La bestia che nel ‘700 ha terrorizzato Milano

La Biblioteca Nazionale Braidense è situata a Brera, il rinomato quartiere milanese per la moda e l’arte, e raccoglie numerosi manoscritti di cui i mediocri lettori, voraci di romanzi rosa letti sul treno o dei romanzi spazzatura che si piegano volutamente alle leggi del mercato, ignorano l’esistenza. Succede anche per tutte le altre famose Biblioteche che agli occhi dei più appaiono ammuffite, dai libri incartapecoriti, ma in realtà celano misteri molto accattivanti.

E’ il caso di un piccolo opuscolo di circa 60 pagine raccolto nella Braidense, dal linguaggio sibillino e che dà adito a numerose interpretazioni sull’esistenza di un essere animato, che assomiglia a creature reali, ma che ne è molto dissimile, il cui nome è sconosciuto per l’orribile creatura che era. Il titolo di questo libretto recita “Giornale circostanziato di quanto ha fatto la Bestia feroce nell’Alto Milanese dai primi di Luglio dell’anno 1792 sino al giorno 18 settembre p.p.“. Nessuno conosceva fino ad ora questa cronaca dimenticata da tutti: chi era questa bestia di cui tanto si parla in questo libro?

L’italiano del libro non è attuale, perciò qui sono riprodotti solo alcuni stralci, fra la parafrasi che lo rende comprensibile ai più.

La storia incomincia il 4 Luglio del 1792 e in una breve introduzioni dalle sinistre sfumature, l’autore mette in luce l’orribile figura della Bestia che ha consumato atroci delitti nell’Alto Milanese. L’autore inoltre avverte il lettore che il suo giornale verrà pubblicato in seguito alla cattura della Bestia. L’autore, consapevole che la Bestia è stata catturata il giorno 20 Agosto, decise così di pubblicare il suo scritto, ma strane voci girano per il Milanese in merito alla mancata cattura della Bestia feroce, insinuando il dubbio che forse sia ancora in giro a far razzie… Inizia così la cronaca delle vicende legate alla misteriosa creatura: il dramma che ha dilaniato l’alto milanese nel ‘700.

5 Luglio

La prima vittima documentata fu Giuseppe Antonio Gaudenzio di Cusago, a circa sei miglia (circa 13 km) da Milano. Stando all’anonimo, il fanciullo aveva perso la vacca al pascolo, l’unica ricchezza della sua famiglia. Al tramonto del Sole, dopo varie e vane ricerche, il giovane Giuseppe tornò a casa, ma il padre pretese a tutti i costi che il figlio ritrovasse la mucca e per questo venne rispedito nella selva a cercare l’animale.

“Che gli avvenisse, non si sa. Più non si rivide da parenti alla sera, nè alla notte.”

Il padre, colpito dal rimorso, corse nel bosco a cercare il figlio, ma vi trovò la vacca che bellamente pascolava. Del figlio, invece, nemmeno l’ombra… Il padre, disperato, continuò a cercarlo a lungo finché non trovò nel bosco brandelli di carne e di vestiti. Solo allora capì: solo allora capì che quello era il corpo del suo figliolo. Era fatto ben strano che un lupo avesse potuto divorare Giuseppe, ma non sapeva come spiegarselo l’accorato padre, a cui piacque pensare che lo sventurato figlio fu divorato dormiente da un lupo.

“Forse così avvenne; ma quello, che si seppe poi della Bestia feroce, indusse ad accusarne lei piuttosto, che i lupi.”

8 Luglio

L’anonimo registrò che del fattaccio del povero Giuseppe non se ne ebbe notizia fino al giorno 9 Luglio in cui venne resa nota un’altra tragedia simile consumata dalle parti di Limbiate, oggi a circa 26 km da Milano nei pressi del torrente Seveso, ” sopra la quale sta una pianura per gran parte incolta, detta la Grovana” (oggi ovviamente il riferimento è evidente al Parco delle Groane!).

La dinamica dell’incidente fu pressoché la medesima: un gruppo di giovani ragazzi, maschietti e femminucce, stava facendo pascolare il bestiame quando una brutta bestia, forse un cane dalla forma strana, comparì loro davanti. I giovani atterriti riuscirono a salire sulle cime degli alberi e gridarono come forsennati aiuto. Non potendo raggiungere le sue prede, la Bestia fuggì e i fanciulli poterono scendere dai rami e correre dai contadini per avvertirli del pericolo. Ma la Bestia fu astuta: sopravanzò dai cespugli in cui si era nascosta e si può ben immaginare quanto il soccorso dei contadini fu utile…

“La Bestia l’ afferra, e presolo pel collo se lo strascina nel bosco.”

Era forse ancora un lupo? No. I ragazzi superstiti cercarono di descriverlo: la testa era grossa e il muso lungo, i denti erano grossi, il pelo era scuro, aveva il dorso maculato e peli chiari sul ventre, la coda era folta e riccia, le orecchie erano diritte, alte. Forse fu una iena, un animale che fu portato a Milano da Bartolomeo Cappellini che aveva esposto al pubblico per soddisfare la curiosità generale fra l’inverno e il Marzo scorsi. Crebbe perciò il sospetto che le gabbie in cui erano rinchiuse due di quelle due belve fossero state danneggiate e la bestia riuscì dunque a fuggire. A comprovare questa teoria fu il fatto che messer Cappellini viveva a Cremona con una sola iena. Cappellini venne accusato, nonostante si difese con la morte della seconda fiera. Sta di fatto che il volere popolare ebbe il sopravvento: Bartolomeo dovette fuggire da Milano, accusato di aver lasciato in libertà una pericolosa iena.

Insieme alla paura, nacque nei popolani anche l’interesse di conoscere la creatura con cui avevano a che fare.

“La prima stampa, che sen vide fu un inesatto ragguaglio dell’ uccisione fatta di questo fanciullo: Eccone la figura.”

 

Il giorno 11, a Corbetta, oggi a 30 km da Milano, fu divorata Giuseppa Suracchi di soli sei anni, al calare del Sole mentre con la sorella maggiore curava delle bestie da pascolo. Le sorelle si trovarono davanti alla Bestia, un grosso cane come era stato precedentemente descritto. Subito si fiondò sulla più giovane, lasciando atterrita la maggiore.

“L’ afferra pe’ panni sul fianco, e strascinandola, malgrado le alte sgrida sue e della sorella la porta sull’alta riva entro la siepe.”

Dopo la tragedia, crebbe sempre di più la paura che una iena ferocissima si aggirasse in Lombardia. Nel Settecento, si credeva che atteggiamenti abituali della iena erano l’assalto al collo e l’emofagia, del tutto compatibili con lo stato del cadavere della ragazzina.

Tanta era la soggezione dei popolani che vedevano Bestie feroci ovunque, incappando anche in parecchi equivochi come ricorda l’autore anonimo del giornale:

“Ecco schioppi, forconi, vanghe, picche: si corre al campo, e si trova… che? una capra che aveva peloso il mento più delle altre.”

Molte furono le storie dal lieto fine per i fraintendimenti degli stolti popolani ma molti animali vennero brutalmente divorati. Più volte i cittadini si sono sforzati di uccidere questa Bestia feroce, ma tutti i tentativi furono dei veri e propri buchi nell’acqua…

“L’agilità, e la sveltezza dell’animale congiunta alla sua malizia, hanno così più volte deluse le speranze di chi credea colla sua morte acquistar ricchezza, e gloria.”

Quando i cittadini si armavano per uccidere la Bestia, tremavano loro le mani così tanto che il colpo arrivava a colpire il terreno o i rami degli alberi. L’anonimo si dilunga molto sugli atteggiamenti timorosi dei cacciatori che fuggono sempre davanti alla bestia che si mostra molto agile nella fuga. Lupo o iena? Questo non lo seppero mai i lombardi del Settecento. Le zone colpite furono quelle della Brianza e del Milanese: Limbiate, Cusago, Cesano Maderno, Desio, Saronno e altre conosciute località ai polentùn.

La Bestia è diventata un mito, avvolto da un alone di mistero che permette alla Bestia di trovarsi quasi contemporaneamente in più luoghi, di apparire in forma di donzella nelle zone boschive e di essere considerato addirittura uno spirito infernale. Forse un licantropo, chi può dirlo?

AVVISO

L’anonimo scrittore a questo punto certificò che la notizia della presenza di una Bestia feroce giunse addirittura alla Conferenza Governativa, che indisse una caccia ben retribuita a chi fosse riuscito a catturare l’animale…

Milano, lì 14 Luglio 1792

La caccia prese il via e vennero addirittura mossi gli uomini d’armi, ma la Bestia, spaventata dalle fanfare militari, dai fischi e dai rumori della folla, spaventata, si sarebbe rintanata in altra zona, così attestò l’anonimo scrittore.

“Frattanto però la Bestia vivea tuttavia, e se non divorava fanciulli, or in uno, or in altro distretto atterria gli abitanti, di maniera, che i fanciulli e le donne più non voleano andare alla guardia del bestiame e ai lavori campestri.”

AVVISO

Vennero poste sentinelle, incentivato il premio e mosse sempre più folle per catturare la Bestia. La vincita faceva gola a tutti tanto che presero parte alla caccia anche le famiglie più importanti del Milanese: i Borromeo, i Castiglioni, i Crivelli,…

Milano, lì 24 Luglio 1792

L’anonimo si soffermò sulle personalità coinvolte nella caccia, attraverso un lungo excursus sugli incentivi delle famiglie e sulle sorti della povera bestia che probabilmente, nel migliore dei casi, sarebbe stata esposta in qualche museo. Ma gli assalti ai fanciulli non sono affatto terminati: nei pressi di Asiano, Domenico Cattaneo, 13 anni, fu l’altra vittima designata dalla Bestia feroce.

“L’ afferrò per la gola, e via sel portò nel vicin bosco. […] Livido n’ era, e sommamente gonfio il volto; ma mancante del naso: mangiato n’ era il petto, e quanto restava esposto alla voracità della Fiera di quel corpo supino: le braccia, le gambe, e gli intestini separati dal corpo erano rimasti come un rifiuto; ma il fegato era stato mangiato in parte.”

Beast-AttaqueLa descrizione fatta dai compagni del piccolo Domenico della Bestia era la solita, confermata anche da altri testimoni che l’avevano vista giorni addietro. Lasciate le zone casoratesi, la Bestia si diresse a Nord, verso Arluno per compiere un’ulteriore strage: Giovanna, di 10 anni, viene trovata anche lei con la gola sbranata fino alle vertebre e pregna del suo sangue. A questo punto, il Governo si convinse che il disagio arrecato alla popolazione era davvero di grosse proporzioni: perciò, l’incentivo per il miglior cacciatore si alzò fino a 50 zecchini!

La storia continua: questo è un sunto delle vicende misteriose che si svilupparono nel Milanese del ‘700. E’ altresì curioso come all’incirca nello stesso periodo la cosiddetta Bestia del Gévaudan abbia compiuto razzie di persone nella Francia centro meridionale. Forse che sia la stessa cretura di cui parla l’anonimo scrittore del giornale della Biblioteca Braidense?

Per il lettore curioso di misteri irrisolti, “101 storie di Milano che non ti hanno mai raccontato” è il libro adatto che affronta anche l’argomento della misteriosa iena del Milanese.

Se pensate che l’Illuminismo fosse pura luce ragionativa, che Parini e Beccaria avessero capito tutto del mondo e che Verri sia riuscito a dire tutto con il suo famoso periodico, vi sbagliate di grosso…

 Ti è piaciuto questo articolo? Metti mi piace a Social Up!