Se “Inside out” fosse reale

“Inside Out” è il nuovo film della Disney Pixar che negli ultimi tempi ha davvero riscosso successo nelle sale cinematografiche! Il film narra le vicende di 5 emozioni che coordinano la vita della giovane Riley, una ragazza che è stata costretta a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco per il lavoro del padre. Le cinque emozioni sono personificate da piccoli eccentrici soggetti: Gioia è una fanciulla solare, Disgusto è una ragazzina snob, Paura è un omiciattolo sempre ansioso, Rabbia è un signorotto basso e burbero e Tristezza è una tipa malinconica. La vera avventura di “Inside Out” avrà inizio quando per sbaglio Tristezza trasformerà i ricordi felici di Riley in ricordi nostalgici…

Ma che cosa succede in realtà nel nostro cervello quando proviamo emozioni? Quanto è lontano “Inside Out” dalla neuroscienza?

In realtà, la teoria sulle emozioni è molto più complessa di quanto sembra! Già da neonati, acquisiamo le cosiddette “emozioni innate” (amore, ira e paura) e nel corso della nostra vita il sistema delle emozioni si complica sempre di più, accogliendo emozioni più elaborate che sono definite secondarie. Le “emozioni base” che oggi vengono riconosciute sono otto e sono divise in quattro coppie: rabbia e paura, gioia e tristezza, attesa e sorpresa, disgusto e accettazione. Già dal sesto anno di età, il bambino è capace di mascherare le sue emozioni e di poterle padroneggiare. Tale traguardo è funzionale non solo a conoscere meglio se stessi, ma anche a capire quale sia la linea di demarcazione fra mondo interno e mondo esterno. Un corretto e sereno sviluppo evita di incorrere in disagi psicofisici a cui i bambini e i ragazzi, se pressati, possono tendere.

Le emozioni possono essere definite come dei “processi mentali” innescati da circostanze esterne o interne al soggetto. Secondo lo psicologo statunitense Ekman, le emozioni fondamentali (quelle che possono essere definite come “primarie“) sono espresse universalmente attraverso modalità simili indipendentemente dall’epoca, dal luogo e dalla cultura. Ekman desume i suoi studi da Darwin che è considerato un pioniere dello studio delle emozioni. Per Darwin, le emozioni si manifestano alla stessa maniera perché ogni animale è dotato di una rete neurale simile che rende uniche le reazioni comportamentali da emozione ad emozione e dunque comune in ogni animale.

Partendo dalle considerazioni di Darwin, Ekman ha constatato che le espressioni facciali che corrispondono alle emozioni interessano gli stessi muscoli a tutte le latitudini. Tale asserzione è stata suffragata da una serie di esperimenti che sono stati condotti in Papua Nuova Guinea, dove la gente vive ancora largamente in uno “stato primitivo”.

Inoltre, le emozioni possono anche avere risonanze a livello cognitivo come smarrimento, confusione, miglioramento della concentrazione eccetera, il che spiega, ad esempio, come molto spesso lo stress e la paura possano influire negativamente su esami scolastici!

Crediti: (Photo by Alberto E. Rodriguez/Getty Images for Disney)

Le emozioni sono importanti anche per la nostra sopravvivenza, in quanto permettono di adattarci all’ambiente in cui ci troviamo. Spesso è possibile controllarle anche in relazione alla situazione in cui ci troviamo. Per contro, è anche possibile incorrere in un deficit psicologico chiamato alessitimia che è l’incapacità di poter descrivere di percepire e riconoscere le proprie e le altrui emozioni. Chi soffre di questo disturbo è spesso soggetti a relazione di forte dipendenza o, al contrario, di totale isolamento!

A livello somatico, è stato comprovato che molte “emozioni negative”, come l’eccessiva rabbia o il terrore incondizionato, incidono negativamente sul sistema immunitario, compromettendone l’efficienza. Su questo frangente, alcuni studi hanno rilevato che le emozioni legate alla sofferenza possono infierire sulla salute: continui stati di ansia, ostilità, pessimismo e sospettosità favoriscono l’insorgenza di ulcere, artrite, emicrania e psoriasi.


Che cosa accade a livello cerebrale quando siamo emozionati? Sarebbe troppo discorsivo e complesso elencare tutte le teorie che ancora oggi si discutono sull’esperienza emozionale a livello neurale. Le emozioni vengono definite da quello che è comunemente detto sistema nervoso autonomo che gestisce le reazioni involontarie del corpo umano nelle sue due componenti, i sistemi simpatico e parasimpatico. I due sistemi hanno una funzione che potremmo grettamente definire “complementare”: il rilascio o la tensione della vescica per le minzioni, l’espirazione e l’ispirazione, la dilatazione e la costrizione dei vasi sanguigni e molti altri aspetti sono gestiti ciascuno da una componente del sistema autonomo.

Probabilmente anche le emozioni sarebbero strettamente legate al sistema autonomo se consideriamo gli effetti che questo produce (per esempio il rilascio di ormoni che accelera o diminuisce il battito cardiaco quando siamo agitati). Inoltre ciò spiegherebbe la divisione in coppie delle emozioni base che contrappone fra loro due emozioni, come disgusto vs accettazione.

Al di sotto della corteccia cerebrale esiste il sistema limbico che comprende l’amigdala, l’ippocampo e l’ipotalamo, importanti per l’apprendimento, la memoria e la paura, campi strettamente connessi alle variabili emozionali di una persona.

I due emisferi cerebrali hanno implicazioni opposte a livello pratico, sentimentale e cognitivo nella vita dell’individuo. L’emisfero sinistro è l’emisfero della razionalità: analizza, codifica, elabora il linguaggio e le informazioni meno creative ma più pragmatiche. Al contrario, l’emisfero destro è l’emisfero della creatività: passionale, dotato di capacità onirica superiore, crea ed elabora in contesti poetici e artistici dando libero sfogo all’immaginazione.

Le emozioni: un piccolo mondo nella nostra testa. Dove condurranno questi studi ancora tanto dibattuti? “Inside Out” ci ha insegnato qualcosa che forse davamo per scontato!