di scorci inaspettati, luoghi nascosti e spazi surreali. Camminando lungo le vie della città è chiaro ed evidente il suo vissuto e contributo storico, ma ecco che diventa quasi impossibile negarne l’imprescindibile legame contemporaneo e attuale. E tutto ciò diventa evidente grazie soprattutto al contributo esercitato dalla Street Art, facendone di Palermo la portavoce per eccellenza, trasformandola in un vero e proprio museo a cielo aperto. Via quindi ai classici e stereotipati pregiudizi sull’Arte di Strada, da sempre vista solo come mezzo per imbrattare i muri, piuttosto seguiteci e lasciatevi sorprendere da quello che stiamo per raccontarvi. Ebbene perché nonostante ci piaccia tanto la retorica, questa volta a parlare non saremo noi ma Antonio Curcio, chi meglio di lui, classe 1965, artista e palermitano doc, potrebbe farlo? A tal proposito abbiamo deciso di scambiarci quattro chiacchiere.

Antonio, come è nata in te la passione per l’arte e perché hai deciso di dedicarti proprio all’arte di strada?

La passione per l’arte in me non è nata, l’ho sempre avuta, sin da quando ho ricordo. L’arte di strada poi l’ho scoperta a partire dal 2009, quindi relativamente recente. Da 20 anni ho uno studio in centro, che ho chiamato “lo Studiolo”, dove lavoro realizzando le mie cose, in particolare delle mattonelle antiche recuperate dai restauri dei vecchi palazzi, ed anche per strada. Dal 2009 ho iniziato a notare i lavori di street, che in quel periodo erano molto rari (a parte i graffiti propriamente detti, cioè le scritte, le “tag”) e pian piano ho iniziato a studiarli e a fotografarli ed infatti ho il più completo archivio fotografico di Palermo.

A proposito delle mattonelle, parlaci un po’ di cosa rappresentano.

Quelle di strada ,che differiscono da quelle di studio soprattutto perché sono realizzate su mattonelle non antiche, si intrecciano a dei pensieri miei sulla società. Per esempio, io odio il traffico e le auto, che a Palermo sono distruttivi, ed ho fatto diverse mattonelle su questo tema. Molte, anzi quasi tutte, hanno per protagonista B1, il mio alter ego, che attraverso fumetti esprime il suo pensiero.

Più volte hai dichiarato di aver studiato presso l’università delle strade e delle piazze, quindi gran parte delle cose che hai appreso lo hai fatto in questo modo?

La strada è la sola e più grande maestra di vita, poi sta alla sensibilità del singolo individuo mettere a frutto gli insegnamenti nella maniera migliore.

Quale ruolo o impatto ritieni possa aver avuto l’arte e in particolare l’arte di strada nella tua città e nella Sicilia in generale?

Credo che la più alta possibilità che l’arte di strada abbia e possa avere sia quella di poter contribuire a far maturare, a migliorare la società attraverso messaggi diretti agli individui che vivono lo spazio urbano. Detto questo è chiaro che poi ci sono artisti che usano la street solo per propria crescita personale o, peggio, per soldi.

Cosa mi dici della gente invece? Che ruolo ha in tutto questo e nella tua arte?

Un ruolo enorme! La gente è il soggetto, e nello stesso tempo l’obiettivo, dell’arte. Se poi prendiamo in esame la gente intesa come le persone che noi frequentiamo, alcuni sono dei veri punti di svolta. Molto hanno influito anche le mie frequentazioni con altri artisti, tanto per citarne uno: Ema Jons. Lui è un tipo di quelli che non si incontrano facilmente, e sebbene sia più giovane di me, mi ha insegnato molto, magari inconsapevolmente… poi è arrivato al momento giusto, proprio quando ero alla ricerca di nuovi stimoli.

Che differenza c’è per te tra il fare arte nella tua città, in Italia o nel resto del mondo?

Ritengo che l’arte non ha né debba avere confini di nessuna sorta, semplicemente io vivo a Palermo e ricevo quindi gran parte degli input esterni da questa città.

Per coloro che invece intendono affacciarsi al mondo dell’arte e dell’arte di strada hai dei consigli?

Non saprei proprio che consigli dare anzi, consiglierei di non accettare mai consigli da nessuno!

Continuando il nostro tour e restando sempre a Palermo, capitale per eccellenza dello Street Food, non potevamo non farci guidare dall’odore pungente dei cibi, dal vociare folcloristico dei venditori, dal frastuono della vita notturna misto al tintinnio di bicchieri di vino in buona compagnia. Vi stareste chiedendo dove ci troviamo, ma è ovvio è della Vucciria che stiamo parlando, l’antico mercato della carne, anche centro della movida radical-trash-chic palermitana. Non stupisce affatto che oggi questo luogo rappresenti il vero emblema della sicilianità in costante oscillazione tra un passato storico, ricco di tradizioni e un futuro aperto e dinamico, senza barriere etniche o nazionali. Non c’è da sorprendersi se, aggirandovi per le vie del famoso centro storico palermitano, doveste incontrare un tipo curioso, dagli occhi e dal fascino penetrante e dalla personalità eccentrica: è Uwe Jaentsch, l’artista austriaco a cui, negli ultimi anni, il nome del mercato risulta legato. Egli, attraverso una sorta di opera di rivisitazione dello spazio, ha donato nuova vita e musicalità al quartiere, soprattutto grazie alle sue installazioni sia permanenti che non. E’ un po’ come se, improvvisamente, quelle strade e quei vicoli avessero preso per la prima volta parola e avessero iniziato a raccontare una storia o un racconto. Perché è della comunicazione che qui si tratta, del coinvolgimento di un’intera comunità pronta a riscattarsi. E questo riscatto e la voglia di liberarsi da un peso che trascina con sé da troppo tempo, è un monito non solo per i palermitani a riscoprire quanto di bello e inaspettato sia presente proprio lì, sotto il loro naso, ma anche e soprattutto un invito al ritorno alle origini, a non lasciare che su questi luoghi, pieni di storia, prendano il sopravvento l’incuria e il degrado.

Non è infatti un caso che l’artista, a seguito della triste notizia del crollo della Loggia dei Catalani, l’antico edificio che ospitava i mercanti provenienti dalle varie parti d’Italia e del mondo, per mettere fine e opporsi alle bugie che facevano risalire la distruzione del Palazzo a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, poi smentito a causa del ritrovamento di fotografie risalenti agli anni 80 a dimostrazione dell’integrità dell’edificio, abbia reagito con l’opera La Bellezza della Bugia, 1943. Se non altro, a causa del crollo, sono state rese visibili le pareti della celebre Suite 25, dipinte e affrescate dallo stesso artista con delle semplici rose rosse, per respingere il degrado in cui versa l’area. Ma non è finita qui, proprio come due innamorati si dichiarano amore a vicenda, Uwe ha voluto lasciare e dimostrare un segno del suo grande amore nei confronti della Sicilia e di Palermo, la città che lo ha accolto, attraverso una grande scritta che recita “Uwe ti ama”, che inneggia su Palazzo lo Mazzarino. In realtà questa non è l’unica insegna che si affaccia sull’edificio, a farle compagnia è “Banca Nazion”, a ricordo della sede della prima banca palermitana, recuperata dall’artista per suggellare la rinascita economica dell’area a seguito della profonda crisi economica del 2008. “Ora palazzo Mazzarino è la prima banca della motivazione e della rinascita, qui si fanno prestiti di felicità e di tempo di qualità; non a caso si è sparsa la voce di tutto ciò e la gente è tornata al Garraffello, che oggi non è più in bancarotta”, dichiara l’artista a “Meridione News”.Alla fine di questo intenso viaggio alla scoperta di quanto più prezioso e inaspettato possa esserci nella semplicità delle piccole cose, ciò che rimane è la consapevolezza che il vero tesoro della bellezza artistica di questa terra e di questa città, va ricercata nei sorrisi della gente, sempre pronta a chiacchierare, nelle mani di questi artisti, tra le pareti di scorci abbandonati e aride mura desiderose di raccontare e preservare la ricchezza della storia e delle tradizioni.

Erminia Lorito