Pablo Escobar: miti e leggende sul re dei narcos

Violento, spregiudicato, senza scrupoli e pronto a tutto. Queste sono solo alcune delle caratteristiche che identificavano l’uomo conosciuto come Pablo Escobar, un nome che ancora oggi è per eccellenza sinonimo di signore della droga, il re dei narcos che tra gli anni settanta e ottanta piegò un intero paese ai suoi voleri.

Fare un resoconto dettagliato della storia di questo spietato narcotrafficante sarebbe quasi impossibile quanto elencare l’immensa ricchezza da Lui accumulata, pertanto ci limiteremo a citare alcune delle curiosità e dei racconti più famosi che circolano sulla vita di “El Patron” come era soprannominato.

1. Soldi

Secondo molti Pablo Escobar sarebbe stato il più ricco criminale della storia. Si calcola che tra gli anni settanta e ottanta abbia accumulato un patrimonio di oltre venticinque miliardi di dollari rendendolo uno degli uomini più facoltosi del pianeta. La famosa rivista Forbes nel 1989 lo catalogò come il settimo uomo più ricco del mondo. In merito a queste dichiarazioni, si narra che una sera Escobar avesse trovato rifugio in un casotto di montagna assieme alla figlia e per riscaldarsi bruciò circa due milioni di dollari non avendo altro a disposizione. Questo per rendere chiaro di quanti soldi disponesse…

2. Elastici

Si racconta che Pablo Escobar avesse così tanti soldi che spendesse la non poco riguardevole cifra di 2.500 dollari al mese di soli elastici per tenere assieme i mazzetti di banconote. Inoltre ogni anno, in base a quanto scoperto dai suoi registri contabili, perdeva circa il 10% di quanto guadagnava a causa di infiltrazioni d’acqua o dei topi che rovinavano i suoi depositi. E se calcoliamo che ogni anno il suo cartello incassava una cifra pari a circa 22 miliardi di dollari, vuole dire, in soldoni, una perdita annuale di quasi due miliardi….

3. Armi

Naturalmente con una tale quantità di denaro il signore dei Narcos poteva permettersi un vero e proprio esercito di uomini armati di tutto punto e con mezzi all’avanguardia come camion, elicotteri e un’intera flotta di navi da utilizzare per gli affari del cartello di Medellin, il gruppo di cui Escobar era l’indiscusso capo. Inoltre alcune stime dichiarano che controllasse il 30% del mercato mondiale delle armi vendute illegalmente e sottobanco.

4. Droga

All’apice della sua carriera, Pablo Escobar riforniva di cocaina l’80% del mercato mondiale. Questo, tradotto in parole semplici, significava che se compravate nei primi anni 80 in qualsiasi parte del mondo dieci buste della polvere bianca, otto di queste erano prodotte dal narcotrafficante colombiano.

5. Politica

Per un certo periodo della sua vita, Pablo Escobar decise di intraprendere anche la carriera politica. Nel 1982 si candidò come deputato liberale nel parlamento colombiano. Naturalmente si trattò solo di una parentesi rispetto alle “normali” attività lavorative che lo tenevano occupato.

 

6. Benefattore

Per molti Pablo Escobar non era lo spietato criminale passato alla storia, ma un benefattore e amico dei più deboli. Volendosi accattivare le simpatie delle fasce più povere della popolazione, El Patron spese una fortuna per costruire campi da calcio, scuole ed abitazioni in molte città della Colombia, rendendosi agli occhi della gente comune una sorta di novello Robin Hood. Questo naturalmente per ottenere dai colombiani fedeltà e protezione per i suoi affari.

7. Prigione

Nel 1991 Pablo Escobar decise di “consegnarsi” alle autorità colombiane sia per evitare l’estradizione negli Stati Uniti (quindi una condanna più severa) sia per fuggire da eventuali tentativi di assassinio da parte dei cartelli rivali. Invece di finire in una comune prigione, il re dei narcos se ne fece costruire una che soddisfacesse appieno i suoi bisogni e desideri. Nacque cosi “la Catedral” la lussuosa residenza di Escobar, la sua “Gabbia dorata” attrezzata di ogni possibile confort come un campo da calcio e una terrazza panoramica. Inoltre le autorità colombiane, in base agli accordi presi, non potevano avvicinarsi alla residenza-prigione di El Patron.

8. Morte

Nel 1993 fu l’anno della fine di Escobar. Le foto della sua “prigione” dorata e l’odio accumulato da un decennio di assassini e brutalità portarono l’opinione pubblica colombiana a chiedere con insistenza una sua reale condanna. Il due dicembre, dopo essere stato avvistato nel centro di Medellin, sua città natale, Pablo Escobar nel tentativo di scappare fu raggiunto da diversi proiettili sparati dalle forze speciali colombiane, la Bloque de Búsqueda. Morì in questo modo il più grande narcotrafficante mai vissuto. La foto del suo cadavere, immortalata dagli stessi poliziotti che lo freddarono, fece il giro del mondo.

9. Figli

Dopo la morte di Escobar, il suo impero rapidamente crollò, frammentandosi in numerosi cartelli rivali. Recentemente uno dei suoi figli, Juan Pablo, ha deciso di girare un documentario intitolato Los Pecados de mi Padre. Come il titolo lascia intendere in quest’opera il figlio del El Patron fa luce sul lato oscuro del genitore, invitando tutti, soprattutto i giovani, a non miticizzare un uomo che si è reso colpevole di tante atrocità e che ha avuto a cuore soltanto un unico pensiero, quello del dio denaro. Un dio per il quale ha versato un’infinità di sangue.

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Fulvio Mammana