L’Italia sta raggiungendo la maturità digitale?

Segnali: a volte piccoli, come nel caso delle tracce della maturità, altre volte più consistenti, come l’aumento dell’utilizzo della fatturazione elettronica. In ogni caso, sembra che l’Italia abbia deciso di seguire la rotta dell’evoluzione, per quanto riguarda la digitalizzazione e più in generale l’approccio alla tecnologia.

Il caso dell’esame di maturità. Partiamo proprio da quella che potrebbe apparire una notizia “curiosa”: quasi il 39 per cento degli studenti italiani impegnati negli esami di maturità quest’anno hanno scelto, nel corso della prima prova di italiano, la traccia che aveva come argomento il futuro del lavoro nell’era dei robot. Quasi quattro maturandi su dieci, quindi, hanno deciso di scrivere di questioni di stretta attualità (o addirittura futuristiche), affrontando quella che poteva sembrare una tematica ostica e di “difficile” comprensione.

Una traccia digitale. Certo, parliamo di ragazzi pienamente “nativi digitali“, venuti al mondo a cavallo dell’anno Duemila e pertanto cresciuti a pane e Internet, che con i mezzi tecnologici hanno grande dimestichezza e familiarità; eppure, non si può non notare un cambio di approccio anche “a monte”, nella scelta delle tracce, che sembrano dimostrare che il digitale inizia a essere considerato un tema molto centrale nella nostra vita quotidiana, un fattore che ha rilevanza sull’economia, sulla politica, sul welfare e non soltanto sugli aspetti ludici e di intrattenimento.

Segnale di cambiamento? In attesa che le nuove generazioni possano innescare il cambiamento culturale che è stato più volte definitivo necessario al nostro Paese per intraprendere una versa “corsa digitale“, ci sono come accennato altri segnali che possono essere interpretati con ottimismo. E questa volta parliamo in termini economici e finanziari.

Le imprese apprezzano la svolta digitale. L’ultimo rapporto ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b della School of Management del Politecnico di Milano ha infatti rivelato che la filiera delle filiere, ovvero le transazioni tra le imprese, si sta sempre più orientando alla digitalizzazione e alla dematerializzazione: nell’ultimo anno 2016, la quota di eCommerce B2b ha raggiunto un fatturato complessivo di 310 miliardi di euro, registrando un aumento del 19 per cento rispetto ai risultati dell’anno precedente.

Scambi elettronici con la freccia in su. Più in dettaglio, una delle tendenze più importanti che riguardano le relazioni commerciali tra le oltre 5 milioni di imprese italiane è l’impiego di strumenti digitali nelle transazioni, visto che lo scambio elettronico di dati è in continua crescita, toccando alla fine del 2016 un più 36 per cento sul numero totale di documenti (che hanno superato i 150 milioni) e un più 9 per cento di imprese coinvolte (oggi più di 12 mila).

Il digitale non è più rimandabile. Questi numeri dimostrano che anche le imprese hanno compreso che siamo nel momento giusto per investire in questi aree: oggi la digitalizzazione non è più un’opzione, quanto piuttosto una necessità per le aziende che intendono restare competitive sul mercato, perché offre loro grandi vantaggi in termini di velocità, efficienza e monitoraggio di dati e costi.

Lo sprone al sistema Paese. E anche se molto resta ancora da fare, lo sviluppo di sistemi come i software gestionali Danea Soft sta rendendo più semplice anche l’approccio da parte delle imprese, da cui può arrivare il giusto traino “digitale” all’intero Paese. Lo conferma anche l’ultima classifica Desi 2017, che accanto a dati davvero disastrosi per l’Italia su vari aspetti della vita contemporanea all’epoca del Web (come una lentezza complessiva nella realizzazione della roadmap digitale), certifica anche come positiva eccezione proprio l’adozione della fatturazione elettronica, sia in ambito privato che sul versante pubblico.

Gianluca Bottiglieri