Quali squali possiamo trovare nel Mediterraneo?

Spesso capita di leggere articoli dai toni sbalorditi, riguardanti questi animali, come se nel Mediterraneo non dovessero esserci o come se non ci fossero mai stati.
Ebbene la situazione non è questa, gli squali nel Mare Nostrum ci sono sempre stati e ci sono tutt’ora; secondo alcuni autori ne sono presenti circa 70 specie diverse, per altri autori solamente 30, per altri ancora 45 circa.
Ciò che, da questo punto di vista, differenzia il Mar Mediterraneo da altri mari od oceani è sicuramente la densità delle popolazioni delle varie specie di selaci, la frequenza degli avvistamenti e, di conseguenza, la probabilità di incontrarne uno (in altre parti del mondo gli incontri “sgradevoli” sono quasi una certezza).

Tipico cartello di avvertimento usato lungo le spiagge australiane.

Ora, detto questo, non lasciatevi terrorizzare dagli inutili allarmismi creati dalla maggior parte degli articoli a riguardo; perché la questione è delicata e la divulgazione e la sensibilizzazione sono fondamentali per poter conoscere questi animali e per poterli preservare, visto che molte specie al momento sono a rischio o vulnerabili.
Tra le tante specie che popolano il nostro mare ne sono presenti alcune che possiamo facilmente trovare sui banchi delle pescherie d’Italia (e non solo), tra cui il palombo (Mustelus mustelus), il palombo stellato (Mustelus asterias), lo spinarolo (Squalus acanthias), lo smeriglio (Lamna nasus; fuori dall’Italia utilizzato insieme ad altre specie per la celebre zuppa di pinne di squalo), il gattuccio (Scyliorhinus canicula), la verdesca (Prionace glauca) e il capopiatto (Hexanchus griseus; chiamato anche pesce vacca proprio per la bontà delle sue carni); oltre a questi, sono presenti lo squalo manzo (Heptranchias perlo), lo squadro (Squatina squatina), lo squalo toro (Carcharias taurus), lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), lo squalo bianco (Carcharodon carcharias), lo squalo mako (Isurus oxyrhincus), lo squalo volpe (Alopias vulpinus), lo squalo volpe occhione (Alopias superciliosus), la canesca (o galeo, Galeorhinus galeo), lo squalo martello (Sphyrna zygaena) e tanti altri ancora.
Inoltre, sono considerate aliene (o alloctone, cioè non facenti parte della fauna del luogo) tre specie, ovvero lo squalo tigre (Galocerdo cuvier, pescato nello Stretto di Messina), lo squalo latteo (Rhizoprionodon acutus; ritrovato nel Golfo di Taranto, il suo nome comune è dovuto alla credenza indiana che se consumato fresco favorisce l’allattamento) e lo squalo martello maggiore (Sphyrna mokarran; ritrovato a Camogli in Liguria).

Squalo tigre.

Solo alcune di queste specie sono potenzialmente pericolose per l’uomo, mentre in tutto il mondo, tra le circa 500 specie conosciute, solo quattro (squalo bianco, squalo longimano, squalo tigre e squalo leuca) hanno raggiunto un numero notevole di attacchi letali.
In ogni caso, le statistiche parlano chiaro: gli attacchi (che sono quasi sempre accidentali) e ancor di più le morti, sono estremamente rari nel Mare Nostrum e vengono solitamente attribuiti allo squalo bianco (Carcharodon carcharias); ma nonostante tutto, vari ricercatori di varie parti del mondo riescono a studiare questi animali molto da vicino, stabilendo alle volte anche un contatto con loro e questo ci dà ulteriore conferma di quanto accidentale sia la natura di un “attacco” di uno squalo nella maggior parte delle occasioni.

 

L’esperto di squali sudafricano Chris Fallows mentre pagaia accanto a uno squalo bianco, per dimostrare che quasi sempre gli attacchi sono accidentali.
Ocean Ramsey, modella, subacquea, istruttrice sub e apneista, ha nuotato con 32 diverse specie di squali in giro per il mondo.
Un fotografo subacqueo riprende da vicino un Grande Bianco.

Sembra essere certo che l’insieme delle specie di squali (la selacofauna) dei mari italiani comprenda quasi tutti i pesci cartilaginei del Mediterraneo; inoltre, secondo alcune statistiche, il nostro Paese è il quarto importatore al mondo di prodotti di squalo dopo Spagna, Corea e Hong Kong ed è anche il maggior consumatore europeo delle carni di questi animali.

Smeriglio.
fonte: lastampa.it
Burrida, piatto a base di Gattuccio tipico delle zone costiere della Sardegna.
Palombo.

Tornando all’argomento iniziale, quante sono le probabilità che abbiamo di incontrare uno di questi splendidi animali mentre siamo al mare? Dove è più facile incontrarli?
Ovviamente tutto dipende dalle specie: quelle di grandi dimensioni vivono solitamente lontane dalle coste, infatti vengono avvistate con più facilità da chi va a fare un giro in barca o dai pescherecci, mentre quelle di piccole dimensioni possono essere avvistate anche in zone molto vicine alla costa.
Ciò non elimina definitivamente le possibilità di vedere un grosso squalo mentre siamo seduti sul nostro telo in spiaggia, perché spesso capita che seguendo una preda o attratti dalle reti piene dei pescherecci, si avvicinino alle nostre rive per poi allontanarsi nuovamente; anche se ogni tanto capita che qualcuno di loro rimanga spiaggiato.

Un’ultima conferma e un’ulteriore presa di coscienza della presenza di selaci nei nostri mari, sono i numerosi ritrovamenti delle loro carcasse lungo le spiagge di tutta Italia e degli altri stati bagnati dal Mare Nostrum; da tutte queste informazioni dovremmo capire che questi fantastici animali vivono nelle nostre acque da molto più tempo di noi e che sono una ricchezza da preservare con cura evitando di ucciderli a sassate, mazzate o fucilate come tante persone poco informate fanno ancora al giorno d’oggi.

Vincenzo Garozzo