Rebus Allegri

Allegri sbaglia tutto nella formazione titolare della Supercoppa perdendo la terza finale in un anno.

La Supercoppa italiana di stanotte vinta dalla Lazio sottolinea ulteriormente quelli che, nei tre anni di gestione Allegriana, sembrano essere i particolari stridenti di un quadro quasi perfetto.
Trascurabile l’aspetto del ritardo di condizione, avvenimento dato quasi per scontato nel mondo Juve, vista la grossa mole della maggior parte dei giocatori in rosa, ormai percepita come una sorta di rito scaramantico prima dell’inizio della stagione.
Ciò che non convince è proprio il perché affidarsi a quelli più in difficoltà in una partita secca con un trofeo in palio. È lo stesso Allegri, sollecitato a fine partita, ad ammettere:

“Mario, Sami e Gonzalo (Mandzukic, Khedira e Higuain ndr.) sono giocatori che hanno bisogno di tempo per entrare in condizione e questo è il periodo in cui soffrono maggiormente”.

Perché allora rischiare di schierare titolari giocatori con pesanti ritardi di condizione?

La domanda si fa ancora meno illegittima quando si guarda alla panchina dei bianconeri, con un Marchisio scintillante nel precampionato lasciato seduto fino al triplice fischio, così come Lichsteiner (folle pensare che Barzagli possa sostenere i ritmi del ruolo più faticoso del calcio -peraltro un ruolo mai stato suo- a 36 anni), così come Rugani, a cui è stato preferito un Benatia in condizioni pessime.

Altro capitolo a parte meritano gli esterni offensivi, con un Cuadrado ampiamente insufficiente e un Mandzukic ai limiti della passeggiata, con tanti saluti ai nuovi arrivati Douglas Costa e Bernardeschi, che hanno sgaloppato per appena 30 minuti.
Massimiliano Allegri aveva poche opportunità di perdere una partita così ampiamente, con i bianconeri apparentemente salvati da due gol da fermo del nuovo numero 10.

I biancocelesti si presentavano con un 352 compatto ma senza soluzioni offensive trascendentali, con addirittura un Milinkovic-Savic costretto a fare da seconda punta. Sarebbe stato auspicabile quindi una formazione juventina ben disposta a fare gioco d’attacco già dalla difesa, proprio a sfruttare la mancanza di due frecce quali Keita Balde e Felipe Anderson.
Max Allegri invece come consuetudine nelle partite che decidono il trofeo (stessa scelta anche a Cardiff) preferisce la difesa a oltranza, con Barzagli a formare il caro e “vecchio” tridente difensivo e Cuadrado lasciato solo e confuso sulla trequarti di destra.
Inzaghi non si è fatto sicuramente pregare, sfruttando i 5 centrocampisti per schiacciare il blocco difensivo juventino con pressing asfissiante e concedendo praticamente nulla fino all’ingresso delle ali vere: Douglas Costa e Bernardeschi.

L’allenatore bianconero perde così un’altra finale complicandosi la vita dalla formazione iniziale (dopo la Supercoppa con il Milan e la Champions) e vede per la prima volta una panchina sempre meno stabile, complice una gestione delle partite che contano che inizia ora a far vedere delle lacune preoccupanti.
Fondamentale deve essere in questo inizio di stagione non aver paura di buttare nella mischia i nuovi acquisti, evitando il solito antipasto di panchina giustificato dal motivetto ridondante dell’ambientamento dei ragazzi.

Max Allegri, o si cambia con coraggio e la panchina si farà rovente.

Mattia Musio