All’insegna della globalizzazione: il logo “Starbucks” arriva a Milano

Il mondo è sempre più piccolo: fra poco anche gli italiani potranno bere un “frappuccino” a casa loro. Anche in Italia aprirà Starbucks e i primi ad assaggiare le sue specialità e a farsi il selfie con il bicchiere del famoso logo saranno i milanesi. Ciumbia!

Il primo Starbucks aprirà a Milano nel 2016. Finalmente anche l’Italia, il paese del caffè, potrà gustare i prodotti del marchio di Seattle. Forse non tutti lo sanno, ma l’idea della catena Starbucks ha origini tutte italiane: l’inventore del marchio Starbucks, Howard Schultz, avrebbe voluto riproporre il gusto della caffetteria italiana in giro per le strade degli Stati Uniti proprio in seguito ad un viaggio a Milano nel 1983. La movimentata New York e l’elegante Boston, nella frenesia mattutina, avrebbero potuto così gustare il caffè nell’ormai famoso bicchiere di carta bianco e verde di Starbucks mentre leggono un giornale, in metro, a piedi o al bar, tanto che la prima iniziativa commerciale era stata battezzata come “Il Giornale“!

E’ dunque assai bizzarro che l’Italia, prima ufficiale promotrice dell’idea, non abbia ancora aperto un caffè Starbucks. E’ stata dunque avviata una trattativa con l’imprenditore bergamasco Antonio Percassi, il principale fautore dell’espansione commerciale di Zara, Benetton, della lingerie Victoria’s Secret e KIKO con i manager di Seattle, sede del famoso marchio Starbucks.

Come attirare i clienti italiani? Basta il solo marchio “Starbucks” per invogliare a prendere un caffè o il famoso “frappucino”? L’imprenditore bergamasco e i managers statunitensi hanno pensato che questo assai delicato passo deve cercare di coinvolgere più persone possibili. Per raggiungere un tale traguardo, Starbucks deve essere proiettato verso il futuro, verso la globalizzazione, verso un nuovo modo di interagire con il bicchiere di carta che non si limiti al semplice selfie e al gusto di dire “Io sono stata da Starbucks!”.

No. Starbucks in Italia deve essere qualcosa di moderno, che possa attrarre. Il punto di forza dovrà risiedere nell’offerta hi-tech e digitale: l’idea avanzata dagli imprenditori è quella di situare il caffè Sturbucks in un luogo strategico della città, un luogo in cui si incontrino banchieri, uomini d’affari, avvocati e imprenditori che hanno bisogno di una buona connessione wi-fi per il loro lavoro. Si vuole, insomma, riprodurre un piccolo angolo delle metropoli statunitensi, un specchio della movimentata vita nella Grande Mela! Un’impresa difficile da realizzare anche per il centro meneghino del business.

Un’impresa simile negli Stati Uniti si è realizzata attraverso la collaborazione fra Starbucks e Google il quale è divenuto il wi-fi provider dei negozi Sturbucks: in pratica, Google offre il servizio wifi a metà della fitta rete Starbucks. Inoltre, la società ha realizzato la Starbucks digital network che offre contenuti multimediali come film e serie tv per le pause dei più giovani. Queste applicazioni tecnologiche attecchiranno anche in Italia come hanno fatto negli Stati Uniti?

Si potrà dire che nel 2016 Starbucks ritornerà a casa, nella città da cui tutto è partito. Come la prenderà Arnold Coffee, il famoso bar milanese che offre ristoro a studenti universitari e a businessmen? C’è aria di concorrenza!

Andrea Colore