Omicidio Kennedy: un caso ancora aperto

Accadeva 52 anni ed un giorno fa: il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy veniva assassinato a Dallas. Nel pieno della Guerra Fredda, in piena corsa agli armamenti e in piena battaglia per la supremazia spaziale, una nota macabra: un fiotto di sangue macchia le strade di Dallas, Texas. Era il sangue di JFK.


L’ultimo viaggio in Texas avrebbe avuto perlopiù fini politici: finanziare la campagna elettorale del partito democratico e presentare la ricandidatura di Kennedy come presidente USA. Una tale personalità andava protetta: la polizia rinforzò la difesa cittadina per evitare di incorrere in incidenti simili a quello capitato all’ambasciatore Adlai Stevenson, deriso e colpito da sputi. Ma un tale rinforzo delle difese non fu necessario a prevenire l’assassinio di Kennedy.

Giunti all’aeroporto di Dallas, Kennedy e sua moglie Jacqueline si diressero verso la Lincoln, la limousine che avrebbe dovuto guidarli per Dallas. Il corteo sarebbe dovuto partire dall’aeroporto e seguire un percorso ben definito che però venne cambiato all’ultimo momento. Il percorso originario avrebbe previsto il passaggio da Dealey Plaza a Main Street, passando così nel centro storico della città.

Si preferì percorrere Elm Street, una via parallela che rappresentava un “percorso migliore”, a detta degli organizzatori. In effetti fu così: il corteo procedeva sereno, senza lunghe interruzioni salvo il saluto a delle suore cattoliche e a dei bambini fatto dal presidente Kennedy. All’improvviso un uomo corse verso la vettura di Kennedy, forse un esaltato pronto a ferire il presidente! Falso allarme: fu subito fermato. Nulla di grave: la scorta compì magistralmente il suo dovere!

Nessuno avrebbe potuto immaginare che la vera minaccia si sarebbe nascosta in un palazzo distante dalla limousine solo 20 metri: il deposito librario della Texas school.

Fu infatti proprio in corrispondenza della curva fra Huston street ed Elm Street che molti testimoni affermarono di aver udito tre spari. Uno di questi colpì alla testa Kennedy, il colpo che si sarebbe rivelato fatale per il presidente. Subito la limousine si diresse al Memorial Hospital per soccorrere Kennedy, ma fu tutto inutile: John Kennedy, 35° presidente degli stati Uniti, sarebbe morto di lì a poco.

Gli Stati Uniti sono sconvolti: tempi tesi sono quelli della Guerra Fredda. Si seminava discordia, si sputava veleno alla prima occasione. E’ stato forse un russo, un sicario pagato da Chruscev? Un boicottatore proveniente da Cuba? Non proprio: è stato Lee Oswald a sparare al presidente Kennedy dal secondo piano del deposito dei libri scolastici. Nel giro di poco tempo, Oswald fu arrestato e il deposito messo immediatamente sotto sequestro. Due giorni dopo l’arresto, Lee Oswald venne ucciso dal sicario Jack Ruby che sostenne, per difendersi, di averlo fatto solo per Jacqueline, per risparmiarle il processo dell’uomo accusato della morte del marito.

La notizia della morte del presidente Kennedy si diffuse a macchia d’olio. Non vi fu rete televisiva o radiofonica negli States che non parlasse dell’omicidio Kennedy. Oltreoceano, la notizia fu recepita su larghissima scala destando grande scalpore e rammarico per la morte di uno dei presidenti più apprezzati nella storia degli Stati Uniti.

Il successore di Kennedy, Lyndon Johnson, si mobilitò per istituire una commissione presidenziale che avrebbe dovuto far luce sulla scomparsa di Kennedy, la cosiddetta commissione Warren. Le indagini della FBI condussero oltre 25000 interviste, 553 interrogatori e ben 2300 rapporti. Le modalità dell’omicidio rimasero però ancora poco comprensibili ai più, tanto che la commissione formulò la cosiddetta “teoria della pallottola magica” per poter giustificare le 7 ferite a Kennedy e al governatore Connally che sedeva sulla stessa limousine. Una traiettoria improponibile del proiettile che è stata criticata ma accorta perlopiù dai “complottisti“…

Indagini su indagini e non si è mai giunti a universali riscontri. Le prove su cui si è basato il caso Kennedy sono limitate alle registrazione degli spari e alle testimonianze sulla loro provenienza dal deposito libri, le impronte del sicario Oswald sul fucile e il suo temperamento filo-castrista. Solo da un po’ di tempo, sono state divulgate le immagini dell’autopsia di Kennedy, prima rimaste segrete.

Alla fine, la commissione Warren giunse all’unanimità a reputare Lee Oswald l’esecutore materiale del delitto, ma spesso le conclusioni tratte sono state contrastate per la loro ambiguità. JFK: un caso ancora aperto?

Andrea Colore