“Share”: abiti di seconda mano per una moda sostenibile e no profit

Milano è senza dubbio la capitale della moda italiana e internazionale, sede d’elezione dell’abbigliamento prêt-à-porter, delle boutique di design e d’arredamento, di atelier delle griffe più importanti che si snodano nel cosiddetto “Quadrilatero d’oro della moda”. Così chiamato perché delimitato da quattro strade,Via Monte Napoleone, Via Alessandro Manzoni, Via della Spiga e Corso Venezia, il “Quadrilatero della moda” è il quartiere dove i migliori stilisti di moda offrono le loro straordinarie creazioni, meta di “pellegrinaggio” degli amanti dello shopping di tutto il mondo. Eppure, in un posto così chic, dove il settore della moda fa girare 60 miliardi di euro l’anno, c’è posto anche per la solidarietà.

Si chiama Share ed è un negozio di abbigliamento che non vuole fare profitti, puntando invece a destinare tutti gli utili a progetti di solidarietà. Arrivano da diverse città italiane e dalle principali capitali europee, in particolare dalle piazze di Parigi, Berlino e Amsterdam: sono tutti capi di seconda mano, rigorosamente di qualità, selezionati e in condizioni perfette. Il progetto si chiama “Share, Second Hand REuse” eh ha come scopo quello di indossare la solidarietà e di rendere la moda qualcosa di diverso. L’obiettivo è commercializzare capi d’abbigliamento usati di altissima qualità per una ricaduta solidale sul territorio. Il nuovo negozio, sito in Via Bessarione 14, nasce per iniziativa di tre cooperative, la Chico Mendes Altromercato,  la Cooperativa Sociale Spazio Aperto ServiziAurora 2000, con il contributo della Fondazione Cariplo e della Fondazione Peppino Vismara,  in collaborazione con la Cooperativa Sociale La Strada. Dietro al progetto c’è il lavoro portato avanti da “Vesti Solidale” che fa parte del consorzio “Farsi prossimo” e che ha già realizzato altri negozi in Italia: a Napoli, Varese e Galbiate, in provincia di Lecco e altri due a Milano.

Gli abiti messi in vendita da Share sono unici per taglia e stile, hanno un variegato l’assortimento e sono tutti ad alto contenuto sociale e con prezzi assolutamente a portata di tutte le tasche (nella quasi totalità  dei casi non superano i 12,50 euro). Progetti di solidarietà, inclusione sociale, ma anche creazione di posti di lavoro per persone svantaggiate, in difficoltà economiche o in condizioni di fragilità, il tutto “condito” da una particolare attenzione all’ambiente: ecco in sintesi le finalità di questo progetto, che vuole scardinare lo stereotipo di vestiti usati come abiti per i poveri. All’estero la percezione è ben diversa: i vestiti usati, infatti,  sono considerati uno stile di vita e di acquisto e non solo merce per un target povero. Un nuovo concetto di moda sostenibile, che trasforma gli abiti usati in progetti di solidarietà.