Self portrait of the artist Eric Pickersgill and his wife Angie as they lay back to back while using thier non existant phones. The black and white portrait shows the young couple ignoring each other in bed.

Drogati di smartphone. “Removed”, le foto di Eric Pickersgill

Di Fabio Sciuto per Social Up!

Conviene ammetterlo, l’evidenza batte ogni possibile teoria difensiva. Gli smartphone sono un prolungamento della nostra testa e dei nostri arti. Certo, lo utilizziamo per comunicare, per lavorare. Ognuno ne fa l’uso più utile al momento. Li teniamo sempre in bella mostra e a portata di occhi e mano. Sono entrati nella nostra vita e sono diventati peggio della televisione. Spesso ci distraggono e ci strappano via dal momento che stiamo vivendo, anche in situazioni poco opportune. Smanettamento continuo in attesa di notizie, commenti, video. Insomma siamo sempre in attesa di qualcosa. Si fa ormai in modo istintivo, alla stregua di un disturbo ossessivo compulsivo. Forse ancora non è stato dichiarato tale ma l’uso incontrollato dello smartphone rientrerà prima o poi tra i disturbi comportamentali. Forse sembrerà follia ritenerlo un pericolo, come per tutto ciò che è usato con disinvoltura senza pensare alle debite conseguenze. Ma quante volte è capitato di trovarci a cena o davanti ad una tazza di caffè in compagnia di qualcuno e di prendere in mano il nostro piccolo marchingegno interrompendo magari una conversazione? Risposte non date, istanti di silenzio. La nostra presenza si smaterializza per focalizzare l’attenzione su tutt’altro, lasciando di sasso i nostri interlocutori e la nostra compagnia. Ci porta al limite della maleducazione. Avete mai provato a tentare di vedervi dall’esterno in quel particolare attimo? C’è chi lo ha fatto. Eric Pickersgill, fotografo sensibile a queste tematiche, ha realizzato una carrellata di istantanee legate alla dipendenza da smartphone e vita quotidiana. Il suo lavoro si chiama Removed, una serie di foto in cui ognuno di noi potrebbe rivedersi. Ma c’è un particolare: ha rimosso l’oggetto, il telefono. Gli immortalati sono uomini, donne e bambini. L’idea gli è venuta osservando una scena di ordinaria amministrazione, alcune scene comuni. L’obiettivo è stato quello di rendere l’idea dell’assurdità e della solitudine vissuta in compagnia. Creare uno spirito autocritico. Eric Pickersgill ha ammesso di essere stato ispirato osservando una famiglia seduta in un caffè. Ogni membro del nucleo era impegnato ad utilizzare il telefono, senza curarsi della presenza degli altri. Insieme ma distanti. Il risultato degli scatti è stato sorprendente: un senso di ridicolo imbarazzante.

 

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