Il regno del Big Mac è in crisi: il peggior risultato degli ultimi dieci anni

La McDonald Corporation è una delle più grandi catene di fast food al mondo. Si stima che, ogni giorno, serva 68 milioni di clienti in 119 paesi del mondo. Con sede ad Oak Brook, Illinois (USA), la società iniziò la sua attività nel 1940 come ristorante barbecue, ed era di proprietà e gestito interamente da Richard e Maurice McDonald. Il famoso marchio con la M gialla stilizzata è conosciuto in tutto il mondo, al pari della Coca Cola. Tuttavia, in questi ultimi anni la profonda crisi economia ha colpito anche uno dei più grandi colossi americani, ovvero proprio la tanto amata e odiata McDonald Corp.

Per uscire da questo pantano finanziario, Steve Easterbrook, il nuovo amministratore delegato della catena di fast-foogd, ha messo in atto negli ultimi mesi numerose iniziative per cercare di rilanciare la compagnia. Tra le nuove proposte troviamo la possibilità di creare hamburger personalizzati e l’opportunità di incrementare il numero delle postazioni Drive negli USA, oltre le colazioni giornaliere a metà prezzo ed una gamma di nuovi prodotti biologici inseriti nel menu. Tutto ciò ha lo scopo di invogliare i ristoratori ad acquistare nuovi ristoranti dalla catena, oltre al progetto di aumentare i salari presso i ristoranti di proprietà della società.

Tuttavia, tali iniziative non hanno fatto altro che aumentare il malcontento tra i proprietari statunitensi di McDonald, costretti a lottare con un forte debito accumulato negli ultimi dieci anni, che non sono stati in grado di ammortizzare a causa della contrazione delle vendite negli ultimi anni.

Non si è mai registrato negli USA un tale malcontento tra la comunità degli operatori, ormai completamente demoralizzata, frustrata e diffidente nei confronti delle scelte dell’amministrazione aziendale. Oggi i proprietari detengono quasi il 90% dei ristoranti McDonald (14,339 solo negli Stati Uniti) e 81% (ovvero 36.290) in tutto il mondo; il signor Easterbrook ha affermato che mira ad accrescere la quota di franchising globale al 90% entro il 2018.

Ma i rapporti tra proprietari e la McDonald Corp sono tesi: la compagnia controlla rigidamente gli affiliati, dal tempo di cottura delle patatine alle dichiarazioni che possono rilasciare alla stampa, per non parlare dell’aumento vertiginoso degli affitti dei locali in tutto il mondo, che al momento rappresentano un quinto delle entrate totali dell’azienda.

“Un azienda franchising di successo McDonald capisce che uno dei suoi compiti principali è quello di costruire e proteggere il proprio marchio – ha affermato il portavoce McDonald – Lo facciamo tutti i giorni bilanciando le condizioni del mercato, con gli investimenti e gli obiettivi da perseguire, le strategie di crescita a lungo termine e l’allocazione di nuove risorse”.

Staremo a vedere i nuovi sviluppi della vicenda McDonald; sicuramente siamo difronte ad una profonda depressione di uno dei marchi più conosciuto al mondo.

Claudia Ruiz