Ritratto di una storia vera: la fotografia di Howard Schatz, una danza d’impressioni

Il corpo è una maschera a due facce: una fa da scudo alla nostra fragilità interiore, l’altra è lo specchio delle nostre sensazioni. Se lo dovessimo definire, ognuno ne darebbe una sua interpretazione.

Qualcuno darebbe una spiegazione scientifica, qualcuno direbbe che il corpo è un microcosmo che rispecchia e combacia perfettamente con il macrocosmo, come se i corpi fossero dei piccoli universi portatili che ci portiamo addosso, meraviglie, perfette imperfezioni che ci vestono.

Nella parola dei poeti, è il nido attorno all’anima e nell’occhio di un fotografo…beh, nell’occhio di un fotografo, un fotografo come Howard Schatz, è l’immagine curvilinea e seducente delle cose che non hanno bisogno di essere trattenute in una definizione.

Un percorso di vita, quello di Howard, che ad un certo punto si è incontrato con la strada sterrata dell’arte, arte di cui non è più riuscito a fare a meno e che, oggi, lo vede festeggiare con il libro “ Schatz Images:25 years” i 25 anni di carriera.

Da medico patologo dell’occhio ad artista di fama internazionale che, a dirla così, sembra una di quelle pellicole in cui, nei titoli di coda, appare la scritta “tratto da una storia vera”. E, questa storia è una trama di fotografie, studi sul corpo umano, sul movimento degli arti che diventa linea, costellazione, quasi un passo di danza. Tra i suoi progetti più significativi troviamo l’alfabeto e i numeri, a cui si aggiungono “Body Knots” e “Underwater Studies”. Quest’ultima serie si presenta come un’immersione in un mondo acquatico abitato da creature leggiadre, una sorta di altra faccia della luna dove le donne ritrovano la libertà di movimento nella consistenza versatile dell’acqua e si spingono fino a sembrare, con i loro abiti velati, dei petali di fiori.

La grazia a la raffinatezza delle forme sono le due correnti che si incontrano nelle opere di Schatz e a chi gli chiede se ha nostalgia della sua vecchia carriera risponde: “L’oftalmologia e la fotografia sono due lati della stessa moneta. La differenza è che, nella fotografia, posso commettere errori, posso avere la libertà di provare cose nuove. In entrambe, però, è necessario avere quell’abilità, quella capacità di ispirare fiducia in uno sconosciuto, che può essere un paziente come una persona a cui faccio una fotografia, un ritratto”.

Alessandra Nepa