Laurea si o laurea no: quando un titolo è solo un pezzo di carta

Di Marco Salvadego per Social Up!

Quanto vale una laurea? O meglio quanto conta essere laureato? Se ci guardiamo attorno infatti sembrerebbe che ottenere una diploma di laurea sia garanzia di “intelligenza” o comunque di ottime competenze. Almeno secondo il comune sentire. Ma se ci fermiamo ad osservare i dati le cose cambiano completamente. Ci siamo già occupati della situazione dei laureati, che vede l’Italia, fanalino di coda tra i Paesi OCSE per percentuale di laureati tra i 25-34 anni (34%), fatica a trovare la piena occupazione dei suoi laureati. Nel 2015 il 74% dei laureati ha un occupazione nei 5 anni seguenti alla laurea, ma solo il 61% dichiara che il proprio titolo di studio è utile per il lavoro che svolgono. Quindi si può avere successo, essere dei grandi pensatori, artisti o imprenditori anche senza un diploma di laurea? Per rispondere a questa domanda ecco un elenco di alcuni grandi uomini del passato che hanno rivoluzionato il mondo in cui hanno vissuto senza avere una laurea.

EUGENIO MONTALE (1896-1981)
Dopo il diploma in ragioneria prosegue la sua formazione da autodidatta, dedicandosi alla lettura dei classici e a sporadiche lezioni di filosofia grazie alla sorella. I suoi interessi vengono coltivati grazie alle biblioteche pubbliche e in vita sua non frequentò mai un solo giorno di università. Vinse il Nobel per la letteratura nel 1975.

GEORGE BOOLE (1815-1864)
A causa dell’estrema povertà in cui versava la sua famiglia non ebbe modo di coltivare gli studi, dovendosi formare da autodidatta. Da subito i suoi interessi si concentrarono sulla matematica, tanto da riuscire a rivoluzionare il panorama matematico dell’epoca.Venne insignito della medaglia della Royal Society, venendo poi cooptato nel Queen’s College di Cork nel 1849. I suoi studi sono stati la base per le successive ricerche sui circuiti elettronici e sul calcolo differenziale.

BENEDETTO CROCE (1866-1952)
Uno dei più importanti pensatori del ‘900, ebbe una carriere universitaria molto breve. Frequentò per un solo anno la facoltà di giurisprudenza alla Sapienza, con non lusinghieri risultati. Abbandonò poi gli studi per dedicarsi alla ricerca filosofica, che lo hanno portato ad essere considerato come uno dei padri del pensiero liberalista in Europa.

GALILEO GALILEI (1564-1642)
Inizialmente iscritto alla facoltà di medicina di Pisa, che garantiva una più sicura occupazione, ne abbandonò presto gli studi per dedicarsi alla matematica.Decise infine di abbandonare definitivamente gli studi di medicina per dedicarsi completamente alla ricerca scientifica.

FEDERICO FELLINI (1920-1993)
Considerato uno dei maggiori registi di tutti i tempi, si diploma al liceo classico Giulio Cesare di Rimini. Lasciò Rimini con la scusa di iniziare gli studi di giurisprudenza a Roma, dove però non si iscrisse mai. Inizialmente interessato al giornalismo abbandonò presto questa strada per dedicarsi al cinema.

WALT DISNEY (1901-1966)
Con un’infanzia segnata dalla ristrettezza economica, dopo le scuole elementari si iscrisse all’Art Institute of Chicago. Inizialmente occupato grazie allo zio presso le ferrovie, fondò a Kansas City il suo primo studio di animazione.

STEVE JOBS (1955-2011)
Pur essendosi iscritto alla facoltà di informatica del Reed College di Portland, abbandona gli studi dopo solo un semestre a causa del costo troppo elevato delle rette universitarie. Dopo un viaggio in India fonda la sua società nel garage della casa dei genitori. Il resto è storia.

Questo dovrebbe farci riflettere sul valore da attribuire alla laurea. Quello che queste persone ci hanno mostrato è che si può avere un istruzione di altissimo livello anche al di fuori dei canali ordinari di istruzione; ecco che allora dobbiamo domandarci quale sia la vera funzione dell’Università. Se Università e istruzione possono non andare di pari passo a cosa serve una laurea? Il sistema di istruzione deve essere utile e funzionale al singolo affinché non solo trovi più facilmente la sua strada nel mondo lavorativo, ma funga anche da strumento per il progresso della nostra società e questo dobbiamo tenere in considerazione anche in vista di una possibile riforma del sistema universitario e di ricerca. Se si rompe questo rapporto tra istruzione universitaria e spendibilità del titolo quello che ci rimane è solo un pezzo di carta.