Handy Film: quando si dice dare una mano al cinema! Intervista a Vincenzo Cosentino

Quattro anni fa, un giovane aspirante regista siciliano di nome Vincenzo Cosentino, cominciò a cercare fondi e finanziatori per realizzare il suo primo film d’esordio. Dopo però l’ennesimo rifiuto, prese una decisione. Rinunciare alla produzione del film? Ma neanche per sogno! Vincenzo si è rimboccato le maniche e ha valutato la possibilità di produrre da solo il suo film.
Ed è così che nasce “Handy”, il primo vero lungometraggio del regista e produttore siciliano, generato da Being Handy, uno dei tanti cortometraggi creati da Cosentino, alcuni dei quali premiati in vari festival americani. L’obiettivo di Vincenzo è quello di portare il film al cinema in modo indipendente e per fare questo ha lanciato una raccolta fondi sul web, riuscendo a coinvolgere non solo la gente comune, ma anche artisti del calibro di Fiorello e Morandi che l’hanno sostenuto tramite i social. Handy vanta la prestigiosa collaborazione di Franco Nero, celebre attore del cinema italiano e non solo, il quale appassionandosi fin da subito al progetto ha deciso di recitare gratuitamente nel film. Handy, come suggerisce il titolo, è una storia interamente costruita sulle mani del regista, che prendono vita come per magia.
Questa coraggiosa mano, un bel giorno decide di staccarsi dal suo legittimo proprietario, uno scrittore siciliano senza talento, per girare e scoprire il mondo, passando da semplice parte del corpo a protagonista attivo e umanizzato. Il messaggio che il lungometraggio vuole trasmettere è assolutamente positivo: ci spinge ad essere operativi, credere in noi e a non arrenderci alle prime difficoltà e soprattutto ad imparare a “porgere una mano” per aiutare chi più ne ha bisogno. Questa produzione inoltre è l’esempio lampante di come spesso il talento dei giovani cineasti italiani possa trovare maggiormente successo in America, prima che nel proprio paese.
Noi ovviamente auguriamo a Vincenzo di sbarcare presto nelle sale italiane, per far conoscere a tutti l’incredibile storia di Handy.
Com’è nata l’idea del film?
È nata dalla mia voglia di fare un qualcosa di totalmente diverso per tutti quelli che, come me, escono spesso dal cinema dicendo: “Ma basta, sempre la solita storia!”.

Personalmente mi è piaciuta molto l’idea di una mano che viaggia per il mondo. Perché hai voluto utilizzare proprio questo simbolo?
Perché tutti abbiamo le mani, è un concetto universale dove tutti possono riscontrarsi senza barriere razziali, culturali o religiose. Ognuno può rivedere in Handy la propria mano, e quindi vivere la sua storia nella storia.
Quali sono stati i vantaggi e invece le difficoltà nell’autoproduzione?
Solo svantaggi. Ho dovuto imparare a creare tutti i ruoli da solo perché non trovai chi era disposto a finanziarmi il progetto. In questi quattro lunghi anni, ho dovuto imparate a fare effetti speciali, montaggio, fotografia “semplicemente” per avere un film di 80 minuti.
Che messaggio vorresti portare agli spettatori del tuo film?
Un messaggio di speranza e di determinazione. Invito noi tutti a non mollare, nonostante le mille porte sbattute in faccia. Se il nostro “perché” è più forte di un qualsiasi “come” allora potremo raggiungere il nostro obiettivo, persino produrre un film da soli e senza una lira.
A che pubblico vorresti maggiormente rivolgerti?
Ai ribelli, agli anticonvenzionali, a chi riesce a vedere oltre.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Solitamente lavoro un mattone alla volta, prima penso a portare Handy al cinema e poi si vedrà.
Cosa consiglieresti ai giovani che, come te, vogliono approcciarsi al mondo del cinema?
Di prepararsi a prendere una dose di sberle e calci mai visti prima, però continuare a persistere e non mollare mai.
Come vedi il futuro del cinema nel nostro paese? Quale potrebbe essere secondo te la soluzione per uscire da questa sorta di crisi culturale?
Non posso rispondere a questa domanda, poiché questo ancora è il mio primo film. Non mi reputo nemmeno un regista ancora, e non vorrei rischiare di dare giudizi sulla nostra nazione che ancora non posso dare. Posso solo dire che se c’è una crisi la vedo principalmente nell’uso malato delle risorse digitali, vedi i social network. Credo che se si migliori la comunicazione ne risentirà positivamente anche l’approccio alla cultura creando un ricambio generazionale migliore. Bisognerebbe cercare di utilizzare i social network con lo scopo di creare qualcosa di buono e innovativo, piuttosto che limitarsi a produrre commenti sterili che non portano a nulla. Migliorare su questo campo migliorerà anche altri ambiti, penso.
Osservando la tua patria sicula, quale potenzialità vedi per lo sviluppo dell’arte e della cultura?
Io amo la mia terra, posso solo parlarne bene e vedo da anni un enorme potenziale ovunque e in molti soggetti. Bisogna solo sapere utilizzare bene le “proprie mani”!
In attesa di veder sbarcare Handy nelle sale italiane, seguiamo gli aggiornamenti sul film sulla pagina Facebook Handy
Per avere anche ulteriori notizie sul regista ecco la sua OfficialPage: Vincenzo Cosentino.
Alice Spoto