“Hyper Real”: la potenza dell’iperrealismo al limite della suggestione

A volte capita che il mondo dell’arte si avvicini troppo al mondo reale, al mondo che ogni giorno viviamo e contribuiamo a costruire, che salvaguardiamo e plasmiamo a nostra immagine. Quel contatto, forse troppo vicino, provocherà un risultato tra i più suggestivi che arte e realtà hanno mai concepito ed ideato: l’iperrealismo. Dando così vita ad opere assolutamente sconvolgenti ma altrettanto coinvolgenti, quasi traumatizzanti. Con la mostra “Hyper Real” alla National Gallery di Canberra, potremmo capire e interagire con tali potere conturbante.

Iperrealisti da tutto il mondo riuniscono le loro miglior opere, 30 totali,  nel tentativo di provocare in ogni visitatore quel che sarà un immancabile senso di inquietudine e punto di domanda, se ciò che vedranno sarà reale o meno. Fin dall’applicazione di capelli veri, materiali in vetro e  silicone d’eccelsa qualità, non si poté che suscitare in ogni mente e in ogni ignaro visitatore un elettrizzante effetto d’angoscia per ciò che si presentava ai loro occhi.

Ogni opere pensata, la si volle mettere a stretto contatto non tanto con la parte razionale di noi stessi, quanto con la parte più reale, vera e pura d’ognuno di noi, l’istinto. Ogni statua provocherà una grande reazione fisica, come se ognuna volesse chiedere ad ogni visitatore di trattarlo, di interagire e di salutarlo come se fossero persone reali.

Corpi a grandezza naturale, così somiglianti al reale che l’unica cosa fondamentale ma mancante è il respiro, l’unica “impercettibile” differenza tra loro e noi, tra l’iperrealismo che li contraddistingue e la realtà volubile d’ognuno di noi. Forse, in un futuro non tanto lontano, sarà questa la nuova frontiera del mondo dell’arte, avvicinarsi sempre di più, quasi in maniera viscerale alla realtà che viviamo e che molte volte ci fa sentire soli.

Jaklyn Babington, Curatrice: “Si va incontro ad una reazione ritardata, quando non siamo sicuri di quanto si sta guardando e siamo appena un po’ concentrati, anche solo per un secondo”.

Alfonso Lauria