Portrait Of Upside Down Bat

I 15 errori naturalistici più frequenti

La vita dei naturalisti è difficile, passano la vita studiando, fra pignolerie e nervi, tutto ciò che concerne la natura e spiegando alla gente gli errori commessi nel parlare di un organismo o di un altro, o di altre tematiche inerenti alla natura.
Ebbene, quella del naturalista, non è semplice pignoleria, bensì interesse e “senso del dovere” nel sottolineare le notevoli differenze (spesso enormi, più che notevoli) fra ciò che si nomina e ciò che si intendeva realmente.

Avendo sentito e corretto, anche decine di volte, errori del genere, vi proponiamo qui i più frequenti, partendo dai grandi “classici”!

1 – Chiamare “polipo” il “polpo”: cominciamo da uno dei più famosi…uno degli errori più frequenti, se non addirittura il più sentito, tanto da essere notato anche dai “non addetti ai lavori”.

In una marea di ristoranti troverete scritte cose del tipo “insalata di polipo”, riferite a piatti contenente il polpo.
In realtà la differenza fra queste due parole è sostanziale, indicano due tipi di organismi totalmente diversi; per “polpo” si intende un mollusco cefalopode (quindi del Phylum dei Molluschi), mentre per “polipo” si intende semplicemente uno stadio vitale del Phylum degli Cnidari (a cui appartengono, per intenderci, meduse e coralli). Quindi quando un naturalista sente o legge “insalata di polipo”, immagina una strana e colorata insalata di attinie, madrepore e cerianti!

 2 – Chiamare “verme” tutto ciò che striscia: altro errore commesso da tantissima gente, inoltre abbastanza difficile da far capire.

Siamo abituati a classificare come “verme” tutto ciò che striscia o che ha una forma allungata (appunto, vermiforme), senza pensare che con questo termine, nonostante sia abbastanza generico, si intendono dei phyla di animali ben precisi; tra questi, i Platelminti, i Nemertei, i Nematodi, i Nematomorfi e gli Anellidi.
Questo ragionamento, ci porta a chiamare “vermi”, animali in realtà distantissimi da questi ultimi…tra cui, per esempio, i millepiedi o le larve di insetto (anche i bruchi sono larve di insetto, più precisamente larve di Lepidotteri); non è difficile infatti sentire o leggere frasi del tipo “formaggio coi vermi” (per intenderci, il casu marzu sardo), “la carne e il pesce coi vermi”, “la tequila col verme”, “i vermi nella frutta”.
L’ultimo esempio, che è forse quello che fa confondere di più, riguarda alcune esche utilizzate per la pesca dette bigattini o cagnotti che, a differenza di altre esche, sono larve di mosca e non vermi.

3 – Credere di mangiare le uova di ricci di mare femmine: questione complessa, una storia così radicata nelle culture popolari che risulta quasi impossibile far capire quale sia l’errore.
Come sicuramente saprete, in molte località del Sud-Italia è uso comune mangiare ricci di mare e, a detta di tutti, “si mangiano solo le femmine, perché i maschi non sono buoni”,  dove per “femmine” si intendono i ricci viola/rossicci/verdi/giallastri/marroncini, mentre per “maschi” si intendono quelli neri.
Il problema principale è che in questa credenza popolare ci sono diversi errori di fondo. Partiamo dal fatto che la specie di riccio edule è il Paracentrotus lividus (chiamato riccio ”femmina”), ovvero quello che presenta tutti quei colori citati prima, mentre la specie di riccio che non si può mangiare è Arbacia lixula (chiamato riccio “maschio”), che sarebbe quello nero. Quindi, in realtà, non stiamo parlando di due sessi diversi di uno stesso animale, bensì di due animali proprio diversi, due specie distinte e separate, come uomo e scimpanzè!
Un’altra convinzione sbagliata, che deriva dal credere fermamente di mangiare solo femmine, è quella di pensare che le strisce arancioni all’interno del riccio (insomma, “la polpa”) siano le uova, quando invece sono le gonadi, ovvero gli apparati riproduttivi.
Cosa mangiamo quindi? Maschi e femmine! Volete una prova? Provate a spaccare con un ago o uno stuzzicadenti la polpa arancione…se vedrete uscire una sostanza liquida lattescente, state mangiando un maschio, in caso contrario state mangiando una femmina!

4 – Chiamare “pesce” i frutti di mare: questa è facile. Quando si parla di “frutti di mare”, solitamente ci si riferisce a molluschi bivalvi (vongole, cozze, tartufi, telline, ostriche, fasolari), molluschi gasteropodi (murici, bombolini o lumachini di mare o altre chiocciole di mare), ricci di mare e crostacei; dal punto di vista zoologico è estremamente sbagliato chiamare “pesce” gli animali sopra citati, eppure non è per niente raro leggere frasi come “cena a base di pesce” o “menù a base di pesce”, quando magari poi di pesce non se ne vede nemmeno l’ombra.

5 – Chiamare “insetto” qualsiasi piccolo invertebrato: non tutto ciò che ha delle zampette e cammina o striscia, deve per forza essere un insetto. Gli insetti, oltre alle varie caratteristiche che li distinguono, possiedono solo sei zampe. Quindi tutti gli altri animali che a prima vista sembrerebbero insetti, ma che hanno molte zampe, sicuramente non sono insetti; è questo il caso di millepiedi, scolopendre (centopiedi), scutigere e crostacei (per esempio quelli piccoli e chiari che saltellano sulla battigia o sugli scogli).

6 – Credere che tutto ciò che sembra una pianta, sia una pianta: le alghe e le piante sono vegetali, ovvero presentano una determinata tipologia cellulare (diversa da quella animale o di altri esseri viventi) e sono organismi fotosintetici ma, pur avendo dei tratti in comune, presentano anche molte differenze ed è per questo che fanno parte di due categorie diverse. Quindi, se è verde o ha delle strutture che sembrano foglie, insomma se sembra una pianta, non è detto che lo sia!

7 – Credere che tutti i vegetali acquatici siano alghe: stesso discorso del punto precedente, ma al contrario, ovvero, se vedete un vegetale in acqua (sia dolce, sia salata), non è detto che sia un’alga. L’esempio più classico è rappresentato da Posidonia oceanica, una pianta marina molto importante con foglie nastriformi che, una volta arrivate a riva, formano degli ammassi bruni detti banquettes (banchi).

8 – Credere che i funghi siano piante: molte persone non hanno ancora capito che i funghi appartengono ad una categoria di organismi a sé stante, ovvero il regno Fungi che è totalmente staccato dal regno Animalia e dal regno Plantae. Questo cosa vuol dire? Che pur avendo alcune cose in comune con le piante, non sono minimamente imparentate con esse. Ciò che ci può trarre in inganno è sicuramente il fatto che la quasi totalità dei funghi visibili ad occhio nudo vive “radicato” nel terreno in posizione eretta e che possiede delle strutture simili a piccole radici intricate…inoltre, se proprio vogliamo essere tecnici, i funghi non sono degli organismi capaci di ricorrere alla fotosintesi clorofilliana (come le piante) e quindi si nutrono grazie ad altre strategie!

9 – Credere che i tartufi siano tuberi: lo sappiamo tutti, lo sanno anche i bambini, le patate sono tuberi e in quanto tali stanno sotto terra, ma ciò non vuol dire che tutto quello che si trova sotto terra sia un tubero. Alcuni esempi? Le carote, le rape e i ravanelli sono radici a fittone, le cipolle e l’aglio sono bulbi, lo zenzero e la curcuma sono rizomi, la manioca e la batata (patata dolce o patata americana) sono tuberi.
E i pregiati tartufi? Stanno sotto terra e presentano forme tondeggianti piuttosto irregolari e forse è in questo che potrebbero somigliare alle patate, ma in realtà, anche un occhio inesperto può capire facilmente la differenza tra un tartufo e una patata. I tartufi non sono altro che funghi ipogei (ovvero sotterranei) che fanno parte della classe degli Ascomiceti; ne esistono diverse varietà, dalle più comuni alle più prelibate, che sono molto apprezzate in cucina e, di conseguenza, risultano molto costose.

10 – Confondere pipistrelli con uccelli: a detta di molti, i pipistrelli sembrano “topi con le ali” e, nonostante questo appellativo sia piuttosto offensivo (in quanto si riferisce alla “bruttezza” di varie specie di pipistrello), non è totalmente errato. Sappiate che a noi naturalisti i pipistrelli piacciono molto o quanto meno, diciamo che è raro trovare un naturalista a cui questi animali non piacciano o a cui, addirittura, facciano impressione/schifo. Il concetto del “topo volante”, risulta non del tutto errato nel momento in cui si riflette sul fatto che molta gente creda che questi animali siano uccelli; volare o avere ali, infatti, non è una caratteristica esclusiva degli uccelli, basti pensare agli insetti.
I chirotteri, ovvero la categoria che comprende tutte le specie di pipistrello, pur essendo mammiferi (e non uccelli) hanno evoluto delle strutture simili ad ali, formate dal patagio (la membrana) e dalle ossa degli arti. Questo fa di loro l’unico ordine di mammiferi capace di compiere movimenti di volo attivo, diverso dalle planate eseguite da altri piccoli mammiferi arboricoli. Affascinante, no?

11 – Confondere rettili e anfibi: questo errore non è molto frequente però ci è capitato di sentirlo, soprattutto quando si parla di coccodrilli, alligatori, tartarughe acquatiche, serpenti marini o serpenti che vivono in ambienti umidi. Gli anfibi sono una categoria di animali strettamente legata all’acqua o ad ambienti estremamente umidi per l’intera vita (rane, raganelle, salamandre, tritoni, cecilie) o solo per il periodo riproduttivo (rospi) a causa della natura delle loro uova e della loro pelle che tendono facilmente alla disidratazione. I rettili, invece, hanno evoluto uno strato di squame cornee esterne alla pelle e una tipologia di uovo con guscio pergamenaceo che li protegge dalla disidratazione; ma nonostante questo, alcune tipologie di rettili si sono riadattate agli ambienti acquatici, come i già citati coccodrilli e le tartarughe acquatiche. Magari penserete “non è superflua questa precisazione?”, a quanto pare no perché qualche anno fa ci è capitato di sentir dire, alla conduttrice di un noto programma televisivo sulla natura,  “poi, l’anfibio si immerge…” riferendosi proprio ad un grosso coccodrillo.

12 – Confondere cetacei con pesci: anche qui ci frega il fatto di associare immediatamente strutture che conosciamo a strutture che ci somigliano nella forma o nell’utilizzo, come ad esempio le ali o le pinne nei vari gruppi animali. Uno degli errori più clamorosi è quello che vede protagonisti gli intelligentissimi cetacei: questi animali, pur essendo totalmente acquatici e avendo una morfologia simile a dei grossi pesci, sono estremamente diversi ed evolutivamente lontani da questi ultimi. Delfini, balene, capodogli e orche sono solo alcuni famosi esempi di questo folto gruppo di animali, che sono mammiferi; quindi respirano aria, hanno i polmoni, partoriscono dopo una gravidanza e allattano i propri piccoli, esattamente come noi. Quindi, non hanno nulla a che vedere coi pesci nonostante abbiano evoluto nel corso del tempo una conformazione idrodinamica del tutto simile a questi ultimi.

13 – Credere che i coralli siano piante: per coralli solitamente si intendono organismi animali individuali o coloniali che fanno parte del Phylum degli Cnidari, più precisamente della classe degli Antozoi. I coralli presentano diverse forme, molti sono arborescenti e ramificati, altri possiedono lunghi tentacoli, è forse per questo che qualcuno li considera piante o organismi affini ad esse? Non possiamo dimenticare la grossissima cantonata presa da un noto giornale scientifico che, parlando dei coralli coloniali, scriveva: “I coralli, che sono in parte piante, vivono a basse profondità perché hanno bisogno di luce per svolgere la fotosintesi clorofilliana.”. Brividi lungo la schiena.

14 – Credere che i coralli siano rocce: abbiamo già detto cosa sono i coralli, ma non abbiamo detto che, oltre alle forme slanciate e arborescenti, possono presentare anche forme tondeggianti o irregolari. Inoltre, buona parte di questi animali, possiede uno scheletro calcareo e ciò unito ad una forma tondeggiante può portare a pensare che si tratti di rocce, ma questa, ovviamente, è una bestemmia per un naturalista.

15 – Confondere l’aragosta e l’astice: questi due animali, per quanto celebri, alle volte vengono confusi da chi non ha molto a che fare col mare; sono entrambi crostacei malacostraci dell’ordine dei decapodi, ma appartengono a due sottocategorie differenti. Tralasciando i dettagli e la morfologia generale, che un naturalista dovrebbe riconoscere in un lampo, c’è un particolare che differenzia nettamente questi due animali: l’astice possiede un paio di robuste e vistosissime chele che l’aragosta, ovviamente, non ha. È così semplice! No?

Penserete che tutti questi appunti sono superflui e che si vive perfettamente anche senza sapere tutti questi dettagli, ma noi pensiamo che in ogni campo e in ogni argomento bisogna essere precisi e conoscere ciò di cui si parla; del resto non è sensato dire a un ingegnere che una porta è uguale a una finestra o dire a uno chef che una padella e una pentola sono la stessa cosa perché si somigliano!