“Se ci ammaliamo di coronavirus ci tagliano lo stipendio” la denuncia dei medici

Ai nostri eroi con il camice vanno elogi e grandi applausi  da tutti, ma se si ammalano, attenzione il loro stipendio viene decurtato. Stefano Magnone, segretario di Anaao Assomed Lombardia, associazione che rappresenta medici e dirigenti sanitari ha ricevuto una segnalazione da un collega in servizio in un’azienda sanitaria della Lombardia («dove ci sono già molti casi ma al momento non vogliono esporsi perché un po’ timorosi»). Magnone, tra l’altro, non ha passato un periodo facile: «Anche io ho avuto il Coronavirus, nel momento più difficile sono rimasto a casa ma, almeno nel mio caso, non ho subito questo trattamento in barba alle leggi dello Stato e in barba al buon senso e alle circolari Inail» ci spiega.  

Il medico, che ha segnalato l’episodio a Magnone e che però vuole restare anonimo, si è visto «decurtare una delle indennità legate al suo incarico professionale», e quindi si è visto «diminuire lo stipendio di oltre 250 euro lorde solo per il mese di marzo». Il motivo? È dovuto restare a casa per il Covid-19. In altre parole, «contravvenendo a un decreto legge», l’ospedale «ha applicato la riforma Brunetta (secondo cui, all’articolo 71 del Dl 112/2008, nei primi dieci giorni di assenza «è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento», a meno che si tratti di ricovero ospedaliero) che, intanto, però, è stata superata dal decreto legge n. 9 del 2 marzo».

All’articolo 19, il decreto legge n. 9 del 2 marzo recita testualmente: «Il periodo trascorso in malattia o in quarantena con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, dovuta al Covid-19, è equiparato al periodo di ricovero ospedaliero». Dunque, in questo caso nessuna decurtazione delle indennità sarebbe stata possibile.

E non è finita qui: «Al collega hanno considerato l’infortunio dal periodo che va dal primo tampone positivo all’ultimo tampone negativo senza considerare, invece, il periodo precedente al primo tampone e il periodo successivo al tampone negativo, in cui il collega è stato male, non riuscendo nemmeno ad alzarsi dal letto. Quello, invece, è stato considerato come malattia». «Io, ad esempio, visto che ho contratto il Covid-19, sono stato in infortunio dall’inizio alla fine della mia assenza in reparto, bastava fare così» ci spiega.

Alessandra Filippello