Sophia Loren: ieri, oggi e domani sotto il segno di Venere

Incede, tra il chiaroscuro dei vicoli della città e consapevole della propria avvenenza troneggia fisicamente pronta a sfidare gli sguardi degli uomini dai pensieri maliziosi. Accanto trotterella ansante l’ingenuo marito, il gelatinoso Rosario che a stento regge il suo passo: ”Rosà…cammina” esclama con indulgenza la spavalda fedifraga Sofia de “L’oro di Napoli”.
Passeggia, per le strade di una Roma vociante, ancheggiando con studiata disinvoltura inguainata in un pullover che trattiene a stento il seno eretto, la prorompente signorina Antonietta di “ La fortuna di essere donna”. Agganciata da un conoscente un maturo signore in spider, accetta di salire a bordo, ma poco dopo infastidita dalle solite avances, lo molla subito e cerca un altro passaggio mostrando le gambe stupende.

Cammina, sui selciati di una Napoli colorata dalla vita, spedita quasi arrancando disabituata a un certo tipo di scarpe e di abbigliamento, la matura “ Filumena Marturano”. Va in chiesa a sposarsi, riscatta così il suo torbido passato e in questo caracollare c’è tutta la fierezza e la dignità di una vera popolana dall’animo nobile che sta per diventare una signora.

Diversi tipi di andatura che coniugano altrettante pose: un linguaggio del corpo che prende vita da un tono di voce squillante e determina una recitazione naturale, quasi disinvolta, ora ironica, talvolta severa e infine melodrammatica.

Aveva già da qualche tempo capito che le ambizioni non devono superare il talento se non vogliono diventare fiori nel deserto. Doveva dunque sostenere la sua avvenenza supportata da una genuina passione con una lunga e necessaria gavetta.

Caparbia e volenterosa Sofia Loren, si era già fatta largo nell’assalto alla diligenza del mondo dello spettacolo nell’immediato dopo guerra, cominciando dai concorsi di bellezza. Dopo una parentesi come protagonista di fotoromanzi, la svolta nel cinema.

Nel 1954 appare per la prima volta accanto a Marcello Mastroianni in “Peccato che sia una canaglia”, nei panni di un’affascinante ladra figlia di cotanto padre, l’ineffabile Vittorio De Sica.

Di seguito impersona l’amabile Agnese, l’abbagliante maggiorata de “ Il segno di Venere” a contrasto con la bruttina e sfortunata cugina Cesira, una straordinaria Franca Valeri, destinata a rimanere zitella. Veste i panni dell’appariscente pescivendola che coinvolge in un travolgente Mambo il finto impacciato maresciallo De Sica In”Pane amore … e”., confermando la sua vocazione, intona senza alcun imbarazzo, la canzone tu vò fa l’americano davanti ad uno stupito Clark Gable in ”La baia di Napoli”.

Chiuderà poi questo trittico di esibizioni musicali tempo dopo nel 1975, facendo, senza sfigurare, il verso alle soubrette di un tempo atteggiandosi a vamp fatale in “La pupa del gangster”.

Da attrice di razza, Sofia Loren non si è limitata a esprimere solo le specifiche sfumature dell’essenza napoletana che poi s’incarna nella sua bellezza eccessiva, carnale e solare, ma va oltre disegnando una vasta gamma di personaggi apparentemente diversi ma con un comune denominatore: la presenza scenica.

Emerge dal mare bagnata e luccicante Phaedra, de “Il ragazzo sul delfino”; inscena uno strabiliante spogliarello nei panni della sensuale, esuberante e ironica Mara in “Ieri,oggi e domani”; accetta rassegnata con disincanto una riffa, la sprecata Zoe abbagliante attrazione di un Luna Park in un episodio di “Boccaccio 70”.

Il suo palmares internazionale intanto cresceva annotando nel frattempo esperienze artistiche sempre più importanti. Nel 1954 compare a fianco di Anthony Quinn nella produzione italo francese”Attila”; tre anni dopo a fianco di Cary Grant e Frank Sinatra gira ”Orgoglio e Passione”. All’inizio degli anni sessanta interpreta la coraggiosa Jimena, moglie del protagonista Charlton Heston in “El Cid”; coadiuva brillantemente Paul Newman in” Lady L“e attrae il carismatico Marlon Brando di “La contessa di Hong Kong”, regia di Charlie Chapiln.

La delicatezza dei sentimenti propria della Loren donna le permise, nel suo ruolo più naturale quello della madre, di rappresentare indimenticabili figure femminili. L’intraprendente vedova Cesira, una profuga di guerra assieme alla figlia in cerca di serenità, ma entrambe oltraggiate da un bestiale stupro ne”La ciociara”, film che nel 1960 le valse un Oscar; la spenta Antonietta di “Una giornata particolare”, una donna sfiorita e rassegnata nella sua sciatteria, schiacciata dalla sua abnegazione e che nel suo grigiore intravede un raggio di sole nel discusso dirimpettaio omosessuale; la ragazza madre Aurora che in “Qualcosa di biondo”, cerca un minimo di sicurezza morale e materiale per se e per il figlio cieco bisognoso di una delicata operazione chirurgica.

Da questo punto in poi, siamo nel 1984, la cinquantenne Sophia distilla le sue incursioni nel mondo cinematografico e, si propone in tv nel ruolo di madre coraggiosa e determinata. Ritorna alla grande sul set e diventa Rosa, moglie inappuntabile e cuoca sopraffina nel film di Lina Wertmuller ”Sabato, domenica e lunedì”; accetta spiritosa e spigliata di rifare il mitico spogliarello nel film di Robert Altman” Pret à Porter”; ringalluzzisce due buontemponi come Jack Lemmon e Walter Matthau in “That’s amore”; per chiudere con una partecipazione nel malinconico ”Nine ”del 2009 la sua eccezionale carriera.

Sofia Loren oggi, a dispetto dell’età, appare ancora gradevole. Oltre al cospicuo aiuto di madre natura, si è giovata anche di un’inarrestabile e costante evoluzione. Forse perché ha saputo ben convivere con gli uomini della sua vita: Il marito Carlo Ponti, il suo amore, che l’ha avviata al cinema; il suo maestro Vittorio De Sica che l’ha plasmata dirigendola otto volte e il suo compagno di scena ideale Marcello Mastroianni con cui girò quattordici film: storie italiane di sentimenti, vizi e virtù, indelebili fotografie della schietta realtà del loro tempo.

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Vincenzo Filippo Bumbica