“Qualcosa di Nuovo” di Cristina Comencini presentato a Milano

Oggi in una location d’eccezione come la Terrazza Martini a Milano è stato presentato Qualcosa di Nuovo, ultimo film della regista italiana Cristina Comencini.

Trasposizione cinematografica della pièce teatrale La Scena diretta sempre dalla stessa regista, il film vede come protagonista il duo Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi (che ha scritto la sceneggiatura con la Comencini stessa e Giulia Calenda), coppia femminile affiancata dal giovane ma talentuoso Eduardo Valdarnini.
Una storia fatta di persone diverse, piccoli universi umani destabilizzati da incontri, relazioni quasi anticonvenzionali ma capaci di liberare appieno il proprio essere, la propria emotività.
Una commedia tipica della Comencini che riprende il discorso della femminilità contestualizzandolo in un film che racconta diversi tipi di donne (le due protagoniste) che per quanto diverse e caratterialmente distanti si vedranno unite e avranno un’intesa come solo l’universo femminile ci insegna.
Due vite sentimentali distrutte quelle dell due protagoniste che cambieranno con l’incontro del giovane Luca capace di destabilizzare il loro equilibrio e il loro essere donne; tra situazioni imbarazzanti, equivoci voluti e non voluti, il film procede nella ricerca di cosa voglia dire davvero essere donna e, forse, la risposta arriva sul finale in un climax ascendente, di sfogo totale e di piena libertà.
In attesa dell’uscita nelle sale cinematografiche il 13 Ottobre 2016 di Qualcosa di Nuovo, ecco come è andata la Conferenza Stampa tenutasi nella città meneghina.

1) Micaela Ramazzotti, come ti sei trovata a recitare con una regista contraddistinta da uno stile sicuramente differente da quello di tuo marito (Paolo Virzì) che ti ha diretto molte volte?
MR. È stata un’esperienza unica lavorare con Cristina; è stata una opportunità per me perché mi ha portato a fare cose che non avevo mai vissuto.
Ci siamo messi in un teatro di posa dove, facendo prove libere, giravamo in un modo teatrale e spontaneo.
Arrivare a girare quasi in un unico piano sequenza da 7 min non è facile.
Cristina sapeva benissimo dove potevano arrivare e dove potevamo spingerci oltre.
Mi sono sentita molto accolta e contenta di aver preso parte a questa opportunità.

2) Paola Cortellesi hai una versatilità che molto richiama la formazione americana che permette di saper giostrare su aspetti diversi (dal ballo al canto, dalla recitazione teatrale a quella cinematografica fino arrivare varietà), hai mai pensato un giorno di metterti dietro la macchina da presa?
PC. Per me è stata una grande opportunità ed è stato un grande passo muovere i primi passi verso la sceneggiatura. Cristina mi ha fatto un grande regalo a permettermi di scrivere con lei e Giulia Calenda.
È una regista di grande scuola e grande esperienza e io mi sono messa ad osservarla; proprio lei mi diceva di guardare bene perché è convinta finiró col far quello (ride ndr).
Questa parte del mestiere mi piace, e non sarebbe male un giorno dirigere, “spiando” da una grande maestra come lei.

3) Qual è stata la curiosità che l’ha spinta a scrivere il testo teatrale, Cristina Comencini?
CC. La stessa necessità per cui ho fatto il film; le relazioni anticonvenzionali e le coincidenze. Quando avvengono incontri di questo tipo è lì che nasce qualcosa di nuovo.
Ho preso ispirazione dal cinema inglese degli anni ’60 dove ci sono mondo diverse, realtà differenti che si scontrano.
Mischiare le carte ha fatto uscire particolarità diverse; nel film le due donne che si affacciano al mondo per loro diverso, estraneo del ragazzo.
Il mio intento era raccontare il mondo delle relazioni che, oggi come oggi, stanno cambiando notevolmente.

4) Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti, come è stato lavorare insieme?
PC. Io da tanto volevo lavorare con lei perché l’ho da sempre stimata ma non avevo mai avuto opportunità di collaborarvi molto.
Ho scoperto una professionista brava e ho scoperto una compagna di gioco.
Sarebbe bello lavorare ancora insieme; perché no, magari dirigendo io stessa una materia umana completa a teatro con Micaela protagonista.

MR. Mi è piaciuto molto lavorare con Paola, grande artista, completa, poliedrica.
Mi verrebbe da definirla con un termine non propriamente corretto: “sostanziosa”, è tanta roba (ride ndr).
Mi è piaciuto lavorare insieme perché spesso ci trovavamo a ridere della nostra regista; a volte finito di girare una scena, magari non convinte ci capitava di chiedere di poterla fare nuovamente e Cristina ci guardava e quasi incattivita ci diceva “Ce l’hai in canna?” e noi finivamo col dire “Si, Si certo!”. Dopo averla girata nuovamente lei si rivolgeva a noi e ci diceva “No, non ce l’avevi in canna” (si guardano e ridono ndr).

5) Come è stato lavorare con Eduardo Valdarnini?
CC. Ho fatto numerosi provini poi ho trovato lui. Dopo avergliene fatti fare un altro paio mi ha convinto.
Sembrava un ragazzo autentico e dall’altro aveva una grinta incosciente, non aveva paura a recitare con le protagoniste.
Interessante come ragazzo.

6) Mancano i coetanei delle due donne protagoniste..
CC. Ho voluto far incontrare varie generazioni; lo scontro generazionale ha visto le due donne protagoniste, dopo l’incontro con Luca, sembrare più giovani della ex fidanzata del ragazzo protagonista.
I coetanei delle due donne erano assenti perché era scontato inserirli; io volevo raccontare un incontro casuale, non ordinario.

7) Essendo passata dal mondo teatrale a quello cinematografico ci saranno stati numerosi cambiamenti partendo proprio dal tipo di pubblico.
Quanto è cambiato nelle psicologie dei personaggi?
CC. Non è cambiato tanto nella psicologia dei personaggi, quanto nella storia stessa.
L’unità di tempo che nel Piece era di una giornata, nello specifico una domenica, nella trasposizione cinematografica vi sono delle relazioni che iniziano ad evolversi e si sviluppano.
Nascono certe conflittualità tra i personaggi, da questo punto di vista è cambiato tantissimo.
Dal punto di vista psicologico a teatro c’è comunque l’equivoco, come nel film, però ad un certo punto cade rispetto alla versione sul grande schermo dove persiste ed è duraturo.
Il film dà la sensazione che le donne si prendano una vacanza da loro stesse.

8) Il cinema di Cristina Comencini ci ha abituato a diverse descrizioni e situazioni psicologiche, sfaccettature intime diverse.
Come è stato nel film il cambiamento emotivo, psicologico del personaggio rappresentato da Paola Cortellesi?
CC. Nel film concorrono figure differenti, diversi tipi umani e femminilità diverse.
Nel film c’è una scena dove a fare da sfondo vi è una canzone di David Bowie e dove le donne immerse nel caotico mondo del ragazzo aprono nuovamente le porte all’asolescenza.
Il film dovevamo chiamarlo “principianti assoluti”.