Il Magico ritorno di “Galavant”

Di Luca Tognocchi per Social Up!

Con il nuovo anno è tornata “Galavant”, una delle serie più strane dell’anno scorso, che si è resa protagonista di una vera odissea televisiva. Nasce come filler della ben più famosa “Once Upon a Time”, durante la pausa invernale, andando ad occupare lo slot della domenica sera sul network ABC. L’idea di “Galavant” era tanto semplice quanto assurda:una comedy-musical di ambientazione fiabesca basata sulla parodia di questo genere e su una continua ricerca di linguaggio meta-televisivo.

Queste caratteristiche la rendevano l’opposto della serie di cui prendeva il posto, la quale invece prende molto sul serio il tema delle fiabe a cui si ispira. Proprio questa scelta di posizionamento troppo ardita per il placido palinsesto di un network generalista come ABC non le ha permesso di avere buoni ascolti, portandone alla cancellazione dopo la prima stagione. La sua grande particolarità l’ha però trasformata in un gioiellino di rara fattura agli occhi di quel pubblico, di nicchia, che non ha alcun interesse in “Once Upon a Time” e che si sente orfano di grandi comedy simili, una su tutte “Community”. Quando arrivò la notizia della cancellazione quel manipolo di innamorati si mosse in tutte le direzioni nel tentativo di far cambiare idea ai dirigenti della rete, compiendo, nel giro di un paio di mesi, il miracolo. Ed il 3 Gennaio “Galavant” è tornata con un’ancora più assurda seconda stagione.

La trama si concentrava su un “eroe” dalle non meglio definite imprese, il quale si vede rapire di fronte agli occhi la donna amata da un Re malvagio. Si lancia alla salvezza di lei ed interrompe le nozze proprio sul momento del “vuoi sposare il Re malvagio?”. Purtroppo la sua amata si è abituata già ad un certo tenore di vita e lascia Galavant, sconcertato, da solo. Nel giro dei primi cinque minuti del pilot vengono usati i principali stilemi della fiaba e vengono anche completamente demoliti. È questo il registro su cui muove tutta la serie. Ed essendo un musical i momenti più importanti sono cantati e ballati, usando però questo strumento per sottolineare nuovamente lo straniamento dal modello originale e soprattutto per spingere sui riferimenti extra-narrativi.

Avviene per esempio che durante una canzone del tipo “devo superare questi ostacoli per salvare la mia amata” uno dei personaggi osserva che dovrà farcela per forza o la storia non può andare avanti. Nel primo episodio della seconda stagione i personaggi si riferiscono addirittura alla cancellazione dello show ed agli ascolti bassi. La quarta parete è quindi soltanto una rampa di lancio per quella che è divenuta rapidamente una cifra distintiva di “Galavant”.

Penso siano proprio questi riferimenti a permettere a questa piccola serie di distinguersi nel pantano delle comedy americane, ristagnante di trentenni al bar che tentano di replicare “How I Met Your Mother” e famiglie di ogni sorta e composizione che hanno smesso di far ridere dopo la terza stagione di “Modern Family”. Oppure dopo tutte le altre comedy sulle famiglie fatte prima. La seconda stagione ritorna con entusiasmo su questo aspetto, per esempio con citazioni di “Game of Thrones”, portando alle estreme conseguenze le sue peculiarità. Puntando sulla conferma ed il rafforzamento dell’identità della precedente stagione gli sceneggiatori giocano con il fuoco, ma a mio parere giustamente. Soltanto attraverso il completo distinguersi dalle altre serie possono sperare di far sopravvivere la loro creatura.

Ovviamente, come dice la già citata canzone, anche quest’anno gli ascolti saranno (e sono) bassi e la serie rischierà di nuovo la cancellazione, ma “Galavant” merita di essere trattata come un animale in via di estinzione, va protetta proprio perchè non ce ne sono di simili.

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redazione