Claude Monet, l’artista dell’impressione

“Il solo merito di aver dipinto direttamente di fronte alla natura, cercando di rendere le mie impressioni davanti agli effetti più fuggevoli, e sono desolato di essere stato la causa del nome dato a un gruppo, la maggior parte del quale non aveva nulla di impressionista.”

Claude Monet è un artista su cui sono stati scritti fiumi di parole. Probabilmente è tra i pittori più conosciuti al mondo e la sola presenza di una sua opera recherebbe successo ad una qualsiasi mostra. La fama di Claude Monet è paragonabile alle file chilometriche fuori alle gallerie che espongono le sue opere.

Nelle sale cinematografiche di tutto il mondo è stato proiettato un film di Phil Grabsky che, ripercorre la tumultuosa vita interiore dell’artista, dal titolo Io, Claude Monet. Il lungometraggio prende inizio dagli scritti dello stesso pittore, che unitamente alle opere d’arte conservate nei musei di tutto il mondo, rievocano la struggente personalità che fu di Monet. L’artista di Giverny, colto tra momenti di intensa depressione e giorni di assoluta euforia creativa.
Io, Claude Monet ripercorre, i luoghi in cui il pittore francese dipinse e scrisse le sue lettere, dando inoltre spazio alla corrispondenza e al rapporto con i colleghi impressionisti Bazille, Manet e Pissarro e agli accesi scambi di opinione col mercante Paul Durand-Ruel, per mostrare il rapporto spesso conflittuale di Monet con il mondo dell’arte.

Tra tutti i pittori che aderirono all’impressionismo, Monet può essere considerato il più impressionista di tutti. La sua ricerca pittorica rimarrà ancorata a questo stile, sebbene talvolta, la sperimentazione lo abbia condotto a uscire fuori dai confini dell’impressionismo, riuscendo ad anticipare in qualche modo lo stile Fauves.

Di se stesso, più volte, affermerà di non essere compiaciuto della vita che conduce:
Sono assolutamente disgustato e demoralizzato dall’esistenza che sto conducendo da così tanto tempo… Ogni giorno porta con sé nuovi affanni e nuove difficoltà, da cui non riuscirò a liberarmi”.

Monet dipingeva all’aria aperta, con una tecnica rapida. Egli voleva riprodurre sulla tela le sensazioni e le percezioni visive, che in quel preciso momento, il paesaggio comunicava. Un’attenzione particolare era la luce, in grado di alterare e modificare i colori del cielo e la percezione stessa degli oggetti.

Impressione, levar del Sole, è l’opera del 1872, in cui Monet immortala la sua impressione al sorgere del sole. Il critico Louis Leroy prese spunto dal titolo dell’opera per coniare ironicamente il termine impressionismo. Da quel momento in poi lo stile di Monet raggiunge una maturazione che si conserva inalterata per tutta la sua attività posteriore.

Probabilmente la grandezza di Monet va celebrata per aver dato all’arte, non un nuovo stile, non una nuova visione, ma qualcosa che l’arte stessa e la pittura non sono in grado di replicare: lo scorrere del tempo.
I suoi soggetti sono sempre ripetuti infinite volte per esplorarne tutte le varianti coloristiche e luministiche. Questa sequenza di opere vanno lette tutte insieme, una dopo l’altra, poiché solo così è possibile comprenderne il genio del suo operato, solo così si può svelare il reale protagonista dei suoi lavori, il modello prediletto che mai mancherà: il Tempo.

Tra le sue serie più famose vi è quella che raffigura la cattedrale di Rouen. La facciata di questa cattedrale viene replicata in ore e condizioni di luminosità diverse, per studiare tutte le infinite sfumature della luce, inseguendo il sogno della forma e del colore quasi fino all’autodistruzione.

Nell’ultimo periodo della sua vita ritroviamo la serie di dipinti, probabilmente più noti, le Ninfee. In questi fiori acquatici sono sintetizzati i suoi interessi di pittore, che rimane impressionista anche quando le avanguardie storiche hanno già totalmente demolito la precedente pittura ottocentesca.

Benito Dell'Aquila