La schizofrenia dei media: Donald Trump da xenofobo a patriottico

Di Maria Romeo per Social Up!

“Ricco imprenditore e personaggio televisivo”, “candidato al Partito Repubblicano contraddistintosi per il suo stile politicamente scorretto”, “xenofobo, ottuso, complottista”, così varie fonti del web hanno definito Donal Trump, scelto come presidente dai cittadini statunitensi che l’8 novembre scorso sono stati chiamati ad eleggere per la 45esima volta la persona più adatta da porre alla guida della loro repubblica federale.

Stando all’opinione dei media, il posto di Barack Obama, meritevole  del primo Nobel per la pace, scelto per bene due volte come “persona dell’anno” (nel 2008 e nel 2012), è  stato preso da un uomo razzista, un sessista che sembrerebbe non pensarci due volte ad offendere in maniera volgare il sesso opposto pubblicamente, raccontando con tono ironico come fama e successo gli abbiano permesso di “giocare” e divertirsi con molte donne. Ironia della sorte, è proprio una donna a schierarsi dalla parte di Trump, difendendolo dalle accuse rivoltegli dai media: si tratta di Melania Trump, attuale first lady, che come il consorte ha fatto  parlare di sé riempendo le pagine di molte riviste. Tuttavia in un primo momento la signora Trump, che in questi giorni è stata descritta da non pochi giornalisti come una delle donne più “eleganti e misteriose” entrate alla Casa Bianca , era stata  definita, con tono dispregiativo, un’immigrata. Allo stesso modo le opinioni sul presidente sembra stiano gradualmente cambiando: del resto, se è vero che l’ambiguità è segno di salute mentale, perché non accettare il fatto che ogni essere umano, che si tratti di un clandestino o del presidente degli Stati Uniti d’America, può avere pregi e difetti? Perché limitarsi a mettere in evidenza soltanto i lati negativi che contraddistinguono la figura di Trump, e non sforzarsi a guardare il lato positivo di questa vittoria elettorale? È quello che stanno facendo in questi giorni i media, modificando opinioni e convinzioni sul Presidente: da uomo razzista e xenofobo, intendo a voler costruire un muro al confine tra Stati Uniti e Messico dimenticando quanto il mondo abbia combattuto per abbattere la barriera che per anni divise la Germania dell’est da quella dell’ovest, sembra stia diventando un politico attento alla sicurezza del proprio Paese, pronto a fermare trafficanti e clandestini. L’assenza di un muro tra USA e Messico infatti non solo permette ad immigrati senza permesso di soggiorno di raggiungere il territorio statunitense (e non solo), ma non è nemmeno in grado di impedire il traffico di droga tra USA, Canada, Messico e Colombia; quindi, in un’epoca contrassegnata dal terrorismo e dal timore, l’idea di un muro che rappresenti non una barriera, ma una salvezza per i propri cittadini non appare poi così errata. Forse in parte è questo il motivo per cui “The Donald”, imprenditore disattento al cambiamento climatico che ha fatto molto discutere negli ultimi decenni a causa delle numerose catastrofi ambientali verificatesi, stia apparendo  gradualmente una figura rilevante per la sicurezza mondiale; da miliardario tanto criticato per la sua xenofobia e il suo disinteresse verso i migranti, per niente interessato a far della diversità culturale e della migrazione una risorsa, è presentato adesso come un politico vicino ai lavoratori americani, deciso a ridurre gli sprechi attraverso un taglio netto delle tasse.

In ogni caso, non resta che aspettare per verificare gli effetti che l’ennesima scelta dei cittadini statunitensi avrà sul loro territorio, e per comprendere se Donald Trump sia stato, almeno inizialmente, meritevole o meno di tanta critica.

redazione