La storia di Hiroshi Ouchi sull’orrore del disastro nucleare a Tokaimura

Attenzione, questo post non è adatto alle persone più sensibili. Vi invito a non proseguire nella lettura e nella visione dell’immagine allegata qualora voi lo foste.

Nel 1999, a Tokaimura, accadde qualcosa che lasciò incredula l’intera popolazione mondiale riguardo gli effetti devastanti delle radiazioni su di un essere umano. In una piccola fabbrica nucleare, a causa di una scorretta miscela di uranio ed acido nitrico, il primo usato in quantità quadrupla rispetto alla concentrazione necessaria, tre operai innescarono una reazione nucleare che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Tra questi c’era il Sig. Hiroshi Ouchi che venne investito, come i suoi colleghi, da una quantità spaventosa di radiazioni. Diversi articoli ed addirittura un libro chiamato “A Slow Death,83 Days Of Radiation Sickness”, raccontano che arrivato al pronto soccorso, Ouchi era talmente lucido da riuscire a conversare abilmente con i dottori che lo visitarono.

Quello che lui non sapeva era che le radiazioni assorbite dal suo organismo, avevano cominciato a degradare il corredo cromosomico delle sue cellule ed infatti, da lì a poco, la sua pelle comincio letteralmente a “cadere”. Ouchi venne mantenuto in vita per i successivi 83 giorni, per la maggior parte in uno stato di coma farmacologico, cosa che mi da non poco sollievo. Più il tempo passava e più le condizioni del corpo di Ouchi peggioravano mentre i chirurgi cercavano di contenere gli effetti di una condizione mai osservata prima attraverso diversi trapianti di cellule staminali, lembi cutanei ed un numero incalcolabile di trasfusioni di sangue. Il signor Ouchi arrivò a perdere giornalmente qualcosa come 20 litri di fluidi corporei fin quando non si spense. La domanda che in moltissimi si posero fu questa: “perché i chirurghi continuarono a mantenere in vita una persona che era stata esposta ad un quantitativo di radiazioni troppo grande per sperare in un miglioramento delle sue condizioni? C’è chi pensa che la risposta sia semplice: “cercarono di fare il possibile per salvarlo”. Altri, invece, ammettono che sia stato un modo per sperimentare su di un corpo umano diversi trattamenti sperimentali. Questa foto ritrae il Sig. Ouchi durante la sua permanenza in ospedale.

Questa storia rappresenta uno dei moniti più significativi riguardo l’effetto delle radiazioni sul corpo di un uomo.

redazione