Se si potesse non dimenticare?

Quale essere umano non desidera possedere una memoria eccezionale che gli permetta di ricordare il numero dei respiri fatti in una giornata, di studiare per un esame semplicemente sfogliando una sola volta le pagine di un testo o di evitare di  dimenticare un appuntamento importante? Avere una memoria fuori dal normale potrebbe sembrare un pregio, ma non è cosi. Esiste, infatti, un’insolita e rara condizione della memoria, chiamata ipertimesia, che rende gli individui incapaci di dimenticare.

Anche se l’eziologia di questa condizione mnemonica risulta essere ancora poco chiara, le tecniche e gli strumenti messi a punto dalle neuroscienze hanno rilevato che particolari aree del cervello dei soggetti ipertimesici, nel dettaglio la corteccia temporale e il nucleo caudato, mostrano un’estensione maggiore rispetto a quanto accade negli altri soggetti. Entrambe le regioni hanno un ruolo importante nella memorizzazione: nel lobo temporale è situato l’ippocampo, responsabile della maggior parte dei processi di memoria, mentre il nucleo caudato è coinvolto nel consolidamento dei ricordi della memoria procedurale, ovvero di quei ricordi che ci permettono di svolgere in maniera relativamente automatica molte azioni, come accendere un pc.

Gli individui ipertimesici, dunque, hanno una memoria veramente eccezionale, riescono finanche a ricordare  il colore dei vestiti che un amico ha indossato in un qualsiasi giorno dell’anno: è questo il caso di Aurelien Hayman, un ragazzo gallese che è riuscito a stupire il mondo affermando di non essere in grado di dimenticare da quando aveva 11 anni. Per quanto tutto ciò appaia straordinario, è importante guardare anche all’altro lato della medaglia: tutti gli esseri umani, nel corso della loro vita, imparano a distinguere la gioia dal dolore, la felicita’ dalla tristezza, e cercano di liberarsi dalle emozioni negative dimenticando un evento spiacevole; ma se la perdita di una persona cara o il dolore causato dalla rottura di una relazione rimanessero vivi in noi fino all’ultimo giorno della nostra vita? Se non riuscissimo a dimenticare il rancore verso un amico o la delusione di un amore finito, potrebbe la nostra vita riempirsi di colori? Assolutamente no!

Proprio per questo, l’ipertimesia conduce in maniera inevitabile alla sofferenza, data da centinaia di ricordi che come macigni gravano sulla mente del soggetto, condannato a vivere nel passato pur trovandosi in un tempo presente.
Esistono soltanto 21 casi documentati di questa sindrome, descritta per la prima volta nel 2006, ma la strada per trovare un modo per dare sollievo a chi ne è affetto è ancora lontana.

redazione