Guardare le nuvole oltre le sbarre: il progetto “Casa di Leda”

Troppi detenuti, meno carcere, più misure alternative: è questo in sintesi l’ennesimo richiamo al nostro paese da parte della Corte di Strasburgo, tribunale europeo che si occupa della tutela dei diritti umani. Nel corposo rapporto elaborato dall’European Committee on Crime Problems, presentato al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, c’è un paragrafo, il ventitreesimo, che mette sotto accusa l’Italia. Un’ accusa che riguarda anche un’altra grave mancanza da parte del nostro sistema, cioè quella di misure alternative per le madri che stanno scontando le loro pene nelle carceri.

Solo quest’anno, infatti, sono risultati presenti nelle carceri italiane 38 madri con 41 figli. Un numero altissimo, nonostante la legge n. 62 del 2011 ha disposto che le madri con figli al di sotto dei sei anni debbano scontare la loro pena in strutture alternative, denominate Istituti a Custodia Attenuata per detenute Madri (ICAM), luoghi colorati, privi di sbarre e progettati a misura di bambino. Dopo cinque anni dall’entrata in vigore della legge, però, solo 4 città (Torino, Milano, Venezia, Cagliari) hanno realizzato tali strutture e l’obiettivo della legge rischia di rimanere incompiuto.

Dal 7 Dicembre, però, a questa lista si aggiunge anche la città di Roma. Grazie al progetto “Casa di Leda“, infatti, un edificio confiscato alla mafia nel quartiere dell’Eur avrà una nuova vita, dove i bambini potranno vivere insieme alle loro mamme sottoposte alla misura degli arresti domiciliari. “È il primo progetto in Italia e siamo orgogliosi che sia questa Giunta a portarlo a termine, dopo un lungo percorso di dialogo con il Ministero della Giustizia, in collaborazione con il Garante dei detenuti e il Garante per l’infanzia, grazie alla Fondazione Poste Italiane che finanzia l’iniziativa“, ha dichiarato il vice sindaco Daniele Frongia.

La casa accoglierà gradualmente fino a un massimo di sei mamme coi loro figli, italiani e stranieri, per contribuire a un migliore dialogo interculturale. Le attività della casa saranno stabilite grazie a un regolamento che le ospiti dovranno rispettare e l’abitazione sarà sorvegliata notte e giorno. Al fine di un migliore sviluppo del progetto sarà creata una rete di volontari che si occuperanno del sostegno psicologico e dell’assistenza ai bambini.

Ogni anno in Italia moltissimi bambini sono costretti a vivere nel carcere dove sono detenute le proprie mamme. Come sancito da Convenzioni internazionali, e dalla stessa normativa nazionale,  riteniamo che vivere da reclusi sia contrario al superiore interesse di questi bambini.  Per questo motivo, abbiamo deciso di portare avanti il progetto”, continua il vice sindaco. Un gesto significativo da parte della giunta, che apre la strada alla creazione di altri istituti di questo tipo. Infatti, un secondo immobile nella stessa via, sempre confiscato alla mafia, sarà destinato a un altro progetto di alto valore sociale.