Rossi vs Lorenzo: le riflessioni sul controverso epilogo della stagione

Il sipario sul Motomondiale 2015 è calato trascinandosi un fiume di velenose polemiche che ha inevitabilmente caratterizzato anche l’ultimo atto del campionato. Quella che doveva essere considerata come la gara del secolo, si è trasformata in un’altra occasione per dubitare della correttezza sportiva di cui tanto si è discusso nelle ultime settimane.

Il confronto conclusivo tra Valentino Rossi e Jorge Lorenzo ha decretato la consegna del quinto titolo mondiale allo spagnolo, il quale si è visto balzare in testa alla classifica proprio nell’ultima corsa, scavalcando il rivale nell’occasione più favorevole se pur con tanti dubbi e contrasti.

In casa Yamaha, il preludio dell’appuntamento decisivo della stagione si è espresso nettamente a favore dello spagnolo. In qualifica, ha dimostrato grande freddezza e capacità nel saper gestire il momento importante, inanellando il giro che lui stesso ha definito come il migliore della carriera e che gli ha consegnato di diritto la partenza in pole position con un vantaggio disarmante nei confronti delle Honda. Dall’altro lato del box, un Valentino costernato ha chiuso il sabato pomeriggio in mezzo alle incertezze e alle difficoltà provocate dalla caduta sul finire della sessione.

Tutti gli elementi hanno lasciato intuire che la gara si sarebbe svolta secondo copione. Lorenzo si è fatto trovare pronto e preparato con una guida impeccabile e senza la minima sbavatura. Probabilmente, ha disputato la corsa anche con la consapevolezza del fatto che Marquez avrebbe gareggiato con il freno a mano tirato. Il pilota della Honda è stato per tutti e trenta i giri alle spalle della Yamaha numero 99 senza mai cercare quell’affondo che Valentino e i suoi tifosi hanno continuamente bramato. Per il dottore infatti, la gara è praticamente terminata dopo le prime dodici tornate in cui è risalito dall’ultima alla quarta posizione con una grande rimonta, aiutata anche dalla rovinosa caduta di Andrea Iannone e dal sorpasso agevole su Danilo Petrucci. Da quel momento si è trattato solo di aspettare che succedesse qualcosa tra i tre davanti.

L’atteggiamento di Marquez è sembrato palesemente rinunciatario nel momento in cui il team mate Dani Pedrosa lo ha raggiunto e tentato di sorpassarlo. La sua reazione è stata rabbiosa, quasi come a voler legittimare i ranghi all’intero della squadra e specialmente a rimarcare l’idea di quel “biscottone” con Lorenzo, già ampiamente previsto da Rossi. Al termine di questo mondiale, il 93 della Honda è certamente quello che ne esce con le ossa più rotte per aver macchiato il risultato finale con la sua condotta a dir poco discutibile.

Detto dei sospetti dietro la gara di Valencia, è comunque doveroso riconoscere anche i meriti del neo campione del mondo. Durante l’anno, Lorenzo è stato molto spesso più veloce del suo compagno di squadra, riuscendo a vincere anche più Gran Premi. Il suo grado di competitività ha lasciato intendere che per Rossi sarebbe stato difficile conquistare il titolo anche nel caso in cui non fosse partito dall’ultimo posto sulla griglia di partenza. Lo spagnolo si è tuttavia confermato campione senza né stile né gloria, dopo aver rimarcato nel post gara la superiorità sul passo dei piloti Honda che però, a suo dire, non hanno forzato l’attacco per mantenere il titolo iridato in Spagna.

Analizzando l’intera stagione nel suo complesso, Rossi non ha di certo perso il titolo nell’ultima corsa in cui è riuscito ad ottenere il massimo risultato possibile dopo la sentenza dei commissari in Malesia. I momenti chiave di un campionato quasi perfetto si sono rivelati essenzialmente due. Il primo a Misano dove Valentino si è presentato con una striscia di dodici podi consecutivi che lo hanno proiettato in cima alla classifica. La scelta di cambiare moto a causa del miglioramento del meteo è arrivata troppo tardi e lo ha relegato in quinta posizione che col senno di poi si è indubbiamente rivelata determinante.

Il vero turning point è però avvenuto in Australia. Sul tracciato di Phillip Island, Rossi ha scoperto la cospirazione nei suoi confronti ma la sua replica si è consumata nel peggiore dei modi. Il vero e grave errore del pesarese è stato quello di lanciare l’allarme nella burrascosa conferenza stampa di Sepang e soprattutto di cadere nella trappola preparata da Marquez, nonostante avesse già intuito tutto. Se Valentino si fosse comportato in modo meno impulsivo e più sapiente vista anche la sua esperienza, avrebbe evitato il calvario della partenza dall’ultima fila dando la possibilità di raccontare una conclusione diversa. I fatti successivi all’episodio della Malesia hanno poi soltanto gettato benzina sul fuoco e alzato il grado di tensione già alle stelle.

Quanto alla gara di Valencia, il vero vincitore sportivo è nuovamente Dani Pedrosa. Dopo la fantastica prestazione di Sepang, passata in secondo piano per via del crashgate Rossi-Marquez, lo spagnolo si è confermato uomo vero in pista dimostrando di voler correre per vincere indipendentemente dai giochi per il titolo e dal conseguente polverone sollevato nelle ultime due settimane. Un esempio di grande umiltà e professionalità da cui alcuni, alla luce di questo finale di stagione, dovrebbero imparare e trarre ispirazione.

Gli strascichi di questa fase conclusiva del campionato avranno ovviamente delle ripercussioni in vista del 2016. Stagione nella quale, a prescindere da chi sarà il vincitore, ci si aspetterà almeno di assistere ad un epilogo meno controverso e che non danneggi nuovamente l’immagine di questo sport.

Giuseppe Forte