Il paradossale sport del lancio del nano

Vi abbiamo già parlato delle nuove discipline che meriterebbero di entrare di diritto tra quelle olimpiche; ma ci siamo innamorati di uno sport paradossale, a prima vista: il “Lancio del nano” (in lingua originale “Dwarf Tossing”).

Lo sport, inventato nei primi anni ’80 in Australia molto probabilmente da 5 amici completamente sbronzi, consiste nell’afferrare l’amico più minuto (l’unica persona nana tra i 5) e lanciarlo in avanti cercando di stabilire un nuovo record in distanza. Molti potranno storcere il naso ma cosa c’è di sbagliato nel lanciare una persona consenziente? Se quattro omosessuali lanciassero un tizio affetto da gigantismo, o se quattro nani lanciassero un caucasico medio sarebbe forse più corretto? Cambia qualcosa? Il limite è nella vostra testolina limitata (rivolto a quelli con la testolina limitata). Oltretutto, navigando per il web e leggendo alcune interviste siamo venuti a conoscenza del fatto che i principali amanti di questo sport siano proprio i nani che vengono lanciati, poiché cosi si “sentono parte di un gruppo” e “si sentono coccolati come non mai”.

Il team che lo scaglierà in aria eviterà che possa farsi del male (ricoprendolo di protezioni supersicure) e si prenderà cura dell’alimentazione della zavorra (umana) da lanciare: oltre ad appesantirsi, e rendere più difficile il tiro, si potrebbe creare la panza, che fa attrito con l’aria per la famosa legge fisica dell’ “attrito della panza di una persona che viene lanciata in aria”.

Alcuni lo trovano divertente, altri umiliante e inumano… ma dove risiede la cocente verità del “Lancio del Nano”? Pratica da rendere illegale o da portare alle olimpiadi? Chi lo pratica dice che consente loro di uscire dalla solita routine quotidiana, altri invece sono disgustati soltanto all’idea di farsi lanciare. Dave Flood (uno dei principali personaggi a favore di questa disciplina, nonché persona nana) prende le difese della propria categoria: “una cosa è ridere CON noi, e un’altra cosa, completamente diversa è ridere DI noi”.

Detto questo ricordate che lanciare una persona senza il suo consenso (da qualunque sindrome essa sia -o non sia- affetta) è reato. Un po’ come se Johnny Knoxville senza pronunciare il leggendario “Welcome to jackass” ti lanciasse una palla da bowling sulle palle.

redazione