L’esorcismo di Robbie Mannheim

Robbie Mannheim è un nome inventato, così come lo è Roland Doe. Sono due pseudonimi usati per identificare un bambino che ha subito un esorcismo nel 1940, del quale giustamente si è voluto mantenere l’anonimato. Forse per molti di voi questo nome non dirà nulla, ma vi basti pensare che il famoso film “L’esorcista” è stato tratto proprio dalle vicende che hanno visto protagonista questo ragazzino…

“The Exorcists” è nato da una novella scritta da William Peter Blatty, che a sua volta si ispirò a fatti realmente accaduti a Mount Rainer, nel Maryland.

Roland Doe, nato nel 1936, è lo pseudonimo assegnato al ragazzo esorcizzato dalla Chiesa luterana. Qualche anno dopo lo pseudonimo è stato cambiato dall’autore Thomas B. Allen in “Robbie Mannheim“.

Quasi tutte le informazioni relative a Robbie Mannheim ed agli eventi che portarono alla presunta possessione e l’esorcismo derivano dal diario del sacerdote Fr. Raymond Bishop. Il diario di Bishop e la testimonianza del reverendo Walter H. Halloran (uno degli ultimi testimoni oculari che ha partecipato all’esorcismo) sono tutto ciò che abbiamo oggi di quegli eventi di giugno del 1949.

Robbie nacque in una famiglia luterana tedesca nel 1936. Era figlio unico e sin da piccolo mostrò problemi ad integrarsi con gli altri bambini: timido e schivo, preferiva la compagnia della sua famiglia piuttosto che avere compagni di gioco. Una figura molto importante della sua vita fu la zia Harriet, una spiritualista che introdusse il bambino a giochi decisamente inappropriati, come l’utilizzo della tavola Ouija. Nel 1949 la zia morì a St. Louis e molti di quelli che si interessarono a questa storia suppongono che Robbie avesse tentato di contattare la zia defunta tramite la tavola Ouija.

Secondo il libro di Allen, l’attività soprannaturale iniziò subito dopo la morte della zia Harriet e in maniera graduale. Nella casa del ragazzino si iniziarono ad avvertire rumori di passi, scricchiolii, strane frequenze radio, anche quando era staccata la spina. Nelle settimane successive i mobili iniziarono a spostarsi da soli e altri oggetti comuni, come i vasi, iniziarono a levitare o a cadere senza una evidente causa.

La famiglia non resse lo stress di quei fenomeni paranormali e chiese aiuto al loro pastore luterano, il reverendo Luther Miles Schulze. Su suo suggerimento il ragazzo venne esaminato dai medici e psichiatri, che però non riuscirono a dare alcuna spiegazione a quegli strani eventi inquietanti, e in ogni caso non riuscivano a collegarli direttamente a Robbie.

Il reverendo Schulze ed alcuni ecclesiastici vollero trascorrere una notte con il ragazzo così il 17 febbraio 1949 rimasero nella casa per osservarlo durante il sonno, mentre i genitori dormirono da alcuni vicini. Il ragazzo dormiva in un letto matrimoniale e il reverendo riferì che poco dopo che si addormentò iniziò a sentire delle vibrazioni provenire dal letto e rumori di graffi contro le pareti della stanza. Durante il resto della notte egli avrebbe assistito ad alcuni strani eventi, come una poltrona molto pesante che si rovesciò, le coperte che si spostarono inspiegabilmente scoprendo il ragazzo e una forza invisibile che schiaffeggiò in viso lo stesso prete. Nove sacerdoti e trentanove altri testimoni firmarono i documenti finali ecclesiastici che documentano l’esperienza di quella notte. Schulze concluse che occorreva un esorcismo in rito luterano.

Durante l’esorcismo il ragazzo inflisse una ferita al braccio pastore che richiese addirittura dei punti. Come risultato il rito dell’esorcismo venne interrotto e al loro ritorno i genitori notarono strani lividi su tutto il corpo del ragazzo e sospettarono che i sacerdoti lo avessero più volte colpito sul corpo e sulla testa.

Decisero allora di portarlo a St. Louis, dove un cugino di Robbie contattò uno dei suoi professori all’università, il reverendo Raymond J. Bishop. Il vicario visitò Robbie nella casa dei suoi parenti e da subito notò la sua avversione per qualsiasi cosa di sacro. Il comportamento del ragazzo era notevolmente peggiorato, così come i fenomeni che avvenivano in sua presenza: il letto iniziò a tremare, molti oggetti caddero dalle pareti e dai mobili e Robbie iniziò ad emettere inquietanti versi gutturali. Il reverendo Bowdern, che assisteva Bishop nel caso, chiese il permesso dell’arcivescovo poter scacciare i demoni che affliggevano il ragazzo, che intanto venne ricoverato in un ospedale psichiatrico.

La Chiesa glielo rilasciò, ma solo a patto che i due sacerdoti tenessero un diario dettagliato di ogni loro azione e che assieme a loro potesse assistere la famiglia e altri due sacerdoti: prima di effettuare qualunque gesto sul ragazzo era obbligatorio che tutti i celebranti fossero d’accordo e che tale decisione fosse messa per iscritto.

I due sacerdoti che si unirono furono Walter Halloran e William Van Roo. Il reverendo Halloran scrisse di proprio pugno sul diario e affermò più volte che vari marchi di origine malvagia apparvero sul corpo del giovane. Inoltre Robbie mostrò una forza e resistenza definita “non umana” e addirittura con un pugno ruppe il naso di Halloran.

Il rituale dell’esorcismo venne eseguito una trentina di volte nell’arco di diverse settimane e quando si tenne il rito finale i testimoni udirono un forte rumore che attraversò tutto l’ospedale.

Dopo quell’ultimo esorcismo la famiglia notò incredibili miglioramenti nel ragazzo, che in poche settimane si riprese e venne dimesso. A quanto riportato, non venne più turbato da nessun comportamento insolito e attorno a lui non si verificò nessun altro fenomeno insolito. Robbie tornò a casa e visse una vita tranquilla e normale, diventando uomo di successo, felicemente sposato e un padre esemplare.

Se la causa della “possessione” di Robbie fosse psicologia o paranormale si è dibattuto per molti anni e tutt’oggi di tanto in tanto se ne parla ancora. Per la Chiesa luterana non ci sono dubbi: il ragazzo era posseduto da un’entità demoniaca.

Ovviamente la medicina è di tutt’altro parere: solo capricci. Iniziò un gioco dove era lui a dettare le regole e quando si accorse che i sacerdoti lo presero fin troppo seriamente legandolo a un letto reagì come un normale bambino di 13 anni, cioè con urla, gesti di rabbia e ribellione.

Due versioni di uno dei casi più famosi di esorcismo che la storia ricordi. Quale è quella vera? Dopo oltre 70 anni è difficile dirlo…

redazione