La fotografia di Ren Hang, una poesia selvatica e senza parafrasi

Un viso di donna emerge nell’erba, quasi a dimenarsi dalla massa dei lunghi fili verdi. E i suoi occhi ci guardano come a dire “Guardatemi, si può essere un unicum con la natura che ci ha creati”. La fotografia di Ren Hang mostra un qualcosa di diverso e inafferrabile per molti: il corpo rivendica la propria libertà di esprimere con quell’essenziale che non è altro che la pelle nuda e si sposa con le stravaganze della natura.

Sento la reale esistenza delle persone attraverso i loro corpi nudi” era la risposta del fotografo e poeta cinese a chi vedeva nei suoi scatti una malizia architetta e oscena.

Osservate con i vostri occhi, ogni scatto vi spiazza come se fossero i discorsi di un pazzo; gli accostamenti sono bizzarri: uomini che si incastrano tra gli alberi, labbra di una donna che mordono la testa di un piccione, ragazze che nuotano tra le ninfee e cosi via. Più aprite gli occhi, più vi sentirete parte di questa dimensione in cui si segue il pensiero istintivo, spesso controverso.

I soggetti di Ren Hang sembrano lontani dal mondo civilizzato, sono i figli di una provocazione innocente, non voluta. Non cercata proprio come la vocazione artistica da Ren Hang che, gettandosi alle spalle gli studi di marketing, aveva cominciato a scattare quasi per gioco, immortalando il suo coinquilino nudo. Ma, come le cose che iniziano per caso e continuano per dipendenza, la fotografia finì per diventare una finestra da cui osservare il mondo e trasformarlo, seguendo i fili illogici della propria immaginazione.

Faccio semplicemente ciò che mi viene naturale” e così, sfidando la censura e una cultura imbrattata di tabù e finte certezze, Ren scelse di andare avanti e muoversi verso un altrove che è il luogo eterno dell’arte.

Alle collaborazioni con riviste cinesi ed internazionali seguirono le esposizioni a Vienna, Hong Kong, Atene, Anversa e New York, fino alla mostra Ren Hang.Naked/Nude, tuttora in corso al Foam di Amsterdam.

Il 24 febbraio 2017, forse dopo aver sfiorato per l’ultima volta la macchina fotografica, sua musa e compagna d’avventura, l artista ha scelto di togliersi la vita. L’ultimo fermo immagine in una galleria costellata di soddisfazioni e battaglie contro i giudizi e la depressione. Ma, ad occhi chiusi, possiamo vederlo ancora, nello stesso altrove dove approdano tutti gli artisti, tutti quelli che respirano attraverso le loro opere eterne. Ci guarda e dice: “Guardatemi, si può essere un unicum con la natura che ci ha creati”.

Alessandra Nepa