Intervista a Mirko Manzo: il fotografo che vuole vivere e creare al massimo

Mirko Manzo è un talentuoso fotografo che nella vita ne ha passate molte prima di diventare la persona e il professionista che è oggi.

Nasce da una famiglia umile di Salerno e non si aspettava di certo di diventare un fotografo professionista ma la vita non gli ha riservato solo questo, purtroppo o per fortuna tanto altro. Scopriamolo insieme attraverso alcune domande:


C’è un episodio divertente che ti ricorda il tuo primo approccio alla fotografia?

Ricordo benissimo un giorno in particolare, era passato poco più di un mese da quando avevo acquistato la mia prima reflex e andai da un mio amico fotografo per fagli vedere il mio acquisto. Mi misi a curiosare in giro mentre lui aveva la mia reflex in mano e mi si gelò il sangue nel vedere che all’improvviso staccò l’obiettivo dalla macchina. Mi girai e vidi il mio “tesoro” diviso in due… Credetemi, pensai me l’avesse rotta, esclamai un “Cosa hai fatto?!” Subito mi rassicurò dicendomi che le ottiche sono intercambiabili… Se solo penso a quanto ero inesperto poco più di cinque anni fa, mi viene da ridere ancora oggi ripensando a questo episodio.

Qual è stato il tuo primo modello di apparecchio fotografico e quale è invece quello dei tuoi sogni?

La mia primissima reflex fu la Nikon D3200 con il 18-55 mm , fu una macchinetta che mi ha accompagnato per circa un anno e mezzo e ho avuto modo di sperimentare tantissime cose cercando di arrivare sempre ai suoi limiti e cercare di superarli. Con l’utilizzo dei flash da studio e gli speedlight nei softbox ho raggiunto buoni livelli per una macchina entry level. Nei miei sogni c’è la nuovissima Nikon D850, ma nei sogni ci resterà ancora per poco perché nel 2018 sono deciso a prenderla a tutti i costi.

Qual è la cosa che ti viene più difficile fotografare e quale invece quella che ti rende più orgoglioso?

Sembra un paradosso, ma mi trovo poco nel mio mondo a fotografare donne in intimo in ambientazioni chiuse. Preferisco di gran lunga un nudo artistico in ambientazioni all’aperto, magari qualche cascata, un prato o un bosco. Il mio stile ormai è molto incentrato sulla fotografia creativa e preferisco dare quel tocco onirico nelle mie foto e quindi il classico Glamour da camera mi viene male, o almeno credo, magari dall’esterno può anche piacere, ma trovo stimolante e più appagante il mio mondo.

Hai affrontato ben due eventi traumatici nella tua vita. Come ti hanno cambiato come persona e come fotografo?

Beh… questo è un tasto molto dolente, sono passati circa quattro anni da quelle cinque terribili parole che ha pronunciato il medico: “Mirko tu hai il cancro”. Mi è caduto il mondo addosso. Ricordo come fosse ieri la voglia che avevo di scattare mentre ero steso sul lettino in oncologia mentre ero a fare la chemioterapia, è stato li che ho capito realmente qual era la mia strada, quella che avrei voluto percorrere per tutto il resto della mia vita. Ricordo che non desideravo altro che fare foto, ma purtroppo ero talmente debole che non riuscivo a tenere la fotocamera in mano, le mani tramavano troppo. Il cancro se ti perdona e ti lascia vivere ti dona tantissimo, è in grado di farti apprezzare la vita come nessun’altra cosa, arrivi ad un punto dove apprezzi ogni piccolissima cosa, dall’alzarti dal letto ed aprire la finestra o al semplice sentire i profumi e i sapori del cibi. Questo e tanto altro durante la malattia ti viene privato, e ritornare alla vita è una sensazione indescrivibile.

Sono diventato molto più sensibile ed empatico dopo la mia esperienza con il “mostro”: capisci che il tempo è prezioso e troppe volte lo sprechiamo per arrabbiarci e stressarci per cose effimere. La vita è altro: la vita è nelle gocce di felicità nel mare di difficoltà che ci tocca affrontare ogni giorno. Il cancro non fa altro che farti notare maggiormente quelle gocce d’acqua pura, che fino a poco prima nemmeno guardavi perché eri troppo occupato a lamentarti del casino che avevi intorno. La vita è difficile per tutti, le esperienze traumatiche arrivano purtroppo, ma bisogna essere positivi e cercare di trarre insegnamento da quello che ci accade. La mia missione quotidiana è migliorarmi come persona e come fotografo, ogni giorno mi sveglio pensando che dovrò fare sempre di più, non mi accontento, vivo anzi, rivivo al massimo.

Con quali siti web/riviste/fotografi hai collaborato?

Molte mie foto sono state pubblicate direttamente dalla Nikon, una mia foto è stata inserita nello spot ufficiale proprio della Nikon nel 2016. Ho avuto modo di vedere i miei lavori su riviste come Molokò Magazine, Venus Gallery e Bikers Life. Sono stato intervistato e ho avuto numerose pubblicazioni  su vari siti come iGagets , Reflex Mania , Il Mattino , l’Occhio di Salerno , Fanpage, ecc.

Ami molto l’editing post produzione. Cosa ti capita più spesso di modificare in una fotografia e cosa non modificheresti mai?

Adoro la post produzione, mi permette di esprimermi oltre lo scatto e di poter creare la foto per come la immaginavo. Quello che modifico quasi sempre è lo sfondo, virando i colori. Penso che l’atmosfera parta tutta da lì, oltre che ad una buona scelta del soggetto e delle location. A questo proposito sono lo sviluppatore, insieme alla collaborazione del team di milkyway Hunters, di un plugin per Photoshop  dedicato alla post produzione della fotografia di ritratto. Abbiamo creato VENUS proprio per facilitare la lavorazione anche per chi non è molto pratico con Photoshop in quanto è davvero facile ed intuitivo come plugin. Quello che non mi piace invece modificare sono i tratti somatici delle persone: non mi piace rendere poco riconoscibili le persone che fotografo, cerco piuttosto di fotografarli dalle prospettive migliori mettendo in risalto i pregi e cercando di nascondere i difetti. Trovo esagerato spesso il lavoro di ritocco dove si va a snellire, allungare e trasformare la persona, penso che per chi posa possa essere una cosa poco carina. Un bravo fotografo vede prima degli altri i difetti di un soggetto da fotografare e fa di tutto per nasconderli o renderli quasi pregi in base al contesto.

C’è una persona che sogni di fotografare un giorno?

Sarei particolarmente onorato e felice di fotografare Cara Delevingne: trovo il suo viso straordinario e ha una spiccata espressività. Adoro i ritratti e con lei sono certo che riuscirei a dare il massimo, sognare non costa nulla. In passato mi è capitato di sognare di fotografare modelle famose nell’ambito e ci sono riuscito e si è creato anche un bellissimo rapporto di amicizia. Sbirciando i miei lavori capirete a quali modelle mi riferisco.

Sei molto attivo sui social media, quanto pensi siano importanti per la tua arte?

Oramai penso che la chiave per pubblicizzarsi e per affacciarsi al mondo siano i Social, qualche decennio fa per farsi notare bisognava ambire a comparire in TV, mentre ora un buon trampolino di lancio è proprio rappresentato dai vari social come Instagram e Facebook. Ultimamente sto trasferendo gran parte del mio lavoro esclusivamente su Instagram perché mi sta sorprendendo su vari fronti, e quindi ho deciso di dedicargli più attenzione. Chi volesse seguirmi è il benvenuto!

Al giorno d’oggi è possibile scattare delle belle fotografie anche attraverso uno smartphone. Questa mercificazione della fotografia pensi sia un danno per i professionisti del settore oppure credi che debba essere un mezzo alla portata di tutti?

Assolutamente no, anzi permette a tutti di potersi esprimere. Noi professionisti non penso dovremo temere questa “concorrenza”. Lo smartphone è un semplice mezzo, dietro le fotografie deve esserci molto di più che un semplice click. Un professionista dovrebbe avere competenze, conoscenze, sensibilità e una spiccata creatività. Ad oggi c’è un computer in ogni casa con svariati programmi per poter scrivere i propri pensieri ma questo non fa di tutti noi scrittori di libri. Il mezzo rimane un semplice mezzo se ad utilizzarlo non c’è un artista.

Cosa consigli a chi come te ha pochi mezzi ma tanta voglia di esprimersi?

Sono partito anche io così, pochi spicci in tasca ma tanta creatività per la testa. La fotocamera è solo uno strumento, contano le idee, infatti anche con una entry level si possono fare grandi cose. Diffidate dal pensiero che se non avete la fotocamera Top di gamma non potete fare belle foto, dipende solo ed esclusivamente da voi. A questo proposito ho intenzione di fare uno shooting con una Nikon D3200 e un 15-55 , praticamente il kit base per chi inizia. Voglio dimostrare che è possibile avere grandi risultati anche con una fotocamera quasi giocattolo, ho pensato questa cosa proprio poco più di un mese fa per esorcizzare il pensiero comune della necessità di attrezzature costose per avere risultati ottimali. L’attrezzatura più performante già la possediamo ma non ce ne rendiamo conto: è la nostra creatività.

Dalia Smaranda