Dietro le quinte di un premio Nobel: quali sono le scoperte premiate nel 2015?

Anche quest’anno sono stati assegnati i prestigiosissimi Premi Nobel, nati nel 1901 per far seguito alle ultime volontà di Alfred Nobel e tutt’ora riconosciuti come il massimo riconoscimento per molti ambiti del sapere. Soprattutto in ambito scientifico, l’attesa dei nomi è attraversata da un’euforia paragonabile a quella della Notte degli Oscar, tuttavia, troppo poco è il risalto dato agli studi che si nascondono dietro l’onorificenza e che, come scritto dallo stesso Nobel “hanno contribuito al benessere dell’umanità”  e quindi al miglioramento della vista di ciascuno di noi.

Fisica, Chimica, Medicina o Fisiologia, Letteratura, Pace ed Economia, sebbene quest’ultimo non sia tecnicamente un “Nobel”,  questi gli ambiti premiati in memoria del geniale scienziato scandinavo, inventore della dinamite e della balistite, che ha voluto destinare il proprio intero patrimonio al sostegno del progresso in tutte le aree del sapere. Anche quest’anno nomi illustri, e forse un po’ anche attesi, sono stati chiamati a raccogliere quello che in anni di studio hanno seminato, ma se è facile scorgere ora il fiore profumato che è il premio, più difficile è conoscere dove affonda le radici.

In Fisiologia e Medicina si sono distinti William Campbell e Satoshi Omura, premiati per le loro ricerche in ambito di parassitologia, e Tu Youyou per la scoperta di un importante farmaco antimalarico. Nel dettaglio, Campbell e Omura hanno contribuito sviluppare un farmaco denominato ivermectina,  che è tuttora principe nel trattamento di due patologie da infestazione di parassassiti quali l’elefantiasi e oncocercosi, una terribile piaga per i territori più poveri in cui i villaggi si snodano lungo i corsi d’acqua, in condizioni igieniche precarie. L’oncocercosi è causata da un minuscolo nematode Onchocerca volvulus che invade l’ospite attraverso la puntura di una particolare specie di moscerino ematofago detto Simuliidae. Durante il pasto, il moscerino inietta le larve del parassino nel corpo dell’ospite e queste migrano sottopelle o attraverso i vasi linfatici sino ad incistarsi in noduli fibrosi. Quando l’infestazione si è ormai spinta troppo avanti, i parassiti possono raggiungere gli occhi causando nell’ospite una cecità progressiva.

L’elefantiasi, o filariasi linfatica, prende il nome dal terribile aspetto che assume il corpo, in particolare gli arti inferiori, del paziente. SI tratta di un’altra patologia causata dall’infestazione da parte di un parassita che tende ad annidarsi nei vasi linfatici inducendo una serie di modificazioni nel tessuto circostante, gonfiore, alterazione del circolo linfatico e ipertrofia, crescita incontrollata, dei tessuti molli sottocutanei. L’infestazione ha come veicolo la più comune zanzara, terribilmente presente nelle zone tropicali ed umide.
E la zanzara è anche uno dei principale vettori della Malaria il cui studio ha fruttato il premio alla cinese Tu Youyou. Se è vero che spesso nei rimedi della tradizione c’è un fondo di verità, possiamo dire che Youyou ha saputo cercarlo bene. È infatti riuscita ad isolare dall’ Artemisia annua il principio attivo chiamato artemisinina alla base di numerosi antimalarici. La sostanza è un potente schizonticida, ovvero è in grado di uccidere il plasmodio della malaria nel sangue durante la sua replicazione.

 

Takaaki Kajita ed Arthur B. McDonald sono invece i vincitori del Premio Nobel per la Fisica, guadagnato sul campo attraverso la scoperta del fenomeno dell’oscillazione dei neutrini che ci mostra come i neutrini, in realtà, abbiano una massa. Una scoperta sensazionale, certo, dovuta in parte al lavoro di un fisico italiano che ne teorizzò l’esistenza senza essere vissuto abbastanza per vedere confermate le proprie ipotesi: Bruno Pontecorvo. Non è la prima volta che le teorie dell’italiano, trasferitosi poi in URSS, trovano seguito in studi sperimentali.

Il trio formato da Tomas Lindahl, Paul Modrich and Aziz Sancar ha conquistato il Nobel con gli studi sul meccanismo di riparo del DNA. Come ormai noto, il DNA (o acido deossiribonucleico) rappresenta per ciascuno di noi una sorta di complesso “libretto di istruzioni” per ciascuna cellula. Esso contiene tutte le informazioni riguardo a cosa fare, quando farlo ed in che modo. Per questo motivo è fondamentale che ogni “ristampa”, o replicazione, sia sempre il più possibile fedele e che ogni errore o danno venga istantaneamente riparato e nel modo più efficiente possibile.
Lindahl, Modrich e Sancar hanno fatto luce sul processo che ci protegge ogni giorno da milioni di stimoli dannosi che ci investono dall’esterno, a partire dagli agenti inquinanti fino ad arrivare ai raggi ultravioletti.

A Svetlana Alexievich va invece il Nobel per la Letteratura. I suoi libri raccontano la dolorosa realtà degli ultimi anni dell’URSS e la sofferenza della guerra. Ha portato in tutto in mondo un punto di vista diverso sull’Europa dell’Est raccontando dall’interno vicende che al resto del mondo spesso sono rimaste nascoste. Perseguitata dal regime bielorusso, forse un po’ anche per questo, ed accusata di essere un agente della CIA, è stata costretta a lasciare il paese. Il Nobel per tanto è più di un premio, ma il riconoscimento alla sensibilità ed al lavoro che ha svolto negli anni.

Dalla Rivoluzione dei Gelsomini è sbocciato invece il fiore del Nobel della Pace, assegnato al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino per l’impegno profuso a favore della nascita di una nuova democrazia in tunisia. Nato attraverso l’incontro di quattro associazioni, l’Unione generale tunisina del lavoro, la Confederazione dell’industria del commercio e dell’artigianato, la Lega tunisina per i diritti dell’uomo e l’Ordine nazionale degli avvocati di Tunisia, il Quartetto ha operato a partire dal 2011 per favorire il dialogo tra le varie parti politiche. Grazie a questo duro lavoro di mediazione, è nata la nuova Costituzione Tunisina nel Gennaio 2014 e, nonostante i lunghi periodi di violenza e tensione, la Tunisia è ad ora l’unico Paese di quelli che hanno preso parte alla cosiddetta “Primavera Araba” ad aver visto nascere un vero e proprio stato democratico.

Ultimo, ma non meno importante, il Premio per le Scienze Economiche in memoria di Alfred Nobel. Non si tratta esattamente di un “Premio Nobel”, in quanto non tra quelli istituiti dallo stesso Alfred in punto di morte, ma è un riconoscimento assegnato in sua memoria dalla Banca di Svezia. Quest’anno è stato conquistato dallo scozzese Angus Deaton famoso per i suoi studi su povertà, consumi e welfare. Tra le scoperte più rilevanti, il “modello di domanda quasi ideale” che mette in relazione la domanda di un dato bene con il prezzo di tutti i beni ed il reddito dei singoli individui, un modello utilizzato ancora oggi in numerosi studi economici. Tuttavia, l’intuizione che forse è più importante di tutte tra le numerose firmate Mr. Deaton è stata quella che l’ha condotto a dimostrare rigorosamente come i poveri amministrino le proprie finanze in maniera del tutto differente dagli altri.

Non resta che attendere la cerimonia ufficiale di consegna che, come da tradizione, si terrà tra Stoccolma e Oslo il 10 Dicembre, in occasione dell’anniversario della morte del fondatore. Un occasione per omaggiarne il talento e la lungimiranza nella speranza che il suo esempio e quello di tutti coloro che hanno meritato un’onorificenza così importante sappiano ispirare le nuove generazioni nella ricerca di un progresso che non sia solo mero profitto, ma ricerca di un benessere che sia finalmente di tutti.

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Silvia D'Amico