Disabilità e povertà: le storie ignorate di milioni di italiani

Esistono storie di milioni di italiani, che nonostante i loro assordanti appelli, non sono raccontate dai media; i social network sono sempre più affollati di richieste di aiuto e sostegno per la crescente difficoltà economica. La disoccupazione, la disabilità e l’estrema povertà sono tre condizioni che insieme rischiano di diventare insostenibili. Sì, perché la disabilità costa e, quindi, può diventare causa di impoverimento.

Le motivazioni sono essenzialmente due: l’insufficienza delle pensioni e delle indennità, che puntualmente vengono minacciate dalla spending review e il bisogno costante di assistenza, che nella maggior parte dei casi è colmato dalla rete familiare, ma che comunque grava in modo pesante sull’economia domestica ad esempio rinunciare in modo totale o parziale al lavoro, per non parlare della componente psicologica. A questo dobbiamo aggiungere le spese “vive” che la disabilità comporta (corrente elettrica e gas, che costano di più quando il familiare disabile trascorre molte ore a casa; farmaci; ausili ecc.) e le difficoltà dell’inserimento lavorativo, i cui obblighi di legge restano in buona parte non applicati. Una situazione drammatica è vero, ma purtroppo è la vita quotidiana di tantissime famiglie.

Non stupisce dunque che possa esistere una stretta correlazione tra povertà e disabilità: in altre parole, il rischio di impoverimento di una famiglia aumenta quando uno dei componenti ha una disabilità. Eppure, questa correlazione non è “ufficiale”, perché la disabilità non è inclusa nel principale strumento di rilevazione della povertà in Italia: il Rapporto Istat. Il Rapporto ha lo scopo di darci una fotografia della situazione di povertà, assoluta e relativa, delle famiglie italiane, tenendo conto di alcuni fattori. Peccato che in questa fotografia dell’Italia ci siano dei grandi assenti: le persone con disabilità intellettiva e le loro famiglie; essi continuano ad essere escluse e non considerate, nelle loro specificità, in statistiche la cui importanza, soprattutto in tempi di crisi, è evidente a tutti. E ciò nonostante la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia, che impone al nostro Paese di effettuare statistiche e ricerche che permettano di attuare politiche per la concreta applicazione della Convenzione stessa. Eppure, in Italia le persone con disabilità e le loro famiglie continuano ad essere ignorate, comportando una grave violazione dei loro diritti umani ed una mancata realizzazione di adeguate politiche.


Un nuovo problema però si profila all’orizzonte, a metterci in guardia è FishFederazione italiana per il superamento dell’handicap– che chiede al governo di precisare i finanziamenti per il Piano contro la povertà previsto nella legge di stabilità attualmente in discussione, assicurando che non verranno utilizzati i fondi per pagare le provvidenze economiche legate all’invalidità. La paura della Fish è infatti che almeno una parte di quei soldi che oggi servono a pagare le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento possano essere un giorno trasferiti alle misure contro la povertà. Si tratta di circa 15 miliardi e 710 milioni di euro, che rappresenta il totale complessivo annuale delle prestazioni assistenziali erogate dall’INPS sotto la voce “invalidità”. E’ una spesa che nell’ultimo decennio è aumentata notevolmente e che frequentemente nel corso degli ultimi anni è stata da più parti indicata come una delle voci da tagliare per conseguire risparmi di spesa.

Chi come noi si occupa di disabilità – spiega il presidente Vincenzo Falabellanon può che essere sensibile ad interventi in questa direzione, ben sapendo che la stessa disabilità è uno dei primi determinanti della povertà, dell’impoverimento e dell’esclusione sociale. Da parte nostra poniamo quindi la massima attenzione a queste misure, anche se i contorni non sono ancora ben definiti“.

La campagna di controlli contro i falsi invalidi si muoveva nell’ottica del recupero di fondi da ridestinare, ma a parte questo finora tutti i tentativi di tagliare le pensioni e le indennità di accompagnamento, restringendo i criteri per ottenerle, sono falliti. La paura, appunto, è che ora ci si riprovi e si riesca nell’intento.

Claudia Ruiz