Sadismo di coppia: brillante commedia sul perverso gioco delle rivelazioni

Rappresentato dal 9 all’11 febbraio presso Zo, Centro Culture Contemporanee di Catania, “Sadismo di coppia” è il terzo appuntamento della stagione del Teatro Mobile, con la direzione artistica di Francesca Ferro.  Si tratta di una commedia acuta e divertente, costruita tramite una fitta rete di dialoghi, ideati con intelligenza e ironia  dal regista Francesco Maria Attardi (anche e sceneggiatore dello spettacolo), che sfrutta la buona performance attoriale dei tre interpreti protagonisti (Plinio Milazzo, Francesca Agate e Francesco Bernava) per allestire un  “perverso” e tragicomico gioco di rivelazioni e menzogne.

Tutto comincia durante il trasloco di una coppia sposata, un avvenimento di per se impegnativo e stressante, quasi una tabula rasa per la necessità di ricreare nuovi spazi e iniziare dal principio. E’ proprio sulla base di questo presupposto, del voler  “azzerare il contachilometri” in perfetta sincerità, senza portarsi dietro le menzogne della vita coniugale fino a quel momento vissuta,  che la donna (Francesca Agate) incalza il marito (Plinio Milazzo) a rivelare tutti i tradimenti che egli ha commesso nei suoi confronti (è infatti certa che egli l’abbia tradita in più occasioni). Sebbene riluttante, ma anche curioso e infastidito dalle possibili rivelazioni della moglie, che quasi sicuramente lo ha a sua volta tradito, l’uomo accetta.  Il gioco comincia: i due inizialmente non fanno nessun nome, ma si vincolano a rivelare solo il loro numero di amanti; ma ben presto questa rivelazione non basta e ne innesca altre ben più pericolose, in una reazione a catena in cui entra in scena anche un terzo personaggio, un loro caro amico (Francesco Bernava), sospettato di rientrare nel novero degli amanti della donna.

Da semplici provocazioni ad insulti reciproci, la coppia diventa sempre più “sadica”, nel senso che sembra quasi provare gusto a continuare questo perverso gioco di verità pungenti e reciproche stroncature e  finisce per strumentalizzare l’amico comune, al fine di provocare e ferire l’altro, indurlo a difendersi o scoprirsi: una vera e propria lotta, che è resa con grande ironia dal regista, attraverso dialoghi incalzanti, perfetti tempi comici e drammatici da parte degli interpreti, oltre che battute intelligenti e mai volgari o banali. Il testo di Francesco Maria Attardi gioca volutamente sui cliché maschili e femminili, per prendersi gioco di essi e lancia una provocazione finale: e se fosse proprio questo sadismo di coppia ciò che fa andare avanti una buona relazione?

Il regista costruisce a poco a poco questo quadro, mantenendo sempre alto il ritmo dello spettacolo. I tempi morti sono praticamente assenti. Gli attori li riempiono con grande padronanza scenica, con le battute a loro affidate, ma spesso anche con la pura e semplice gestualità (mai comunque troppo accentuata, ma funzionale ai diversi momenti della rappresentazione) o addirittura con il semplice sguardo. In tal senso molto efficace la travolgente comicità di Plinio Milazzo (il marito), il quale usa a volte anche battute in siciliano, inserite con efficacia e disinvoltura nel testo, senza appesantirlo nè banalizzarlo. Egli dialoga molto bene con la reticenza ferita e provocatoria di Francesca Agate (la moglie) che passa spesso da un registro comico ad uno più drammatico, con grande equilibrio espressivo, rendendo il suo personaggio particolarmente sfaccettato ed enigmatico. Il terzo interprete Francesco Bernava fa abilmente da mediatore “enigmatico” tra i due personaggi. La sua vera identità è dubbia per lo spettatore così come lo è per il marito della coppia. Con questo escamotage il regista crea un senso di mistero e cattura l’attenzione, procrastinando sempre di più lo scontro diretto tra i due uomini, lo spannung annunciato, atteso dagli spettatori.

Sebbene l’ambiente sia unico, il regista riesce a concentrarvi l’alternanza di molteplici relazioni tra i protagonisti, che non rimangono mai le stesse, ma mutano di continuo, facendo sì che i personaggi, a turno, si difendino o accusino l’un l’altro, creando alleanze, per disfarle poco dopo. Si arriva al paradosso per cui la coppia, che dovrebbe essere in crisi, si coalizza con ferocia contro l’amico comune pur di costringerlo a partecipare al loro sadico gioco di rivelazioni. Così il regista crea una fitta rete di battute, dialoghi, gesti e scketch che danno vita ad una comicità molto coinvolgente, che, proprio per questo suo essere eterogenea, arriva necessariamente allo spettatore almeno in una di queste sue forme (se non in tutte).

 

Molti momenti comici sono preparati pazientemente dal regista, come ad esempio quello della luce che si accende e si spegne, un leitmotiv arguto che dura per tutto lo spettacolo, oppure quella del cellulare. Per quanto riguarda la regia, oltre all’indubbio ritmo dello spettacolo, mai noioso nonostante sia carico di dialoghi – e di questo va dato merito senz’altro anche agli attori – sono divertenti i “sipari multimediali”: dei video proiettati su un telo, i quali immortalano i protagonisti impegnati in colloqui psicologici, che sostituiscono il classico telone per suddividere le scene.In merito allo stile adottato da Attardi, se si fa un confronto con il cinema, rievoca il recente Perfetti Sconosciuti, commedia brillante di Paolo Genovese.

Anche lì abbiamo un crudele gioco di rivelazioni innescato dallo svelamento dei messaggi privati sul cellulare. Allo stesso modo si verifica spesso il “tutti contro tutti”, in cui le alleanze sono sempre passeggere e transitorie. Per citare un altro film in cui questo sistema è ancora più evidente si può guardare senz’altro a Carnage, di Roman Polanski, in cui abbiamo un unico ambiente: un salotto in cui quattro interpreti si confessano, si attaccano e si “distruggono” reciprocamente fino ad arrivare allo sfinimento. In conclusione siamo senza dubbio dinnanzi ad uno spettacolo di pregevole fattura, come ha dimostrato la partecipazione attiva del pubblico. Simpatica anche la fase conclusiva in cui gli attori leggono le risposte che gli spettatori hanno scritto su dei questionari distribuiti prima dell’inizio della rappresentazione. I tre interpreti leggono le risposte più curiose, arricchendole con buone dosi di  improvvisazione.

Francesco Bellia