L’arte a servizio dell’ambiente: la balena di Greenpeace sulle spiagge filippine

L’arte contemporanea, da che mondo è mondo, ha come obiettivo principale quello di stimolare lo spettatore attraverso immagini che provocano in lui uno shock emozionale, con lo scopo di veicolare un messaggio e far riflettere su una determinata tematica sociale, politica o intimista. Questa è proprio l’idea che si cela dietro la costruzione di un’enorme scultura, realizzata con migliaia di rifiuti in plastica, dai volontari di Greenpeace , sulla spiaggia di Naic, a sud di Manila, nelle Filippine.

Greenpeace è un’organizzazione internazionale non governativa ambientalista e pacifista fondata a Vancouver nel 1971, ed è sempre in primo piano nelle questioni ambientali, quali la difesa del clima, dell’ecosistema e l’inquinamento globale. Famosa per le appassionate lotte contro i pescatori di frodo, le baleniere e i test nucleari, negli ultimi anni si è sempre maggiormente applicata nel proporre nuove modalità di comunicazione per sensibilizzare l’opinione pubblica e l’interesse dei mass-media sui problemi che affliggono il nostro Pianeta.

L’installazione sulla spiaggia filippina, infatti, rappresenta una balena arenata e soffocata dalle bottigliette usa e getta, è comparsa il 15 maggio scorso e presente fino a domenica prossima. Lo scopo è chiaramente quello di denunciare i danni prodotti dagli accumuli di plastica sulle coste asiatiche; un problema che sta letteralmente causando l’estinzione di numerose specie di pesci nei mari asiatici. Secondo le recenti statistiche, le Filippine sono al terzo posto, dopo la Cina e l’Indonesia, per la lunghezza di coste inquinate a causa dei rifiuti in plastica; è stimato infatti che più del 20% di questi finiscano direttamente in mare. Non è inusuale poi vedere in Asia un cetaceo o qualche altro animale marino rischiare di soffocare tra le scorie plastiche.

Greenpeace è nota per utilizzare i vari settori dell’arte, dalla scultura alla pittura ai linguaggi audiovisivi, per creare incisive campagne di sensibilizzazione in favore dell’ambiente. Un esempio eclatante è il video “A Song of Oil, Ice and Fire” realizzato dal duo britannico kennardphillipps, in merito alla campagna contro le trivellazioni del mar Artico, che mostra le repliche di tre famose tele d’arte contemporanea date alle fiamme; ossia “Pearblossom Highway” di David Hockney, “Christina’s World” di Andrew Wyeth e “An Arctic Summer: Boring Through the Pack in Melville Bay” di William Bradford. La distruzione di queste opere viene paragonata a quella sistematica dell’Artico, che rischia di scomparire per sempre a causa degli interessi economici delle grandi multinazionali del petrolio.

Alice Spoto