Elisabetta II, un’icona pop da 65 anni al servizio del suo popolo

La regina Elisabetta II è un’icona pop vivente, amata dal suo popolo rispettata in tutto il mondo e dopo la serie TV di Netflix i Millennial ne hanno capito la vera portata rivoluzionaria.

Elisabetta II appare come una figura minuta, seduta sul più antico e prestigioso trono del mondo, dal 1952 con una grande padronanza del mestiere distribuita su un metro e sessantadue centimetri di altezza per 90 anni compiuti l’anno scorso, quando il suo regno è ufficialmente diventato il più lungo di tutta la storia britannica, superando il precedente record detenuto dalla regina Vittoria. Nulla di sfarzoso per i festeggiamenti, tipico del suo stile, tutto si è svolto in modo pacato; lei che da sempre ha sorretto il peso di un’eredità troppo ingombrante in giovane età.

Il merito di Netflix è stato sicuramente quello di aver reso noti avvenimenti storici che la maggior parte dei ragazzi non pensavano fossero accaduti per davvero, o di cui ignoravano proprio l’esistenza (quanti di voi sono andati a cercare il video originale dell’incoronazione? Siate sinceri). Her Majesty sembra così aver abbandonato il suo ruolo di simbolo senza significato, un po’ come Che Guevara di cui oggi rimangono più le t-shirt che la rivoluzione. La generazione che deve esprimere la propria opinione sempre e comunque sui social network, scopre una regina che non dice mai niente più del necessario e se lo dice è perché ci ha pensato molto, confrontandosi e sottoponendosi al giudizio di pilastri della storia come Winston Churchill.  Una donna che davvero bisognerebbe conoscere bene per capirne la vera essenza rivoluzionaria del suo comportamento, lei che ha sempre mostrato grazia innata e straordinaria dignità anche nei momenti più difficili del suo regno, come nel 1992, da lei definito il suo «annus horribilis», con l’incendio al Castello di Windsor, il divorzio tra la principessa Anna e Mark Phillips, la separazione tra il figlio Andrea e la moglie Sarah Ferguson, le trascrizioni delle telefonate tra Carlo e Camilla, le rivelazioni sulla storia tra Diana e il venditore di auto James Gilbey e infine l’annuncio della separazione di Carlo e Diana.

«Non avere un’opinione è contro natura. Non fare niente è il lavoro più difficile di tutti» queste parole della nonna di Lilibeth, Mary di Teck, racchiudono la vera essenza di un mestiere, quello della regina del Regno Unito, tra i più difficili; in bilico tra la sua coscienza e l’importanza della sua posizione, imbevuta di senso del dovere, Elisabetta II ha sempre anteposto l’appartenere al popolo inglese alla sua stessa famiglia. Gli attimi di imbarazzo sono traditi soltanto da piccoli battiti di palpebre e una contrazione del labbro superiore. La stessa faccia che deve aver fatto quando i Beatles nel ‘63 suonarono al cospetto della famiglia reale e John Lennon disse: «Per la nostra ultima esibizione vorremmo chiedervi una mano. Voi nei posti più economici battete le mani. I restanti, per piacere fate tintinnare i vostri gioielli».

La regina Elisabetta è una che non piange e nelle rare volte in cui lo ha fatto si è concessa una lacrima sola. Quando si è lamentata dell’ingerenza dei giornalisti negli affari privati della Royal Family, con voce soave ha detto che «lo sguardo indagatore sulla famiglia reale era da parte loro una cosa legittima, ma avrebbero potuto farlo con un po’ più di gentilezza». Non bisogna fraintendere le sue parole, il rispetto che le si deve è commisurato alla grandezza del suo ruolo.

Da perfetta inglese, la regina Elisabetta II non ha mai mostrato un gran senso dell’humour, c’è da dire che è stata capace di celare grande antipatia, ma in alcune occasioni è stata protagonista di scambi di battute e momenti ormai celebri: come quando ha fatto finta di lanciarsi da un elicottero per atterrare direttamente sugli spalti della cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici del 2012. A 65 anni di regno e più di 90 di età Sua Maestà ha davvero visto cambiare il proprio regno, i suoi sudditi e il mondo intero; momenti di grande tensione come la morte di Lady Diana e quella leggera inclinazione del capo al passaggio del feretro, mentre il mondo intero era straziato davanti alla tv per la diretta del funerale, lei ha vissuto forse uno dei passaggi più difficili del proprio regno, in bilico tra la fermezza del suo ruolo e il dolore dei propri nipoti. La “nostra” regina ha seppellito pure i Sex Pistols che sbraitavano «there’s no future« nella loro “God save the Queen”, ma qualunque sia il rimprovero che le si possa muovere Elisabetta II risponde delle sue azioni solo a dio e a nessun altro. Non sappiamo ancora per quanto tempo potremo godere dell’età elisabettiana, consapevoli che quando finirà l’età della regina, dopo verranno solo re.

Claudia Ruiz