Data Privacy Day: tra nuove esigenze e vecchie questioni

Accrescere la consapevolezza sui diritti alla protezione dei dati personali e alla riservatezza: è questo l’obiettivo principale della giornata mondiale della privacy che si terrà il giorno 28 gennaio. L’iniziativa, inaugurata a partire dal 2007, è promossa dal Consiglio d’Europa con il sostegno della Commissione europea e di tutte le autorità garanti per la protezione dei dati personali.

In un mondo in cui tutto ruota attorno al denaro, dio di una società sempre più consumista, appare quasi sciocco preoccuparsi di interessi che in confronto appaiono labili ed intangibili. Quello della tutela e della riservatezza dei dati personali è un aspetto che fa tutto altro che prescindere dalla nostra portata. Il diritto alla riservatezza concerne una delle richieste di protezione più importanti emerse nella società contemporanea. La stessa carta costituzionale ne tiene conto seppur non esplicitamente, trattasi di uno di quei valori da considerarsi alla stregua della lettura dell’art.2 inerente i diritti inviolabili dell’uomo. Il diritto alla privacy è costantemente minacciato dallo sviluppo di nuove tecnologie e mezzi di comunicazione: pensiamo alle telecamere poste in luoghi pubblici, alle banche dati che raccolgono le più diverse informazioni su ogni individuo e, non da ultimo, alla costante diffusione dell’utilizzo di Internet e dei vari social network. Il rischio è quello di ridurci a poco più che oggetti alla stregua di un processo di cui il più delle volte siamo inconsapevoli.

Non a caso si è parlato più volte di autodeterminazione informativa, vale a dire di diritto al controllo sulla circolazione di informazioni personali, sul trattamento dei propri dati, di aver accesso agli stessi, perfino di correggerli o di chiederne la cancellazione. Tra quelli considerati meritevoli di particolare attenzione, emergono soprattutto i dati sensibili, capaci di rivelare l’origine razziale o etnica, convinzioni religiose o politiche, lo stato di salute, abitudini sessuali e così via.

Particolarmente delicata risulta però la questione relativa al limiti inerenti il diritto alla riservatezza. In che termini si dispiega il diritto alla libera manifestazione del pensiero o il diritto all’informazione? E soprattutto quanto questo incide all’interno delle nostre società democratiche? Privacy e sicurezza sono davvero in contrasto quando si tratta di combattere il terrorismo e la criminalità informatica? Non c’è mai stato periodo più indicato di questo per soffermarsi a riflettere sull’importanza della sicurezza in occasione della ricorrenza come quella del Data Privacy Day. Certo è che il concetto di riservatezza è destinato ad allargare i propri orizzonti, più se ne rivendica l’importanza e più emergono scenari volti ad evocare il clima orwelliano alla “Grande Fratello” globale.

Erminia Lorito