Foula, l’isola degli eremiti: 30 abitanti al limite dell’Europa

Chi di noi, sentendo parlare dei famosi eremiti alle elementari, non si è mai chiesto come fosse la loro vita? Per l’isola Foula non si parla proprio di eremiti ma poco ci manca. In nordico antico il nome significa “isola degli uccelli”, infatti il territorio é habitat naturale di moltissime specie di volatili, nonché di foche, pecore e pony; gli abitanti più strani di questa isola sono infatti gli umani.

Sono circa 30 persone ad abitare questa brulla terra, quasi tutti discendenti di Jan Holbourn, professore di Oxford che si innamorò di questo luogo sperduto e lo acquistò nel 1900. Prima di diventare di sua proprietà l’isola era britannica, prima scozzese e se si viaggia ancora più in là nel tempo si arriva a scoprire che fu persino abitata dai vichinghi. L’isola viene anche simpaticamente chiamata Ultima Thule, termine che nell’antica cartografia si usava per indicare un luogo così remoto da poter essere considerato il confine del mondo.

Nonostante la poesia che un luogo del genere suscita c’è da tener ben presente il clima di questa isola: basti considerare che si trova più o meno alla stessa altitudine si San Pietroburgo, quindi se ci stava venendo la strana idea di trasferirvi in valigia ricordatevi di mettere guanti, cappelli, sciarpe e una decina di cappotti, dato che tra le altre cose sull’isola mancano negozi e bar.

I rifornimenti arrivano una volta a settimana tramite un ferry boat, e quando il tempo lo consente tramite un piccolo aereo. Nel piccolo villaggio sono presenti poi un piccolo ufficio postale e un unico B&B per quei rari turisti che capitano lì, presumibilmente per caso.

Nonostante il quasi totale isolamento (a volte manca persino l’elettricità, non parliamo di internet) chi vive lì lascia testimonianze di una vita felice e appagata, dedita alla cura della terra e del bestiame e piena di soddisfazioni anche se mancano tutti i beni di lusso, se così li vogliamo chiamare, in grado di dare uno sfogo o una distrazione; “la felicità è sedersi dopo una giornata e sapere di aver fatto tutto quello che potevi per la tua terra e la tua famiglia” dice Amy Ratter, pronipote del primo Holbourn.