La bontà e la qualità del famoso “Km0”

Da qualche anno a questa parte è diventato comunissimo parlare e sentir parlare in cucina di prodotti a km0, ma esattamente cosa sono?

Queste due parole e questo numero vengono usati specificatamente nell’economia per indicare un tipo di commercio nel quale i prodotti vengono commercializzati e venduti nella stessa zona di produzione.

“La locuzione a chilometro zero identifica una politica economica che predilige l’alimento locale garantito dal produttore nella sua genuinità, in contrapposizione all’alimento globale spesso di origine non adeguatamente certificata, e soprattutto risparmiando nel processo di trasporto del prodotto, in termini anche di inquinamento. Spesso viene garantita, sempre dal produttore, anche l’assenza di organismi geneticamente modificati.” 

 

Indicare quindi il chilometro zero (anche chilometro utile, km zero o km 0) nei prodotti di utilizzo comune, sembra oggi diventato importantissimo.

Ma come ogni cosa, esiste l’altra faccia della medaglia: se da un lato troviamo prodotti privi di pesticidi o fertilizzanti chimici, creati più naturalmente possibile e che provengono dal nostro stesso luogo, dall’altro canto sono necessari costi elevati per giustificare la produzione tutta questa qualità. Per questo motivo i prezzi di questi beni sono normalmente maggiorati, anche se poi si sa, da che mondo è modo, costo alto spesso e volentieri è sempre stato utilizzato come sinonimo di qualità.

Sono quindi molti i vantaggi derivanti dalla filiera corta e si evidenziano non solo nella riduzione di fattori legati ad inquinamento e riscaldamento globale, come l’emissione di anidride carbonica dovuta ai trasporti e l’impiego di imballaggi per la distribuzione, ma anche nella possibilità di acquistare prodotti nostrani più freschi e di stagione, che non hanno perso le proprietà organolettiche a causa di lunghi viaggi. Scegliere di acquistare generi alimentari a km0 è una scelta più sostenibile per l’ambiente, più economica ed in grado di valorizzare le realtà locali. Il km0 diventa, pertanto, una prospettiva diversa con cui approcciarsi agli acquisti sposando una filosofia più ampia di consumo critico in cui ogni consumatore è consapevole della necessità di operare una scelta, al momento dell’acquisto, che tenga conto di fattori diversi dalla mera propaganda pubblicitaria con cui le aziende possono sponsorizzare molti prodotti.

Acquistare e mangiare biologico, pare che piano piano stia passando dall’essere una moda ad essere una necessità. Sfortunatamente, infatti, molti dei pesticidi e dei fertilizzanti chimici utilizzati per una produzione sempre più perfetta esteticamente ma povera di gusto, stanno creando problemi di intolleranze per l’organismo umano. Per questo motivo sempre più persone passano al biologico: chi per necessità, chi per prevenzione.

Ma le parole “kilometro zero” esattamente da dove nascono?

Questa operazione è stata lanciata da Coldiretti Veneto attraverso cui si è voluto convincere gestori di pubbliche mense, chef e grande distribuzione a proporre ai consumatori preferibilmente prodotti stagionali del territorio. Si trovano già, infatti, i mercatini agricoli distribuiti sul territorio di molte regioni italiane, soprattutto al nord, dove tipicità si vendono senza intermediari, niente imballaggio e nessun costo di conservazione. Ne è dimostrazione il successo dei distributori automatici di latte crudo, sempre più diffusi perché favoriscono l’acquisto consapevole e la sicurezza del prodotto rintracciabile. Il Veneto è la regione che ha dato il via alla campagna per i “chilometri zero”, divenendo una legge regionale, la n. 7 del 25 luglio 2008, la prima a livello nazionale nel suo genere. Le finalità di tale legge, espressamente dichiarate nell’articolo 1, sono di incentivare l’utilizzo di prodotti locali nelle attività ristorative affidate ad enti pubblici, incrementando in tale maniera la vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli.

Fortunatamente, queste realtà giorno dopo giorno si stanno espandendo sul tutto il territorio nazionale e oltre ai mercatini rionali, stanno nascendo nuove realtà come ristoranti che utilizzano solo ingredienti che fanno parte della categoria del “kilometro zero”.

Come al solito il magico portale di internet viene in nostro soccorso: sono stati infatti creati tantissimi siti internet che aiutano chi vuole entrare a far parte di questo mondo e consumare questi prodotti. Per esempio www.km0ristorante.it , www.prodotti-a-km-zero.it o www.verona.coldiretti.it sono siti che mettono a disposizione indicazioni esaustive su dove comprare e su dove mangiare prodotti a km zero.

L’eco sostenibilità del nostro pianeta e la prevenzione della salute umana stanno diventando argomenti sempre più trattati ed importanti nella nostra quotidianità. Sono, a riguardo, diverse le campagne che cercano di sensibilizzare sia i consumatori a ricercare la genuinità in tutto ciò che entra nelle nostre case, che i produttori nella creazione di merci che abbiano quel qualcosa in più, anche a costo di pagarlo più caramente, rispetto ai milioni di prodotti che provengono dall’altra parte del globo ma che di naturale hanno ben poco.

E voi? Che ne pensate a riguardo?

Vi consigliamo, ove aveste qualche fine settimana libero, di uscire dalle città e di andare in campagna a vedere con i vostri occhi cosa vogliano dire queste realtà che noi vi raccontiamo a parole, quale sia il reale sapore e profumo di alimenti freschi, naturali e genuini; come si riesca ad instaurare un rapporto diretto con la terra e con le persone che la coltivano egregiamente, ma soprattutto a capire che concretamente tutto questo è ancora molto, molto di più.

Alessia Cavallaro