Quanto costano le campagne elettorali USA

Si sono concluse da poco le elezioni americane, dopo una campagna elettorale che ha visto non pochi colpi di scena. Anche questa volta la macchina politica a stelle e strice ha partorito un gran bel show. Ma quanto è costata tutta questa “democrazia”?

Se è vero che vince sempre chi spende di più, l’unico a fare eccezione fu Jimmy Carter più parsimonioso del suo avversario Gerald Ford nel 1976, un’altra costante sembra che le campagne elettorali diventano di volta in volta sempre più costose; vuoi per la complessità sempre maggiore delle macchine propagandistiche, costruite per valorizzare il culto personalistico dei candidati, vuoi perché l’esercito di spin doctor, analisti, sondaggisti e comunicatori diventa sempre più folto, così oltre la corsa alla Casa Bianca, i candidati devono correte per raccogliere il maggior numero di finanziamenti possibili.

Per queste elezioni, gli uomini che hanno tirato le fila delle campagne dei due candidati sono stati John Podesta, a capo della campagna di Hillary Clinton, e Paul Manafort quello che ha gestito la corsa di Donald Trump. Manafort è una vecchia conoscenza della politica statunitense, ma non solo visto che nel suo portfolio figurano clienti come il leader congolese Mobutu Sese Seko e altri capi di Stato davvero poco raccomandabili come Sani Abacha e Viktor Yanukovich. Sicuramente questa elezione gli americani la ricorderanno per le cifre da capo giro che i candidati hanno speso. Donald Trump ha spesso sostenuto di voler contenere i costi e che si sarebbe per lo più autofinanziato, tuttavia all’inizio della corsa per la Casa Bianca, il magnate ha ricevuto 192 milioni di dollari di donazioni, e  se è la somma che dà il totale, tra PAC, donazioni, aiuti dal Partito Repubblicano e dei comitati la sua campagna è costata la bellezza di 795 milioni di dollari. A Settembre Hillary Clinton ha ricevuto, tra donazioni e sostegno del suo Partito, 79 milioni di dollari che se sommati a quelli spesi durante tutto l’arco della campagna si arriva ad un totale sbalorditivo, superiore a qualsiasi campagna elettorale, 1.3 miliardi di dollari.

Ripercorrendo la storia delle campagne elettorali statunitensi ritroviamo l’eccezionale caso nel 1976, dove Gerald Ford spese 36 milioni e Jimmy Carter “soltanto” 33 milioni per batterlo. L’elezione successiva, l’ex attore hollywoodiano Ronald Reagan spese 59 milioni di dollari, 9 in più del presidente uscente, conquistando la Casa Bianca. Continuando con il Partito Repubblicano, nel 1988, G. H. W. Bush ha “staccato” il suo avversario, Dukakis, di 3 milioni. Il patriarca della dinastia di petrolieri e politici fu poi battuto da Bill Clinton, il primo presidente a superare i 100 milioni di euro.

Ma è nel nuovo millennio che abbiamo visto l’esplosione dei costi nelle campagne elettorali: durante le presidenziali del 2000 G. W. Bush ha raddoppiato la spesa della campagna elettorale passando da 187 a 355 milioni di dollari. Barack Obama, inveceè diventato il primo presidente afroamericano della storia con una spesa di 760 milioni di dollari, più del doppio del suo predecessore e più del triplo del suo avversario McCain (240 milioni di dollari). Nonostante gli sforzi di Romney nel 2012, raddoppiando il budget dei repubblicani, i suoi 483 milioni di dollari non sono bastati per contrastare l’uragano Obama e i suoi 737 milioni.

E sebbene oramai si sappia il nome del vincitore, non ci resta che stare a guardare quanto possa fare Donald Trump per il mondo: un uomo considerato un drunk driver tra i più grandi azionisti mondiali che su di lui non avrebbero scommesso neanche un euro e che oggi si vedono scoraggiati negli investimenti con un relativo crollo dei mercati azionari. Sarà quindi dovere del magnate di origini tedesche, far ricredere quanti durante queste elezioni hanno cercato di screditarlo.

redazione