Licia Troisi: dal Mondo Emerso alla saga dell’Universo

Quest’oggi ci troviamo a Corte, in compagnia della Regina indiscussa del Fantasy italiano, come molti l’hanno già soprannominata prima di noi. Avrete di certo già capito, parliamo di Licia Troisi che, con oltre tre milioni di copie vendute in tutto il mondo, si è affermata nell’universo della narrativa con l’ormai arcinota trilogia dal titolo Le Cronache del Mondo Emerso.
Scrittrice, certo, ma anche mamma ed astrofisica, colleziona un successo dopo l’altro e, certamente, l’ultimo nato non sarà da meno! Il 10 Novembre di quest’anno, infatti,  è approdato in libreria Dove va a finire il cielo, la prima opera divulgativa della scrittrice nonché suo ventiduesimo lavoro. Potremmo definirlo il punto di incontro tra due professioni, la sintesi dei vari aspetti di una personalità dalle molte sfaccettature.
Social Up! Le ha fatto qualche domanda per voi e lei, professionale e disponibile come sempre, non si è tirata indietro!

Stelle e Fantasy…quale dei due mondi ha catturato per primo la tua attenzione?

Le stelle; il primo contatto è avvenuto quando avevo 11 anni, con un documentario sulla vita e le opere di Stephen Hawking, straordinario cosmologo e ormai anche personaggio pubblico e pop. Il fantasy mi ha sempre affascinata, ma ho iniziato a frequentarlo per davvero, soprattutto nella sua declinazione letteraria, quando avevo 19 anni. Però la scrittura e raccontare storie sono le cose venute prima di tutte le altre: ho iniziano quando ero bambina, prima ancora di saper scrivere.

 
Pensi che ci sia posto, in un paese come l’Italia, per la letteratura Fantasy o è ancora considerato un settore di nicchia?
È ancora considerato un genere per bambini, o comunque qualcosa da appassionati, ma di di sicuro negli ultimi dieci anni la situazione è molto migliorata. All’epoca il fantasy era considerato davvero una cosa da impallinata, gli scrittori italiani erano ancora pochi e molto negletti, e c’erano librerie che non avevano neppure lo scaffale dedicato al genere.
 
Si dice che ogni autore, in fondo, racconti se stesso ed i propri segreti ogni qual volta impugna la penna. Quale dei tuoi libri ti rappresenta maggiormente?
Tutti hanno in sé qualcosa che mi appartiene, e ogni protagonista racconta di me e della mia vita. I più autobiografici, però, sono quelli meno fantasy in senso stretto, e più fantastici, ossia Pandora e La Ragazza Drago. In Sofia ho messo tantissimo delle mie insicurezze, e, per altro, si muove in luoghi che mi sono cari e che conosco bene, a partire dai Castelli Romani, dove vivo. In Pandora c’è molto della mia adolescenza e di tutte le riflessioni sulla periferia di una grande città che vengono direttamente dalla mia esperienza di vita nella borgata romana.
 
Qual è, invece, il libro fantasy non scritto da te a cui ti senti maggiormente legata?
Tutti quelli di Jonathan Stroud, il mio autore fantasy preferito. Il primo lo comprai per caso, dopo la mia prima presentazione in assoluto, nel 2004, al Salone del Libro di Torino. Era il primo libro della Saga di Bartimeus, L’Amuleto di Samarcanda. Da allora mi sono letteralmente innamorata, e adesso non me ne lascio sfuggire uno: ormai vado di pari passo con la pubblicazione in UK, leggendoli direttamente in inglese.
 
Soprattutto tra i più giovani, le tue storie ti hanno guadagnato numerosi estimatori. Qual è il rapporto con i tuoi fan?
Molto molto buono. Ho una grossa presenza sui social, ed è lì che interagisco di più con loro. Certo, poi ci sono le presentazioni, gli eventi. Mi piace vederli in faccia e parlare con loro perché quello della scrittura è un lavoro molto solitario, in cui spesso non hai chiara la dimensione dell’effetto che le tue parole hanno sulle persone. È bello vederlo e sperimentarlo di persona, ti dà la carica per i mesi in cui sei tu da solo davanti al computer.
 
Come il successo ha influenzato la tua vita?
Beh, mi ha permesso di farmi una famiglia e di vivere in un posto che amo. Per il resto, sono lo stesso semplice ragazzo di Nazareth, per citare quel mito di Leo Ortolani e il suo Rat-man. Scherzi a parte, il successo ha significato soprattutto avere una fonte di reddito che mi permettesse di farmi una vita mia. Per il resto, è una cosa ovviamente molto gratificante, ma un po’ effimera; occorre tenere sempre i piedi bene per terra, ma per fortuna questo mi riesce senza troppe difficoltà.
 
Oltre ad essere una scrittrice fantasy, però, sei un’astrofisica ed alla fine hai ceduto al “lato oscuro” con la pubblicazione di “Dove va a finire il cielo”, il tuo ultimo libroCosa ti ha portato, dopo tanti viaggi in universi fantastici, a scrivere di qualcosa di così concreto come la scienza?
Era una cosa che volevo fare da molto tempo, perché ho lavorato come divulgatrice per tre anni della mia vita, ed è una cosa che ho sempre amato molto. Poi per una volta mi piaceva l’idea di cercare di mettere assieme in modo un po’ più concreto le mie due passioni, quella per la narrativa e quella per la scienza. È stata una bella esperienza, molto divertente, spero che la cosa si trasmetta al lettore.

Dieci buoni motivi per leggere il tuo ultimo libro:
Non sono un granché con l’autopromozione, ma ci provo:

1. perché è divertente (spero).
2. perché non richiede grandi conoscenze di base; spiego anche la gravitazione universale, per chi se la fosse dimenticata 😛
3. perché conoscere significa avere meno paura (sì, c’è scritto anche come sapere se è vero che nella data XX dell’anno 2XXX ci cadrà in testa un asteroide)
4. perché c’è dentro tanta autobiografia, quindi è anche un modo per farsi un po’ i fatti miei
5. perché cerca di spiegare in cosa consiste il lavoro del ricercatore; non so voi, ma io quando ho deciso di farlo avevo le idee un po’ confuse, al riguardo, e si limitavano a immaginare gente col camice e i capelli sbarazzini
6. perché quest’anno ricorre il centenario della formulazione della relatività generale di Einstein, e se volete far bella figura con gli amici su questo imprescindibile argomento di conversazione spicciola, beh, dentro il libro la trovate spiegata in termini semplici (di nuovo, spero)
7. perché ho cercato di metterci anche le notizie che avete sentito al telegiornale, come il pianeta gemello della Terra, l’acqua su Marte, e quella cosa che non avete capito bene sulle onde gravitazionali
8. perché l’Universo è un posto meraviglioso, che val la pena ammirare e capire, e io ho cercato di spiegarvi il perché
9. perché anche la scienza è piena di storie, ma per capire in che senso dovete leggere

10. perché ho appena cambiato casa, e se mi date una mano col mutuo… 😛

In “Dove va a finire il cielo” parli dell’Astronomia, dell’Universo, come di un gioco senza fine. Il mondo, l’Italia soprattutto, ha bisogno che sempre più giovani si appassionino alla scienza. Qual è il tuo messaggio per loro?
Mi rendo conto di ripetermi un po’ rispetto alla domanda precedente, ma direi che il messaggio è che l’Universo è un posto straordinario, pieno di meraviglia, che la scienza che lo rivela e ce lo spiega, e che è un peccato limitarsi a quel che possiamo vedere con gli occhi e toccare con le mani, quando viviamo in un posto in cui se vai molto veloce il tempo rallenta e ci sono particelle elementari che possono passare attraverso i muri (letteralmente). E che la scienza non è quella cosa noiosa che nessuno capisce davvero; richiede impegno, certo, ma come tutte le cose belle della vita. Se si fa questo piccolo sforzo, si scopre un mondo pieno di paradossi fantastici e di esperimenti divertenti.

Incuriositi almeno un po’? Armatevi di portafogli e correte in libreria! Tra le pagine dei libri di Licia Troisi potreste trovare nascosto il regalo perfetto per il vostro Natale e per quello dei vostri amici!
Silvia D'Amico