Strana Sicilia: la “Villa dei Mostri di Bagheria”

Nella città di Bagheria, vicino Palermo, esiste una dimora soprannominata “la Villa dei Mostri” per via delle sue mostruose decorazioni. Costruita a partire dal 1715 per volere del Principe di Palagonia Francesco Ferdinando Gravina Cruyllas e successivamente modificata nei decenni successivi, la villa ha attirato negli anni numerosi visitatori, affascinati dagli strani e orribili decori che ne hanno consolidato la fama di luogo grottesco ed al limite dell’orrido.

La villa è infatti decorata esternamente da statue di mostri, draghi ed altri essere soprannaturali che svettano dai muri e dagli edifici come se fossero silenziosi guardiani di quell’eccentrico luogo voluto dal Principe di Palagonia. Il nobile infatti si ispirò alla mitologia dell’Antico Egitto, considerato la terra dei misteri per eccellenza, ed affidò il progetto al frate domenicano Tommaso Maria Napoli il quale aveva realizzato numerose fortezze in Ungheria e Austria.

Anche gli arredi interni della villa rispecchiavano appieno lo stile che contraddistingueva la residenza. Si racconta che le sedie fossero segate nelle gambe inegualmente in modo da non consentire agli ospiti di sedersi mentre i guardiani avvisavano i visitatori di non fidarsi delle sedie più stabili perché nascondevano delle spine all’interno dei cuscini. Inoltre una serie di giochi di specchi trasformava le immagini dei passanti in modo che l’immagine riflessa apparisse orribile e deforme.

Anche il famoso filoso tedesco Goethe visitò la villa rimanendo particolarmente inorridito da quello stile barocco cosi grottesco tanto da suscitare emozioni forti e contrastanti «Per trasmettere tutti gli elementi della pazzia del principe di Palagonia, eccone l’elenco. Uomini: mendicanti dei due sessi, spagnuoli e spagnuole, mori, turchi, gobbi, deformi di tutti i generi, nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti all’antica, dei e dee, costumi francesi antichi, soldati con giberne e uose, esseri mitologici con aggiunte comiche (…) Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d’uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste. Tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli. Immaginate tali figure a bizzeffe, senza senso e senza ragione, messe assieme senza scelta né discernimento, immaginate questi zoccoli e piedistalli e deformità allineate a perdita d’occhio: e proverete il penoso sentimento che opprime chi si trova a passare sotto le verghe da questa follia. (…) Ma l’assurdità di una mente priva di gusto si rivela al massimo grado nel fatto che i cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra, così che il senso dell’orizzontale o della verticale, che insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce tormentato e torturato in noi. E anche questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini.» cosi scriveva Goethe in quella che definì un opera immonda.

A tal proposito si racconta che il grande filosofo, dopo la visita, incontrò per le strade di Bagheria il principe Don Ferdinando Francesco Gravina e lo rimproverò aspramente accusandolo di aver sperperato così tanto denaro in un’opera oscena, somme che avrebbe piuttosto potuto utilizzare per migliorare le condizioni di vita dei contadini siciliani.

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Fulvio Mammana