Masterchef Junior: perché a saper cucinare ormai si inizia da piccoli!

E così ci ritroviamo già alla seconda stagione di Junior Masterchef, in cui vediamo concorrere i più piccoli “chef” di tutta Italia.

Ma partiamo dall’inizio: per chi non sapesse cosa sia Masterchef Junior, basti pensare ad un reality in cui a contendersi l’agognata vittoria di Chef migliore d’Italia sono dei ragazzini, la cui età media non supera i 15 anni. Uso l’aggettivo agognata non a caso, in quanto, anche se tutti questi concorrenti sono abbastanza piccoli d’età, prendono molto seriamente il lavoro che stanno facendo. E’ infatti emozionante vedere come tutti loro, che sembrano tanto piccoli, in realtà dimostrino caratteristiche da adulti veri e propri.

Quest’ anno gli arbitri che dovranno giudicare l’operato di questi giovani chef, saranno: Bruno Barbieri, lo chef pluristellato famoso ormai in tutta Italia anche per essere uno dei quattro giudici di Masterchef, Alessandro Borghese, l’eclettico cuoco rock famoso anche per i suoi numerosi programmi televisivi e Lidia Bastianich, non solo madre di quel famoso Joe Bastianich, cuoco celebre ormai in tutto il mondo, ma anche la Donna che ha portato la cucina italiana in casa di tutta l’America!

Parliamo di un programma che non insegna solo a saper cucinare, ma anche a lavorare sui propri difetti e pregi, a saper accettare non solo gli elogi ma anche le critiche più dure, a lavorare in condizioni non proprio ottimali e da quelle ricavarne il miglior profitto possibile, a far capire cosa significhi lavorare da soli e in gruppo, ma soprattutto cosa significhi gareggiare correttamente.  E quale miglior occasione per imparare tutto questo divertendosi? Un’occasione importante per apprendere e diventare grandi, ma soprattutto per capire che per inseguire i propri sogni non si è mai troppo giovani.

Una delle cose che sembra fare di questo programma uno dei più seguiti dallo share italiano è la bravura di questi ragazzini nell’inventare ed eseguire ricette di piatti tanto belli e complicati quanto buoni.

Insomma, questo programma sembra proprio affascinare tutti: da chi non è neanche in grado di cucinare un piatto di pasta, che segue per imparare; ad arrivare a chi, di cucinare la sa già lunga, ma guarda il programma per vedere l’abilità di chi magari un giorno potrà essere un temibile avversario.

Per imparare a saper cucinare quindi non si è mai troppo grandi o, in questo caso, troppo piccoli, dato che cucinare sembra essere proprio diventata un arte: tra spennellate di ogni colore e impiattamenti aereodinamici, non si può non rimanere incantati, soprattutto se a gareggiare sono loro: i bambini.

Solo un dubbio ora, però, nasce spontaneo: data la giovane età di questi concorrenti e la loro comprensibile inesperienza verso il mondo e in questo specifico caso verso il mondo televisivo, si spera che le loro menti innocenti in realtà non siano influenzate da genitori in cerca di vanescente notorietà. Oggigiorno, infatti, dato il grande potere detenuto da questi nuovi e sempre più insistenti metodi di (tele)comunicazione, il rischio che si corre è che i cervelli più giovani possano venire condizionati da qualcosa di effimero: la facile fama e la malattia di protagonismo.

Bisognerebbe quindi tenere a mente quale sia il vero obbiettivo di questo genere di programmi, dato che il target di ascolto ricopre anche le fasce dei più piccoli: alimentare e coltivare le proprie passioni e la propria indole, senza che questo debba necessariamente essere estremizzato negativamente in maniera nociva per il ragazzo stesso. Bisogna essere in grado di istruire le successive generazioni a saper cogliere la differenza tra ciò che è corretto e ciò che non lo è; e bisogna saper insegnare loro quali siano i giusti e i veri valori su cui costruire un vita reale e cosciente.

Alessia Cavallaro