Estinzioni di massa? Chiedilo alle montagne

Dicasi “estinzione di massa” quel sovvertimento degli ecosistemi tale da far scomparire un numero molto grande di esseri viventi dalla terra. Come si spiega tutto ciò?

LA RISPOSTA ARRIVA DAL SUDAFRICA

I ricercatori dell’Università di Johannesburg hanno dato una risposta a questa domanda a partire da considerazioni geologiche: il team ha potuto datare con esattezza una delle più grandi estinzioni di massa a partire dai resti di una catena montuosa ormai sparsa da tempo.

L’estinzione di cui stiamo parlando è la più nota fra i geologi, nota infatti con il nome di “Great Dying” (la “grande morìa”). Questa avvenne, secondo le stime fino ad ora ritenute valide, almeno 250 milioni di anni fa nel periodo Permiano (per questo “estinzione del Permiano”), l’ultimo periodo del Paleozoico, prima del Mesozoico.

Un’estinzione di massa non può di certo avvenire all’improvviso: le ragioni più accreditate sono quelle dell’attività vulcanica crescente, l’aumento dell’aridità, collisioni con meteoriti. Ma sentiamo invece cosa hanno scoperto i ricercatori di Johannesburg.

LO STUDIO SULLE MONTAGNE RIVELA LA DATAZIONE DELL’ESTINZIONE

Le montagne dal team sudafricano sono le Gondwanides. Queste sono “montagne perdute”: come abbiamo accennato, si parla di “resti” più che di vere e proprie catene montuose. Il nome deriva dalla Terra di Gondwana, il supercontinente distaccatosi dalla Pangea circa 330 milioni di anni fa. Questa prima divisione sarebbe poi andata incontro ad un ulteriore spaccatura nel Mesozoico, da cui si sarebbero originati i continenti di oggi. Dalla Gondwana si sarebbero originate Africa e Sud America.

Insomma: come ha fatto questa catena montuosa – di fatto inesistente – a darci più informazioni sulla più grande estinzione di massa della storia del mondo? La risposta sta tutta nella morfologia del territorio.

COME RISALIRE AD UNA CONFORMAZIONE PRIMORDIALE

Le Gondwanides avrebbero generato i fiumi oggi presenti in Sudafrica, avendo ripercussioni sulla flora e la fauna del Karoo, la regione arida dell’entroterra sudafricana, attualmente provvista anche di insediamenti umani. Il Karoo è una vera miniera d’oro per scoprire la storia della Terra. Gli studi hanno permesso di affermare che gli animali di quest’area hanno iniziato ad estinguersi molto prima di 250 milioni di anni fa, data presunta della Great Dying.

Un’estinzione precoce significherebbe dunque un conseguente adattamento precoce alle condizioni climatiche. A dimostrazione di ciò, sono probanti le perizie stratigrafiche e paleontologiche sul terreno che hanno mostrato delle analogie fra tutti i continenti meridionali: Antartide, Sud America e Africa.

L’effetto ottenuto dall’erosione delle Gondwanides avrebbe permesso alla crosta terrestre di sollevarsi perché oppressa dal peso minore delle montagne e far così risalire i sedimenti più antichi: per questo bisogna pensare che in realtà ciò che è stato trovato superficialmente doveva essere più antico e quindi trovarsi più a fondo. E’ quello che succede al nuotatore col trampolino: il trampolino si solleva non appena il nuotatore si tuffa. Allo stesso modo, la crosta terrestre si sarebbe sollevata riportando alla luce sedimenti più antichi a causa della “peso sempre minore” delle montagne erose. L’analisi comparata dei sedimenti, dei fossili e della ricostruzione del processo erosivo permetterebbe perciò di retrodatare l’estinzione di massa.

Tale principio è quello dell’isostasia, ovvero il ripristino di una situazione di equilibrio. Questa animazione può aiutarvi a spiegare il fenomeno.