Palermo: Capitale Italiana della Cultura 2018

Chi ha visto una volta il cielo di Palermo non potrà mai più dimenticarlo

Così scriveva una volta Goethe; in realtà lo scrittore tedesco è soltanto una delle tante personalità che hanno espresso un pensiero sulla capitale siciliana. Teatro, ahimè, di sanguinolenti scontri di stampo mafioso – suggerisco al riguardo la brillante pellicola di PIF “La mafia uccide solo d’estate” molto inerente al tema e soprattutto molto interessante -, la calda città di Palermo sta vivendo oggi una rinascita. L’adesione della Città Metropolitana alla candidatura di Palermo per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2018 amplia, infatti, l’offerta culturale della manifestazione e ne amplifica la funzione di volano culturale ed economico.

Tre anni e mezzo dopo la bocciatura di Palermo dalla selezione per diventare capitale europea della cultura 2019, l’amministrazione guidata da Leoluca Orlando – sindaco della città – ci ha riprovato e stavolta ci è riuscita. Il 2018 è ufficialmente l’anno di Palermo come Capitale della Cultura, arrivata in finale insieme ad Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Recanati, Settimo Torinese, Trento e l’Unione dei Comuni Elimo Ericini.
La decisione venne presa un anno fa, il 31 gennaio 2017, presso il Salone del Consiglio Nazionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, quando il ministro Dario Franceschini lesse la decisone della Commissione giudicatrice, che prese la decisione all’unanimità.

La programmazione delle attività ad oggi definita si estende da Monreale a Castelbuono attraversando Palermo e i comuni della costa tra i quali Bagheria e Cefalù. E’ evidente il riferimento all’itinerario arabo – normanno (Monreale, Palermo, Cefalù) con una estensione a Castelbuono.

L’attenzione, insomma, è concentrata maggiormente sull’area dell’ex Provincia palermitana, generatore di ricchezza, di opportunità di lavoro e di crescita della produttività attraverso la sua capacità di attrarre popolazione.
Il focus sull’area madonita – il territorio settentrionale dell’isola – è ovviamente giustificato dalle sue ricchezze naturalistiche, storiche e culturali. Fondamentale, inoltre, la connessione strategica già esistente con il Museo Civico di Castelbuono che si è distinto negli ultimi anni per la capacità di coniugare tradizioni e arte contemporanea e per la funzione di snodo culturale all’interno di un sistema a rete diffuso sul territorio.

La ricchezza monumentale e culturale della Città di Bagheria, il museo Guttuso, le ville nobiliari pubbliche e private, le tradizioni popolari e le produzioni dell’artigianato artistico, così come la dimensione letteraria e cinematografica, sono solo alcuni dei punti cardine su cui l’aerea palermitana concentra la sua strabiliante offerta, il tutto in una prospettiva metropolitana.

Tale candidatura costituisce per la città di Palermo – e il suo milione di abitanti –  il miglior trampolino di lancio per trasformare le proprie complessità e contraddizioni in elementi rigenerativi per il compimento di un processo di trasformazione urbana, sociale e culturale fondato sul rispetto dei diritti e della legalità.
La cultura è la protagonista, e il suo ruolo è fondamentale per costituire una nuova base sociale di confronto, di conoscenza dell’altro e di superamento delle differenze come ostacolo alla convivenza pacifica. Attraverso la consapevolezza di sé che si acquisisce parallelamente – e in compenetrazione – all’esaltazione della cultura si giunge al riconoscimento dei diritti individuali e collettivi.  Il diritto dell’altro è anche assunzione consapevole e pacifica dei propri doveri.

Palermo possedeva questo ruolo già nel DNA: da sempre è stata infatti dimora delle più disparate culture e tradizioni; lo testimoniano il suo paesaggio, la sua lingua, i suoi monumenti, la sua cucina e il suo tessuto urbano.

La promozione internazionale della Carta di Palermo, l’istituzione della Consulta delle Culture e il processo di liberazione dal condizionamento culturale della mafia pongono il tema dei diritti come presupposto politico degli interventi culturali. La storia, lontana e recente, di Palermo rende questi basilari e condivisi principi un elemento chiave per la crescita della città.

Il dovere di tramandare alle generazioni future l’eredità culturale non riguarda soltanto il rispetto dei principi di tutela e conservazione dei monumenti ma, anche, la valorizzazione delle relazioni tra passato, presente e futuro nelle produzioni artistiche: una visione del contemporaneo non vincolata dalla forza della storia ma che usa la stessa come materia per la sua rigenerazione; rafforzata dalle mescolanze e dal confronto internazionale fuori e dentro la città.

Il 2018 è dunque un grande anno per Palermo, non ci resta che augurarle Tutt’è bbonu e binirittu!